Si parte: domattina, oltre mezzo milione di studenti, subito dopo l’apertura del plico telematico, sarà impegnato nella prima prova scritta del nuovo esame di maturità. Giovedì si replica, con la seconda ed ultima prova scritta. Poi, a seconda del calendario, si svolgerà l’orale. Sarà una maturità diversa dalle precedenti. I cui connotati ancora non sono stati esplicitati con chiarezza. Tutto è nato con la riforma della maturità imposta con la Legge 107/2015 e il successivo decreto legislativo n. 62/2017, che hanno portato una serie di novità importanti. Poi, sono arrivati i cambiamenti in corso d’anno voluti dall’attuale ministro dell’Istruzione Marco Bussetti: le rassicurazioni degli ultimi giorni non hanno cancellato i timori da parte dei maturandi e i dubbi del corpo docente impegnato nelle commissioni, chiamato ad organizzare tre prove, con giudizi, sulla scorta di norme calate dall’altro all’ultimo momento.
Marcello Pacifico (Anief): In assoluto, è stato troppo ridotto il tempo per fare proprie le novità legislative e regolamentari introdotte durante l’anno scolastico. Ad esempio, per le Commissioni d’esame non sarà facile gestire la portata delle novità imposte, con rischi evidenti di incorrere in richieste di esposizioni, nel corso dell’orale, troppo diversificate e, soprattutto, di valutazioni non oggettive, perché sebbene siano state veicolate da tabelle nazionali rischiano ora di produrre risultati finali discriminanti.
COME CAMBIA L’ESAME
Prima di tutto, gli studenti, i cui destini dipenderanno dai giudizi espressi dai componenti delle 13.161 commissioni d’Esame, operanti su 26.188 classi complessive, non dovranno cimentarsi con la terza prova. Inoltre, da alcuni mesi è stata ufficializzata la decisione del Miur di cancellare la traccia di storia nella prima prova scritta. Mentre dovranno vedersela con una seconda prova allargata a più discipline. Anche il colloquio diventa più trasversale, ma anche legato in qualche modo alla sorte, visto che gli spunti per la prima parte dell’interrogazione proverranno da tre buste contenenti gli argomenti. Cambia faccia anche il sistema dei crediti: fino a 40 punti (12 al terzo anno, 13 al quarto e 15 al quinto) si possono assegnare attraverso gli esiti del triennio finale: poi ci sono 20 punti al massimo per ognuna delle tre prove.
GLI AMMESSI ALLE PROVE
Nelle ultime ore, il Miur ha diramato i numeri degli ammessi alle prove: sono 501.013, il 96,3 per cento degli studenti dell’ultimo anno delle superiori. Rispetto allo scorso anno le ammissioni sono aumentate dell’0,2%. Dalle prime rilevazioni del Ministero dell’Istruzione risultano anche le solite differenze regionali: in Sardegna, ad esempio, la media degli ammessi si attesta al 91,7%, mentre ci sono altre regioni dove i partecipanti delle classi terminali agli Esami di Stato si colloca attorno al 97% e anche oltre.
I PROBLEMI IRRISOLTI
Per quanto riguarda le novità introdotte, l’Anief continua a raccogliere forti dubbi non solo dagli studenti maturandi, molti dei quali si sentono delle “cavie”, ma anche da parte del corpo insegnante: i docenti si sono avvicinati, infatti, alle nuove modalità, frutto della Legge 107/2015 con importanti modifiche adottate nel corso del corrente anno scolastico, attraverso delle Circolari ministeriali, molte delle quali orientative, che non hanno di certo brillato per chiarezza, generando ulteriori incertezze e alimentando dubbi interpretativi.
L’apice del disorientamento si è toccato nella gestione del colloquio finale che gli studenti dovranno tenere dopo le due prove scritte: si è passati dall’esposizione di mappe concettuali, tesine ed elaborati precostituiti, all’avvio del colloquio sulla base di argomenti a sorpresa, contenuti all’interno di tre buste predefiniti delle Commissioni, i cui modi di gestione – attraverso l’analisi di nodi concettuali interdisciplinari - sono stati annunciati dal ministro dell’Istruzione solo pochi giorni fa. Si tratta di un passaggio non di poco conto, che mette il maturando in evidente difficoltà rispetto al passato. È un processo, quello del ridimensionamento dello studio della Storia nella scuola secondaria, che parte da lontano: l’ultima riforma degli istituti superiori aveva stabilito, dall’anno scolastico in corso, il dimezzamento delle ore settimanali della disciplina. La Storia, così, da ‘maestra di vita’ è stata collocata a materia di contorno.
IL COMMENTO DEL PRESIDENTE ANIEF
Un processo che ha trovato conferma nella composizione delle nuove prove scritte della nuova maturità. “Nel caso della prima verifica scritta - spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e ricercatore universitario di Storia – non si comprende la volontà di collocare lo studio della Storia a mera comparsa: facendole perderle l’esclusività argomentativa ed inglobandola all’interno di altri macro-argomenti, si ridimensiona una delle discipline più importanti per la formazione dell’individuo”.
“Dire che è stato il passato Governo a produrre questo obbrobrio sulla Storia, come ha fatto l’attuale esecutivo, non è sufficiente, perché – continua il sindacalista autonomo - come si sono apportate importanti modifiche all’impianto normativo del nuovo Esame di Stato, in particolare al decreto legislativo n. 62 del 13 aprile 2017, si poteva fare anche con la sparizione della tipologie dell’esame storico. Tra l’altro, è una contraddizione clamorosa quella di puntare sulla Cittadinanza e costituzione, come argomento ritenuto giustamente rilevante, e sminuire la portata della Storia, che è alla base delle norme e delle regole che disciplinano il nostro ordinamento partendo proprio dalla dimensione storica nazionale ed europea”.
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