Anief-Cisal chiede al Governo, prima ancora che all’Inps, di porre le condizioni legislative per rimettere mano alla ultime riforme restrittive e penalizzanti: nel 2030 si potrà accedere alla pensione di vecchiaia solo oltre i 68 anni; dal 2050, i neo-assunti potranno andare in pensione dopo 70 anni o 46 anni e mezzo di contributi. Mentre per accedere all’assegno di quiescenza anticipato bisognerà contare su 44 anni di contributi versati. E tutto accade, mentre in Germania si continua comunque ad andare in pensione dopo 27 anni di contributi.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): urge approvare un patto generazionale che eviti di assegnare ai giovani lavoratori un assegno di quiescenza pari al 40% dell’ultimo stipendio. Non è più accettabile che la nostra classe politica si dimostri abile e celere nel tagliare gli assegni di quiescenza dei cittadini, mentre continui a rimanere restia a ridurre i propri derivanti da leggi anacronistiche. E nemmeno bastano le buone intenzioni di Boeri: la questione va rivista in modo sistematico: bisogna finirla con il destinare i fondi pensionistici alla cassa integrazione in deroga, assegnata quasi sempre a lavoratori privati.
“Va bene tagliare i vitalizi ai politici, ma non è di certo questa la soluzione per risolvere il gravoso problema delle pensioni in Italia”: lo dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief esegretario confederale Cisal, commentando la proposta dell'Istituto della previdenza, pubblicata in queste ore sul suo sito Inps, che ha rese pubbliche le proposte consegnate al Governo nel giugno 2015, che tra i punti principali prevede il prelievo forzato da 250.000 pensioni d'oro e più di 4.000 percettori di vitalizi.
"Ci sono costi limitati – scrive l’Inps - a carico di circa 230.000 famiglie ad alto reddito (appartenenti perlopiù al 10% della popolazione con redditi più alti), che si vedono ridurre trasferimenti assistenziali loro destinati in virtù di una cattiva selettività degli strumenti esistenti. Tra i potenziali perdenti - sottolinea l'Inps - anche circa 250.000 percettori di pensioni elevate, legate in gran parte all'appartenenza a gestioni speciali, e non giustificate dai contributi versati durante l'intero arco della vita lavorativa, oltre che più di 4.000 percettori di vitalizi per cariche elettive. Infine, i lavoratori con lunghe anzianità contributive (ma che hanno iniziato a lavorare dopo il compimento del diciottesimo anno d'età) che decidessero di accedere a pensioni anticipate, si vedrebbero applicare una riduzione di queste prestazioni che può arrivare fino al 10%".
Il sindacato reputa questa proposta, seppure parzialmente condivisibile, non di certo risolutiva per risollevare le condizioni pensionistiche sempre più penalizzanti cui sono destinati i lavoratori italiani. Secondo Marcello Pacifico, presidente ANIEF e segretario confederale CISAL, “urge piuttosto approvare un patto generazionale che salvi i nostri cittadini lavoratori più giovani dalla beffa previdenziale cui sono destinati dopo 43 anni di contributi versati: per loro, ha calcolato il nostro ufficio legale, si prevedono un assegno pensionistico medio vicino all’attuale pensione sociale, proprio derivanti dal nuovo sistema di calcolo contributivo. Ma se l’Italia è e rimane una Repubblica fondata sul lavoro, questo trattamento non è ammissibile”.
“Siamo giunti al punto che – continua Pacifico – si stanno stravolgendo i paramenti sociali e culturali di un Paese: sino ad oggi si è andati a lavorare anche per garantirsi una pensione dignitosa e una vecchia, almeno economicamente, priva di stenti. D’ora in poi, invece, si lavorerà una vita per assicurarsi quello che praticamente lo Stato assegna anche ad un disoccupato. Si tratta, però, oltre che di un oltraggio morale, anche e soprattutto di una truffa: perché così facendo si lede il principio della parità retributiva, essendo la pensione non altro che una retribuzione differita. Che non può essere pari a quella di chi non ha mai percepito assegni previdenziali”.
Il sindacato, pertanto, chiede al Governo, prima ancora che all’Inps, di porre le condizioni legislative perché non si realizzi questo modello, figlio di riforme sempre più restrittive e penalizzanti. Basta dire che nell’ultimo quinquennio le riforme sulla quiescenza, per via dell’aspettativa di vita, hanno allungato di dieci anni l'età pensionabile: tra 15 anni, nel 2030, si potrà accedere alla pensione di vecchiaia solo oltre i 68 anni; dal 2050, i neo-assunti potranno andare in pensione dopo 70 anni o 46 anni e mezzo di contributi. Mentre per accedere all’assegno di quiescenza anticipato bisognerà contare su 44 anni di contributi versati. E tutto accade, mentre in Germania si continua comunque ad andare in pensione dopo 27 anni di contributi.
“Di sicuro – continua Pacifico – la condizione delle casse dell’Inps non può giustificare un gap così grande rispetto al passato. Certamente, se proprio si deve andare a tagliare, allora si inizi dagli assegni pensionistici di quei politici che a fronte di pochi anni, a volte giorni, di mandato parlamentare percepiscono vitalizi altisonanti. Non è più accettabile che la nostra classe politica si dimostri abile e celere nel tagliare gli assegni dei cittadini lavoratori, mentre continui a rimanere restia a ridurre i propri, derivanti da leggi anacronistiche che non ha più alcun senso mantenere in vita nel 2015”.
Già oggi, tra l’altro, la spirale al ribasso sta producendo risultati tangibili: in Italia, il potere pensionistico in 15 anni è diminuito del 33%, tanto che in questo momento per più di quattro pensionati su dieci l'assegno non arriva neppure a mille euro al mese”, oltre la metà (il 52%) delle donne. E appena l’Inps renderà accessibile il “simulatore” delle posizioni individuali, avviato lo scoro maggio solo per i dipendenti privati, con proiezioni anche a 30-40 anni, ci si renderà conto ancora di più della pochezza delle pensioni future.
“Non si può quindi pensare - dice ancora il sindacalista Anief-Cisal - di cambiare un sistema pensionistico così ingiusto con delle proposte unidirezionali o attraverso dei buoni intenti, come quelli espressi in questi giorni dal presidente dell'Inps, Tito Boeri: la questione della previdenza va rivista in modo sistematico”.
“Come sindacato, possiamo quindi consigliare di cominciare a fare in modo che lo Stato non paghi ai suoi dipendenti soltanto contributi figurativi, come avviene oggi, obbligandoli nel contempo a trattiene una quota nelle buste paga per corrispondergli pensioni da fame. In parallelo, occorre eliminare dal bilancio Inps tutto lo stato sociale, che pesa tantissimo, per oltre due terzi dalle uscite dell’ente nazionale di previdenza. Non è possibile, ad esempio, che i fondi Inps vengano assorbiti in larga parte dalla cassa integrazione in deroga, destinata peraltro in netta prevalenza a lavoratori privati. Con i dipendenti pubblici, il cui contratto è fermo da sei anni e sotto l’inflazione di 4 punti percentuali, destinati – conclude Pacifico - a sovvenzionare un sistema destinato al default”.
Per approfondimenti:
La tabella elaborata dall’Ufficio Studi Anief sul danno economico prodotto ai pensionati a seguito della decisione presa dal CdM il 18 maggio di attuare solo lo spirito della sentenza della Consulta 70/2015.
Esempio di fascia |
Assegno percepito * |
Assegno spettante * |
Arretrati spettanti * 2012/14 |
Una Tantum Decreto |
Differenza a credito |
Anno 2015 |
Totali arretrati spettanti |
Aumento spettante anno 2016 |
Aumento concesso anno 2016 |
Differenza spettante mensile |
Differenza annuale a regime |
1 |
1.700 |
1.821 |
2.439 |
754 |
1.685 |
1.274 |
2.959 |
98 |
15 |
83 |
1.079 |
2 |
2.200 |
2.347 |
2.584 |
464 |
2.120 |
1.612 |
3.732 |
124 |
8 |
116 |
1.508 |
3 |
2.700 |
2.865 |
3.068 |
278 |
2.790 |
1.898 |
4.688 |
146 |
5 |
141 |
1.833 |
4 |
3.000 |
3.176 |
3.333 |
0 |
3.333 |
2.054 |
5.387 |
158 |
0 |
158 |
2.054 |
*Fonte: Corriere della Sera, 19 maggio 2015, p. 3
Trattamenti pensionistici e beneficiari: un'analisi di genere - ISTAT
Pensioni, potere d'acquisto in caduta libera (‘Corriere della Sera’ del 16 febbraio 2013)
Istat, al 41% dei pensionati meno di mille euro al mese (‘La Repubblica’ del 5 dicembre 2014)
Pensioni, ecco che cosa cambierà (‘Corriere della Sera’ del 7 dicembre 2014)
Pensioni: il Governo promette soluzioni per Quota 96, ma nell’attesa siamo arrivati a Quota 103
Riforma pensioni: pensionamento a 62 anni con 35 anni di contributi (‘Orizzonte Scuola’ del 19 marzo 2015)
Riforma Pensioni, Poletti svela le due proposte allo studio del Governo (‘Pensioni Oggi’ del 15 maggio 2015)
Non per cassa, ma per equità (documento Inps presentato al Governo)