Ma continueranno a percepire lo stipendio da precari se non ricorreranno in tribunale. Quasi una cattedra su due sarà assegnata a sorte nella fase B residuale a uno dei 71 mila aspiranti che hanno presentato domanda, al netto dei ricorrenti abilitati esclusi dal piano che hanno seguito le indicazioni del sindacato, sperando che s'incontri la domanda con l'offerta (le abilitazioni dichiarate con le delibere del collegio). Sono 60 mila, quasi la metà abilitati nell'infanzia, i precari che rimarranno nelle Gae in attesa di una delle 90 mila supplenze al 30 giugno in palio che, però, l'anno scorso sono state assegnate per lo più ai docenti abilitati inseriti nelle graduatorie d'istituto.
Questi sono i dati reali che porteremo in Europa e smentiscono clamorosamente il Governo italiano. Anzi, aumentano le condizioni precarie di migliaia di supplenti che, se prima avrebbero lavorato vicino agli affetti familiari dopo anni di precariato lontani da casa, ora si vedono costretti a partire per avere una immissione in ruolo che nei prossimi anni li vedrà lontani da figli, coniugi, genitori, amici e con lo stesso stipendio iniziale, magari insegnando una materia non propria o coprendo i buchi dei colleghi assenti.
Ecco perché un terzo di essi ha rinunciato a essere assunto: il Governo li ha convinti che da precari avrebbero conservato almeno la propria dignità. Mai vista una cosa del genere. “Ora spetterà ai giudici rendere giustizia”, dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief, segretario organizzativo Confedir e confederale Cisal.
Se poi si pensa che il ministro Fioroni realizzò 50 mila immissioni in ruolo negli stessi tempi, tutti sul curricolare e senza eliminare il primo gradino stipendiale, si comprende come ci sia poco da gioire leggendo le parole del ministro Giannini.
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