In province come Palermo e Caltanissetta, il tasso di alunni che lascia prima del tempo è oltre il doppio della media nazionale e quattro volte maggiore rispetto a quello massimo, del 10%, indicato dall’UE. E non bisogna dimenticare che gli studenti che non arrivano al diploma sono molti di più del 17% ufficiale, perchè nelle stime nazionali mancano gli esiti dei percorsi di formazione professionale regionale. A dir poco sconfortanti sono anche gli ultimi dati sul conseguimento del diploma di scuola media superiore: se sopra Roma è pari al 59%, al Sud si ferma al 48,7. Nel meridione risulta doppio anche il numero di Neet.
Marcello Pacifico (presidente Anief): la riforma viene in soccorso ma non basta, perché a determinare gli insegnanti sarà l’amministrazione centrale e non le scuole, con il rischio concreto di inviare agli istituti degli insegnanti con competenze diverse da quelle necessarie. E perché migliaia di posti del potenziamento andranno dispersi per la cocciutaggine del Governo nel non voler inserire nel piano assunzioni i docenti delle graduatorie d’Istituto. Il risultato sarà ancora una volta quello di trovarci a vivere con 70mila studenti che lasciano la scuola superiore dopo il primo anno di studi. La maggior parte dei quali dalla Campania in giù.
“Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha ragione: la scuola è l'opportunità più grande di sviluppo del Mezzogiorno. Ma per renderla tale, per compire quel riscatto sociale di cui ha parlato oggi il presidente della Repubblica a Napoli, occorre invertire al più presto l’altissimo numero di abbandoni scolastici che al Sud raggiungono picchi preoccupanti”: così commenta Marcello Pacifico, presidente Anief, la decisione del presidente della Repubblica di spostare dal Quirinale a Napoli la sede d’inaugurazione del nuovo anno scolastico e di incentrare il suo intervento sul miglioramento delle competenze dei giovani studenti meridionali come condizione indispensabile per il rilancio del Paese e del Sud.
Anief ricorda che oggi nel Meridione il numero di giovani che lascia gli studi in età di obbligo formativo, avendo solo conseguito la licenza media, rimane altissimo: la Sardegna detiene il record nazionale di giovani che abbandonano la scuola prima del tempo, con punte del 40%; ci sono delle province, come Palermo e Caltanissetta, dove il tasso di abbandono scolastico è oltre il doppio della media nazionale e quattro volte maggiore rispetto a quello massimo, del 10%, indicato dall’Unione Europea. Sempre al Sud e nelle Isole, i Neet – i giovani che non studiano e non lavorano - sono presenti in media per il 32%, mentre al Nord sono meno della metà.
A dir poco sconfortanti sono anche gli ultimi dati sul conseguimento del diploma di scuola media superiore: se sopra Roma è pari al 59%, al Sud si ferma al 48,7%. È inevitabile, poi, che anche sul fronte delle competenze degli alunni, rilevate dai test OCSE-Pisa, gli studenti del Meridione siano indietro: del resto, come potrebbe andare diversamente in quelle aree del Paese dove il tasso di disoccupazione è alto, la produzione industriale è modesta e i servizi socio-culturali sono da sempre un miraggio? E non bisogna dimenticare che gli studenti che non arrivano al diploma sono molti di più del 17% ufficiale, perchè nelle stime nazionali mancano gli esiti dei percorsi di formazione professionale regionale.
“A dire il voro, la soluzione per uscire da questa arretratezza formativa– continua Pacifico – ci sarebbe: basterebbe svincolare una volta per tutte gli organici del personale, ad iniziare da quello dei docenti, dal numeri di alunni effettivamente iscritti. Nominando un numero maggiore di insegnanti, per le materie di base, ma anche per quelle specialistiche, per le lingue e per i casi di alunni più difficili, anche in compresenza, si ridurrebbero sicuramente i casi di abbandono. La riforma, certamente, viene in soccorso. Ma non basta: prima di tutto perché a determinare gli insegnanti sarà l’amministrazione centrale e non le scuole, con il rischio concreto di inviare agli istituti degli insegnanti con competenze diverse da quelle necessarie; in secondo luogo, perché diverse migliaia di posti del potenziamento andranno dispersi per la cocciutaggine del Governo nel non voler inserire nel piano assunzioni anche i docenti abilitati presenti nelle graduatorie d’Istituto”.
“La scuola con al centro gli istituti e le loro necessità non prevedeva di certo questa soluzione comoda al Miur – continua il presidente Anief –. Il risultato sarà ancora una volta quello di trovarci a vivere con quasi 70mila studenti che lasciano la scuola superiore dopo il primo anno di studi, in larga prevalenza al Sud, di cui la metà per colpa di un orientamento sbagliato e mancanza di una adeguata comunicazione da parte delle istituzioni preposte verso gli stessi ragazzi e le loro famiglie”.
Inoltre, il Governo farebbe bene a leggersi i risultati di una autorevole ricerca scientifica di Peter Dolton, docente di Economia presso l'Università del Sussexe ricercatore presso la London School of Economics, Oscar Marcenaro-Gutiérrez, professore dell'università di Malaga, e Adam Still esperto di Gems Education solutions: in una recente ricerca, ripresa dal quotidiano ‘La Repubblica’, i tre esperti di formazione sono giunti alla conclusione che occorre pagare meglio i docenti e contemporaneamente ridurre il numero di allievi per classe.
“Certo, il miglioramento delle scuole del Sud passa anche per altre iniziative. Ad iniziare dall’investire maggiori fondi nella formazione, nel migliorare le competenze e le professionalità di chi vi opera, nel tornare al tempo scuola che avevamo prima della riforma Gelmini, nell’investire seriamente nell’Ict e nel realizzare una seria riforma dell’apprendistato, sulla scia di quella esistente oggi in Germania. In generale, uscendo dalla scuola, puntando forte su artigianato, turismo e nuove tecnologie. Altrimenti – conclude Pacifico - la forbice Nord-Sud è destinata ad allargarsi”.
Per approfondimenti:
Scuola, la ricetta migliore? "Meno alunni per classe e più soldi ai prof" (La Repubblica, 8 settembre 2014)
Alunni dispersi, i dati reali sono peggiori di quelli ufficiali: arriva alla maturità solo il 70% (Tecnica della Scuola, 21 gennaio 2015)
17% di dispersione scolastica: un fenomeno estremamente preoccupante (Fondazione Agnelli, 22 gennaio 2015)
Gli studenti che non arrivano al diploma sono molti di più del 17% ufficiale