Dal 2016 i trasferimenti di decine di migliaia di immessi in ruolo con la Buona Scuola e quelli volontari del personale di ruolo produrranno dei danni ingenti al loro status professionale e familiare: il nuovo contratto sulla mobilità degli insegnanti peggiora addirittura le norme prodotte con la Legge 107/15.
Marcello Pacifico (presidente Anief e segretario confederale Cisal): il rischio concreto di tutto ciò è altissimo: in ballo c’è l’orgoglio di fare l’insegnante. Perchè il diritto a trasferirsi, per avvicinarsi ai propri affetti, non può essere legato alla data di immissione in ruolo. È una diseguaglianza inaccettabile.
A poco più di cento giorni dall’approvazione della riforma della scuola, prendono corpo i timori espressi da tempo dal sindacato: dal prossimo anno scolastico, i trasferimenti di decine di migliaia di neo assunti e quelli volontari del personale di ruolo produrranno dei danni ingenti al loro status professionale e familiare. Le norme prodotte dal Parlamento, attraverso i commi 69, 73 e 108 della Legge 107/2015, hanno infatti posto le basi per l’approvazione di un nuovo contratto sulla mobilità degli insegnanti che già dal 2016 porterà disparità di trattamento tra il personale e addirittura tra gli assunti delle tre diverse fasi del piano straordinario di assunzioni della Buona Scuola.
“Siamo di fronte ad un progetto realizzato all’insegna dell’approssimazione, della diseguaglianza e dell’irragionevolezza, che peggiorerà addirittura le norme della Legge 107/15”, spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario confederale Cisal. “Perché sulla mobilità, da quanto emerge dai primi incontri con le rappresentanze sindacali, la normativa scolastica che si sta costituendo porterà un’altissima dose di incertezza tra tutti coloro che oggi hanno intenzione di conciliare il lavoro con la legittima esigenza di chi vuole ricongiungersi con gli affetti e la propria famiglia. Il rischio concreto di tutto ciò è altissimo: in ballo c’è l’orgoglio di fare l’insegnante”.
Perché sulla nuova mobilità dei docenti, anche se ad oggi non ci sono ancora notizie certe se non alcune sbrigative informative sindacali, si stanno creando le condizioni perché i timori espressi dall’Anief in tempi non sospetti trovino effettiva applicazione: prima di tutto perché partecipare alla mobilità straordinaria prevista dalla riforma, rischia di tramutarsi in una beffa, poiché l’esito della domanda prodotta sarà legato a doppio filo alla discrezionalità insita nei neonati albi territoriali; in secondo luogo, perché tutti, personale di ruolo compreso, verranno coinvolti nel tourbillon degli incroci di graduatorie che porteranno chissà in quale provincia e scuola. Con tanto di perdita di titolarità. Il tutto avverrà per una sola ‘colpa’: voler continuare il lavoro per il quale si è studiato, ci si è formati e innamorati, possibilmente vicino ai propri affetti.
Intervenendo in un istituto di Catania, il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, proprio stamane ha sostenuto che “la proposta di essere assunti non è un obbligo e un'opportunità”, che “nel pubblico impiego c'è sempre stata la necessità di mobilità” e che “non muoversi per supplenza, come è stato fino all'anno scorso per decenni, ma muoversi per un posto stabile nella scuola dia un'opportunità straordinaria”.
“Si tratta di dichiarazioni facili – ribatte il presidente Anief – pronunciate da chi probabilmente dovrebbe vivere in prima persona anni e anni lontano dalla propria famiglia, non di rado pur in presenza di posti vacanti che poteva ricoprire vicino casa. Ricevendo, tra l’altro, stipendi inadeguati, fermi da troppi anni, e gli sberleffi di un’opinione pubblica derivanti da continue scelte di governo penalizzanti. Siamo arrivati al punto, con la Legge 107, che tantissimi dei 48mila precari assunti con l’organico potenziato si vedranno assegnate materie non loro. Tanto che le scuole si ritrovano in questi giorni a gestire docenti che non avevano chiesto, al punto da ritenerli inutili, per i quali l’unica prospettiva, probabilmente anche per i prossimi anni, rimane quella di fare i meri tappabuchi”.
“Si tratta di un epilogo tragico - continua Pacifico – che è tutto sulle spalle dei nostri governanti, sordi alle nostr denunce. L’assurdo di un modello organizzativo così caotico è che sottoporrà chi in primavera deve o vorrà chiedere di trasferirsi ad una disparità di trattamento. Ed è assurdo, perché stiamo parlando di lavoratori della medesima categoria professionale. Addirittura, al trattamento diversificato saranno sottoposti gli assunti delle varie fasi della Buona Scuola. Come se il diritto a trasferirsi possa essere legato alla data di immissione in ruolo. È una diseguaglianza inaccettabile, che presta chiaramente il fianco alla solita inevitabile corsa al ricorso”.
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