Al vaglio di Palazzo Vidoni le deroghe alla fase comunale e provinciale, nonché la scelta del primo ambito territoriale utile a non far perdere la titolarità per gli assunti entro l’a.s. 2014/15, in contrasto con la legge. Silenzio anche sulla famosa sequenza contrattuale che avrebbe dovuto definire, in settimana, il meccanismo della chiamata diretta per chi transiterà negli stessi ambiti territoriali. Per Anief, è nullo il blocco quinquennale su sostegno come delle assegnazioni provvisorie. Partiranno sicuramenti i ricorsi anche contro la tabella di valutazione per il riconoscimento di tutto il pre-ruolo, del servizio presso le paritarie, del titolo di specializzazione SSIS, TFA, Sostegno.
Marcello Pacifico (presidente Anief): sarebbe bastato prevedere, al posto delle diversificate fasi di mobilità previste dal pre-accordo, solo due domande: una per i posti comuni e di sostegno e una su organico potenziato. Restano confermate, invece, la discriminazione dei docenti già prevista dal legislatore e condivisa dai sindacati firmatati, la mortificazione della funzione docente, l’attacco alla libertà d’insegnamento. Tutte circostanze già denunciate dall’Anief, il quale impugnerà il contratto o qualsiasi genere di normativa che ne deriverà.
Un articolo di stampa colora di nuove sfumature di grigio quanto concordato dalla maggioranza dei sindacati rappresentativi a Viale Trastevere sul piano straordinario di mobilità. Perché la novità dell’ultima ora è che l’ordinanza potrebbe essere, dopo mesi di ritardo, persino sottoscritta soltanto dal Miur, peraltro commissariato dalla Funzione Pubblica e dal Mef dal 2009 per via dell’applicazione del decreto legislativo 150/09 di riforma della PA. Così come sarà sempre il Miur, senza alcun dubbio, a firmare l’atto unilaterale che disciplinerà la chiamata diretta da parte del dirigente scolastico del personale di ruolo per coprire prioritariamente i posti vacanti e disponibili senza l’abilitazione, ma con quel titolo di studio che è ritenuto non valido per partecipare al concorso.
Che cosa dire? Sicuramente che l’incoerenza di un’amministrazione si scontra ora contro le bugie di una contrattazione. Senza dimenticare i dubbi amletici ancora non scelti in merito al trasferimento interprovinciale su posti di potenziamento, che potrebbe impedire i trasferimenti per il prossimo triennio a causa del vincolo legato all’individuazione dagli ambiti territoriali.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief, stiamo assistendo ad una trappola bella e buona: “sarebbe bastato prevedere, al posto delle diversificate fasi di mobilità previste dal pre-accordo, solo due domande: una per i posti comuni e di sostegno e una su organico potenziato. Restano confermate, invece, la discriminazione dei docenti già prevista dal legislatore e condivisa dai sindacati firmatati, la mortificazione della funzione docente, l’attacco alla libertà d’insegnamento. Tutte circostanze già denunciate dall’Anief, il quale impugnerà il contratto o qualsiasi genere di normativa ad esso sostitutiva”.
Intanto, Anief continua ad organizzare seminari partecipati sulla riforma e sulla mobilità e annuncia l’apertura di sportelli dedicati di consulenza sulla materia, pur coscienti dell’inutilità e dell’infondatezza della sottoscrizione di un accordo, subito denunciata. Non esistono insegnanti di serie A o di serie D: siamo tutti educatori.
Lo studio legale dell’Anief, infine, ha sciolto le riserve sui ricorsi relativi al pieno riconoscimento del servizio svolto nelle scuole paritarie inserite nel circolo nazionale di istruzione, del servizio pre-ruolo ancora una volta valutato la metà nonostante la sentenza della CGUE, del titolo di specializzazione universitario di sostegno o conseguito presso le SSIS, TFA in coerenza con quanto disciplinato da anni, dell’assegnazione in deroga per tutti i neo-assunti anche per quest’anno scolastico. Saranno presentati d’urgenza ricorsi ex 700, per ottenere il riconoscimento immediato del diritto. Mentre saranno impugnate le eventuali fasi della vergogna per far dichiarare l’incostituzionalità della legge 107/2015, detta la “Buona scuola”.
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