Prende tempo la provincia autonoma, dove sulla scia della Legge 107/15, lo scorso giugno era stato previsto che gli insegnanti non sarebbero stati più assegnati a una cattedra ma a degli ambiti territoriali: poche ore fa, con un emendamento a firma Rossi-Manuela Bottamedi, la Giunta ha votato per differire di un anno il nuovo meccanismo. “C’è la possibilità che si vada verso un doppio regime: chiamata su cattedra per chi è già in ruolo, ambiti per i nuovi ingressi”.
Anche a livello nazionale, il titolare dell’Istruzione, Valeria Fedeli, starebbe accogliendo le richieste sindacali per “disinnescare” la portata del comma 73 della Legge 107 in base al quale, dall’anno scolastico in corso, gli spostamenti del personale insegnante avvengono solo per ambiti territoriali, con i docenti costretti a muoversi ogni tre anni, attraverso la chiamata diretta del Dirigente scolastico, senza avere più possibilità di avere la titolarità su sede. Anief ricorda, però, al Ministro dell’Istruzione che il contratto sulla mobilità non basta a rendere inapplicabile una norma di legge, la quale va indiscutibilmente cancellata per via legislativa.
Marcello Pacifico (presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal): se non si procede all’eliminazione di quel comma, il docente italiano diventerebbe un lavoratore ‘transumante’, con la valigia sempre pronta a spostarsi di scuola, ma anche di provincia e pure di regione in mancanza di posti liberi della propria classe di concorso. Inoltre, la precarizzazione del personale docente rischia anche di tradursi in mancata continuità didattica agli alunni che, con cadenza triennale, potrebbero veder rinnovare il proprio corpo docente. Il Governo non ha altra scelta che rendersi parte attiva per avviare un processo normativo di abrogazione del dispositivo che ha già fatto troppi danni: altrimenti, l’ultima parola dovrà passare ancora una volta per le aule dei tribunali.
La promessa del Ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, fatta ai sindacati, di voler superare gli errori della Legge 107/2015 con la contrattazione, non può riguardare la mobilità su ambito territoriale, che costringe il personale docente a muoversi ogni tre anni, attraverso la chiamata diretta del dirigente scolastico, senza avere più possibilità di avere la titolarità su sede scolastica: è fondamentale provvedere con celerità a introdurre un provvedimento legislativo di cancellazione di quella norma – il comma 73 della “Buona Scuola” - altrimenti tutte le assunzioni venture saranno effettuate con queste nuove modalità fino a sostituire integralmente, tra alcuni anni, i titolari su sede con quelli su ambito: diventando, così, dei docenti di ruolo con sede mutevole e, pertanto, di fatto precari di ruolo.
I rischi conseguenti alla mobilità dei docenti con queste modalità sono stati evidentemente presi in considerazione anche a Trento, dove la riforma approvata lo scorso giugno, dopo un acceso dibattito, ha previsto tra gli altri che gli insegnanti non siano più assegnati a una cattedra ma a degli ambiti territoriali: poche ore fa la Giunta, con un emendamento a firma Rossi-Manuela Bottamedi, ha votato per differire di un anno il nuovo meccanismo degli ambiti territoriali: “c’è la possibilità che si vada verso un doppio regime: chiamata su cattedra per chi è già in ruolo, ambiti per i nuovi ingressi”, ha scritto oggi Orizzonte Scuola.
Del resto, dopo il primo anno di sperimentazione, le criticità rilevate dagli spostamenti su ambiti territoriali risultano già evidenti e vanno oltre al mancato utilizzo della chiamata diretta e agli errori di mobilità creati da malfunzionamenti del software ministeriale, il cosiddetto “algoritmo impazzito” top-secret. La verità è che il caos sugli organici, che ancora accompagna l’attuale anno scolastico, è destinato a proseguire e a rinnovarsi a ogni fase di mobilità: la progressiva mancanza di una titolarità su sede fa sì, infatti, che se oggi le operazioni di mobilità dei docenti riguardano ogni anno un quarto circa degli insegnanti (200 mila domande annuali su 800mila docenti in servizio), tra qualche anno le domande di mobilità, con cadenza triennale, riguarderanno la totalità del personale docente in servizio.
“È evidente – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal - che per quanto la digitalizzazione possa agevolare le operazioni di caricamento dei dati e effettuazione dei movimenti, nulla può circa la la precarizzazione del personale docente, che rischia di tradursi in mancata continuità didattica agli alunni. I quali, con cadenza triennale, potrebbero veder rinnovare il proprio corpo docente, costretti a cambiare sede di servizio all’interno dell’ambito territoriale”.
“Purtroppo, nessun accordo contrattuale, né tantomeno un contratto annuale sulla mobilità, può superare questa orribile norma, che fa diventare il docente italiano una sorta di lavoratore ‘transumante’, con la valigia sempre pronta a spostarsi di scuola, ma anche di provincia e pure di regione in mancanza di posti liberi della propria classe di concorso. Il Governo non ha altra scelta che rendersi parte attiva per avviare un processo normativo di abrogazione del dispositivo che ha già fatto troppi danni. Altrimenti, - conclude il sindacalista Anief-Cisal – l’ultima parola dovrà passare ancora una volta per le aule dei tribunali”.
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