Il sindacato Anief ha preso atto del mancato confronto, richiesto nelle settimane scorse, alla Provincia di La Spezia in merito al Piano di dimensionamento delle scuole spezzine, ed è venuta a conoscenza nei giorni scorsi, attraverso la stampa, delle decisioni prese in merito dall’Ente provinciale.
Lascia l’amaro in bocca aver appreso di un presidio indetto dai maggiori sindacati di categoria, che hanno volutamente estromesso Anief da un dibattito che dovrebbe unire tutti, al di là delle bandiere.
Le scelte poste in essere dall’Amministrazione avrebbero necessitato di un blocco comune per dire no a scelte che risultano essere maturate esclusivamente in ambito politico, senza aver interpellato le parti sociali, compresa Anief. Sottolineiamo, ancora una volta, che ogni forma di dimensionamento frutto di mere scelte economiche, demolisce la struttura stessa degli Istituti oggetto di accorpamento, incidendo negativamente sulle attività programmate nel loro PTOF (Piano Triennale dell’Offerta Formativa).
La conseguente riduzione del personale ATA, superficialmente liquidata come “solo poche unità”, incide significativamente sulla capacità degli istituti di garantire un servizio di qualità: ricordiamo a mero esempio che le scuole senza un numero adeguato di collaboratori scolastici si trovano a dover ridurre il numero di piani utilizzabili negli edifici per motivi di vigilanza e sicurezza all’utenza. Rimarchiamo che in altre Regioni la politica locale ha avuto il coraggio di non martoriare un settore già in difficoltà come quello dell’Istruzione: con questo miope ridimensionamento si sta perdendo l’occasione di ridurre drasticamente la presenza di alunni nelle classi pollaio. Queste scelte, lontane da ogni logica di miglioramento del servizio scolastico paiono esclusivamente decisioni supine ad una logica plutocratica e non potranno mai essere condivise da Anief che negli anni si è sempre battuta - e che si batte tutt’ora - per una didattica di qualità anche attraverso la riduzione degli alunni per classe.
Anief esprime altresì disappunto per una modalità di agire autocratica che non appartiene alla dialettica democratica che dovrebbe caratterizzare la partecipazione attiva nella gestione della “cosa pubblica” ove non si è tenuto conto delle reali esigenze del territorio ma solo di logiche economiche, che mal si coniugano con il diritto allo studio degli studenti e alla qualità del lavoro del personale scolastico.