Amministrativi, tecnici e ausiliari vengono citati nelle bozze dei testi di legge solo quando si parla di tagli e razionalizzazione della spesa pubblica: via 2mila posti e supplenze brevi. Eppure ogni anno 19mila precari vengono assunti su posti liberi e la loro presenza negli istituti autonomi è fondamentale per il loro funzionamento, per i rapporti con le famiglie, per la pulizia delle aule e per la sorveglianza degli alunni.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): il paradosso è che ad avviare la causa giudiziaria a Strasburgo è stata proprio una denuncia per tutelare il personale non docente: grazie all’imminente sentenza della Corte di Giustizia europea sull’abuso di precariato in Italia, entro 10 mesi il Governo stabilizzerà 150mila docenti dimenticando però la categoria da cui era partito il maxi-ricorso.
Nel piano di rilancio del Governo della ‘Buona Scuola’ e nella Legge di Stabilità c’è un buco inspiegabile: quello del personale Ata. In entrambi i testi non c’è traccia di amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici. La cui presenza stabile nella scuola è fondamentale ai fini didattici ed organizzativi, tanto che senza il lavoro dei quali il nostro sistema di istruzione non potrebbe funzionare. Ma nella legge di bilancio di fine 2014 si parla solo di “realizzazione di un piano straordinario di assunzioni” solo dei “docenti” (articolo 3). Come nella bozza di riforma del settore si punta su “carriera” e “merito”, oltre che su un piano di assunzioni, sull’indizione di “un nuovo concorso” e di “aggiornamento e di formazione in servizio” (capitolo 2), ma sempre e solo riservati al corpo insegnante.
Gli unici riferimenti al personale non docente sono relativi ai tagli e alla razionalizzazione della spesa pubblica, previsti dall’articolo 28 della Legge di Stabilità: quelli che dal prossimo anno verranno applicati cancellando le supplenze brevi degli assistenti tecnici ed amministrativi, oltre che quelle per i primi sette giorni di assenza dei collaboratori scolastici (comma 8); quelli che lo Stato si appresta ad attuare con “una riduzione nel numero dei posti pari a 2.020 unità” per assicurarsi “una riduzione nella spesa di personale pari ad euro 50,7 milioni a decorrere all’anno scolastico 2015/2016” (comma 10).
“Non si comprende – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – per quale motivo il Governo si sia dimenticato del personale Ata. Se non per ridurre ancora di oltre 2mila unità il contingente nazionale. Considerando i 47mila tagli di posti attuati a seguito della riforma Gelmini, in un quinquennio si è arrivati così alla cancellazione di 50mila amministrativi, tecnici e ausiliari. Eppure una componente lavorativa fondamentale per la gestione dei nostri istituti, per l’organizzazione, per i rapporti con le famiglie, per la pulizia delle aule e per la sorveglianza degli alunni. Il sospetto, più che fondato, è che si voglia ancora una volta fare cassa riducendo preziose risorse umane ed impoverendo ulteriormente l’offerta pubblica scolastica”.
“L’Anief è molto preoccupata per questo andamento sul personale Ata– continua il suo presidente – e chiede pubblicamente al Governo di cambiare marcia: poiché quest’anno sono state assegnate circa 19mila supplenze, tra annuali e fino al termine delle attività didattiche, sottraendovi i 2mila posti che andranno a sparire il prossimo anno, per effetto della Legge di Stabilità, si proceda senza indugi all’assunzione di 17mila precari”.
“Anche perché – continua il sindacalista – la messa in mora dell’Italia da parte sempre dell'Unione europea in merito alla procedura 2124/10, sull’illegittimo stato di precarietà in cui sono stati tenuti per anni e anni centinaia di migliaia di lavoratori della scuola, è partita proprio grazie ad una denuncia riguardante delle unità di personale Ata. Se le cose rimarranno così, si arriverà al paradosso che il prossimo 26 novembre la Corte di Giustizia dell’Ue condannerà l’Italia per la mancata adozione della direttiva UE 1999/70/CE, chiedendo l'assunzione a titolo definitivo di tutti quei dipendenti che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio. A quel punto, il Governo avrà un motivo in più per procedere entro 10 mesi all’assunzione di tutto il personale della scuola. Ma avrà dimenticato di stabilizzare i precari non docenti, grazie ai quali era stato avviato il procedimento quasi cinque anni prima”.
Per questo il sindacato si schiera a favore dalla stabilizzazione del personale Ata su tutti i posti disponibili. Sarebbe un passo importante per la valorizzazione di una categoria afflitta da tante problematiche: oltre ai tagli al personale, gli assistenti amministrativi e tecnici devono fare i conti con stipendi del tutto inadeguati, spesso con mansioni non più solamente esecutive, ma anche concettuali: non di rado i tecnici che per ovviare alle molteplici richieste di lavoro svolgono lavori da amministrativi. E solo raramente sono presenti nella scuola primaria e media, malgrado questi necessitino di interventi informatici e tecnologici continui. Non meno rilevante è il problema delle segreterie, dove il processo di autonomia e digitalizzazione delle scuole è stato ‘caricato’ sulle spalle del personale amministrativo senza formarlo e decurtandogli posti di lavoro.
Per non parlare di collaboratori scolastici, penalizzati non poco dalla decisione di cedere migliaia di posti Ata alla categoria LSU: l’esternalizzazione delle funzioni del personale non docente ha comportato un’ulteriore decurtazione di posti. Soprattutto nelle Regioni del Sud e nelle Isole. Se è legittimo aprire le porte delle scuole a personale che ha perso il lavoro ed è impegnato in attività socialmente utili, come del resto ampiamente stabilito dalla giurisprudenza in materia, il Governo provveda ora almeno a coprire i posti esistenti assumendo nuovo personale.
Per approfondimenti:
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