Tutti i partiti politici sono d’accordo, ancora di più oggi che il numero di dipendenti a cui è stata negata la pensione per un errore nella riforma Fornero si è quasi dimezzato: servirebbero meno di 300 milioni. Anche la Camera ha approvato un ordine del giorno che impegna il Governo a trovare una soluzione ragionevole.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): riproporremo a Palazzo Madama gli emendamenti risolutivi, che fanno seguito alla via del ricorso in tribunale. Bisogna trovare una soluzione: rappresenterebbe un atto di giustizia verso quei lavoratori beffati e un segnale per ringiovanire il corpo docente italiano.
Sulla Legge di Stabilità 2015 il Senato si concede una pausa di riflessione: il testo approvato domenica sera dall’Aula della Camera, è stato trasmesso in queste ore a Palazzo Madama. Consultando, però, l'agenda dei lavori del Senato non compaiono tracce del disegno di legge, non si comunica nemmeno quando questo verrà preso in esame dalla Commissione Bilancio che dovrà verificare la compatibilità economica per riferire in Aula. Per ora non sono neppure previste sedute delle Commissioni che dovrebbero fornire i propri pareri alla V Commissione.
“E' probabile – riferisce la rivista specializzata ‘La Tecnica della Scuola’ - che questo stop sia legato ai meccanismi regolamentari del Parlamento, ma non si esclude che sia stato proprio il Governo a concordare una pausa di qualche giorno per consentire ai senatori di decidere a ragion veduta sulle molte questioni ancora aperte. Questo potrebbe riaprire le speranze per i "quota 96", tema sul quale la Camera ha approvato un ordine del giorno che impegna il Governo a trovare una soluzione ragionevole”.
L’ordine del giorno “impegna il Governo a trasmettere al Parlamento una relazione contenente la verifica del numero complessivo effettivo dei lavoratori nella situazione descritta in premessa; ad adottare, con il primo provvedimento di natura legislativa possibile, una norma per il personale della scuola che abbia maturato i requisiti entro l'anno scolastico 2011/2012, ai sensi dell'articolo 59, comma 9, della legge 27 dicembre 1997, n.449, e successive modificazioni”.
Anief ritiene che l’ordine del giorno approvato in Parlamento sui ‘Quota 96’, nel frattempo quasi dimezzati, come segnalato dalla rivista‘Orizzonte Scuola’, debba a questo punto essere considerato più di un impegno per il Governo: a prendersi la responsabilità di risolvere la questione deve essere direttamente il Parlamento, ancora di più ora che l’impegno finanziario pubblico sembrerebbe ridotto a meno di 300 milioni di euro.
“Il Senato – ricorda Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – deve prendersi le sue responsabilità, mandando in pensione i dipendenti della scuola che hanno maturato i requisiti per la quiescenza con il finire dell'anno scolastico 2011/12, ma rimasti bloccati per un errore maldestro della riforma pensionistico Monti-Fornero. Per questo motivo riproporremo al Senato gli emendamenti risolutivi, dopo aver anche intrapreso la battaglia legale ricorrendo in tribunale”.
Il nostro sindacato aveva già chiesto di emendare la Legge di Stabilità (mutandol’articolo 28 bis, ‘Disposizioni per il ricambio generazionale nel comparto della scuola’), prevedendo che “l'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS)” prenda “in esame le domande di pensionamento, inoltrate secondo modalità telematiche, in deroga alla normativa vigente, entro quindici giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, dai lavoratori” della scuola “che intendono avvalersi dei requisiti di accesso e del regime delle decorrenze vigenti prima della data di entrata in vigore del decreto-legge 6 dicembre 2011, n.201”.
“Quell’emendamento presentato alla Camera sui ‘Quota 96’, bocciato in V Commissione, – continua Pacifico - non è altro che la riproposizione da parte di alcuni parlamentari delle continue denunce di cui si è reso artefice il nostro sindacato nei mesi scorsi, anche attraverso le battaglie legali, per salvare dal lavoro coatto quei lavoratori. Tanto è vero che questo personale, ormai ultra sessantenne, aveva prodotto regolare domanda di pensionamento. Per poi rimanere incredibilmente incastrato dall’approvazione dell’articolo 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla Legge 22 dicembre 2011, n. 214”.
Quanto accaduto l’estate scorso, quando la soluzione concordata da tutti i partiti politicisfumò clamorosamente e all’ultimo momentoper via degli inattesi emendamenti del Governo, rappresenta una delle pagine più scure dell’attuale Esecutivo. “Non dimentichiamoci che dare il via libera a questi lavoratori ultrasessantenni – dice ancora il sindacalista Anief-Confedir - agevolerebbe il processo di ringiovanimento del corpo docente italiano, che annovera due insegnanti su tre con più di 50 anni, lo 0,5% con meno di 30 anni. Mentre in Germania la presenza di prof under 30 si colloca al 3,6%, in Austria e Islanda al 6%, in Spagna al 6,8”.
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