Il problema è che questa riforma costringe molti precari docenti e ATA a cercare per forza un altro lavoro
Così si può sintetizzare la risposta del rappresentante del Governo all’interrogazione della senatrice Bastico (PD) sulla nota riservata del Direttore Generale dell’USR Emilia Romagna.
Noi non avevamo chiesto le sue dimissioni, pur critici del suo operato, eppure il Governo avrebbe fatto bene a meditare la risposta tanto più delicata quanto più opportuna visto il decreto legge sulle intercettazioni già definito legge bavaglio.
“Appare quindi incompatibile con le finalità istituzionali della scuola il comportamento irriguardoso verso gli organi costituzionali dello Stato di quei docenti o dirigenti scolastici che contestano norme di legge e si pronunciano per la loro inosservanza, anche con toni denigratori, di dileggio e insultanti”
A noi appare impossibile che i responsabili di un Ministro della Repubblica violino alcuni articoli della costituzione nell’ignorare i dispositivi emessi dall’autorità giudiziaria, nel cercare di cambiare l’esito dei processi in corsi, nel farsi promotori di articoli di legge subito rimessi all’attenzione del giudice delle leggi, nel rilasciare facili interviste dove si svaluta sistematicamente il ruolo del personale scolastico.
La collaborazione deve essere leale tra i poteri dello Stato e rispettosa dei nostri organi e principi costituzionali tra cui deve essere annoverata la libertà di pensiero, di espressione, di critica, di insegnamento a meno di non voler rispolverare quel pensiero unico di non felice memoria.
La risposta dell’on. Pizza e le contro-deduzioni della senatrice Bastico
Il sottosegretario PIZZA risponde infine all'interrogazione n. 3-01350 della senatrice Bastico su una circolare del direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale per l'Emilia-Romagna in materia di dichiarazioni alla stampa da parte del personale scolastico. Osserva preliminarmente che, nell’attuale fase di innovazione e cambiamento che interessa tutto il sistema scolastico, è primaria esigenza dell’Amministrazione assicurare un dialogo costante al proprio interno, al fine di conoscere le problematiche con cui le scuole si confrontano e di garantire una circolazione ampia e corretta delle informazioni.
In questa ottica, afferma che la Direzione generale dell’Ufficio scolastico regionale per l’Emilia-Romagna non si è mai sottratta al dialogo con i dirigenti scolastici e con i docenti, come testimoniato dai tanti momenti di incontro e comunicazione realizzati, a livello sia collettivo sia individuale, direttamente o a mezzo stampa. Dà indi analiticamente conto di tutti gli interventi messi in atto a tale scopo dalla Direzione medesima a partire dall’inizio dell’anno scolastico 2009-2010, in aggiunta alle molteplici occasioni istituzionali o personali di dialogo con tutte le componenti della scuola.
Comunica poi che, al fine di potenziare queste azioni, è stata anche annunciata al Forum della Pubblica Amministrazione, oltre che agli organi di stampa locali, l’intenzione dell’Ufficio di aprire nuovi canali di comunicazione, anche per via informatica, per dar modo a ciascuno di esprimere pareri, proposte, richieste e segnalazioni. Ritiene pertanto che la nota del direttore generale del 27 aprile 2010 si collochi in questo quadro d’intenti, con l’esplicito obiettivo di migliorare l’informazione e l’approccio comunicativo con il personale della scuola. La predetta nota, prosegue il Sottosegretario, ha inteso riportare il circuito della comunicazione tra e con il personale scolastico entro canali funzionali al miglioramento del dialogo e, al contempo, corretti sotto il profilo normativo.
Non si può evitare di ricordare, infatti, che lo status del personale della scuola è quello di pubblici dipendenti e, come tali, soggetti agli obblighi sia del comparto istruzione sia di quello più ampio della Pubblica Amministrazione. Sostiene dunque che il riferimento alle norme che regolano il rapporto di lavoro non lede il principio dell’autonomia scolastica e della libertà d’insegnamento, fattispecie giuridiche d’altra natura, che non a caso il nostro ordinamento giudica compatibili con la disciplina sui dipendenti pubblici, tant’è che il Codice di comportamento più volte menzionato nella nota del Direttore generale non contempla il personale della scuola tra le categorie escluse dalla sua osservanza.
Al contrario, sottolinea la necessità di ricordare questi aspetti giuridici, mediante cui focalizzare l’attenzione sulla comune appartenenza ad un’Amministrazione e sull'esigenza, etica prima ancora che giuridica, di non sentirsi parte altra rispetto ad essa, ma sua componente, impegnata al perseguimento dei fini istituzionali. Ritiene inoltre ancora più significativo il richiamo alla specifica funzione educativa della scuola, che ha un ruolo fondamentale nell’educazione alla legalità e alla convivenza civile dei futuri cittadini. Appare quindi incompatibile con le finalità istituzionali della scuola il comportamento irriguardoso verso gli organi costituzionali dello Stato di quei docenti o dirigenti scolastici che contestano norme di legge e si pronunciano per la loro inosservanza, anche con toni denigratori, di dileggio e insultanti.
Tiene a precisare poi che la modalità scelta dal direttore generale per affrontare tali temi è stata quella di una nota riservata, rivolta esclusivamente ai dirigenti dei propri Uffici provinciali, con i quali il tema era stato già condiviso nel corso di incontri di lavoro. Nel sottolineare il carattere circoscritto della nota, rileva peraltro che tramite essa si intendeva fornire ai dirigenti provinciali uno strumento di riferimento, sulla base del quale essi avrebbero potuto affrontare, caso per caso e con la dovuta mediazione, nel rispetto più volte dichiarato della libertà di pensiero, le situazioni che si fossero eventualmente presentate sul territorio.
Rimarca inoltre che la comunicazione tra il direttore generale e i propri dirigenti è un atto interno e riservato, che rientra nella più ampia potestà e discrezione del direttore medesimo. Nega conclusivamente che la direttiva abbia voluto ledere diritti di libertà costituzionalmente garantiti, né mettere in discussione il principio di autonomia delle istituzioni scolastiche, essendo motivata piuttosto dall'esigenza di indicare percorsi di comunicazione più efficaci e funzionali, nel rispetto delle norme.
La senatrice BASTICO (PD) giudica carente la risposta del Sottosegretario con riferimento alla presunta autonomia del direttore generale nell'emanazione dell'atto ovvero all'eventuale sollecitazione dal Ministero, considerato che anche in altre Regioni si è verificata una circostanza analoga.
Ritiene comunque opportuno intensificare la comunicazione con tutti gli operatori della scuola e dunque non è in discussione a suo avviso la necessità di rendere una buona informazione. Critica tuttavia che la nota del direttore generale proibisca in maniera inaccettabile la divulgazione di informazioni da parte dei dirigenti scolastici e dei docenti, determinando pertanto una grave violazione della normativa vigente che assegna invece tali compiti proprio ai soggetti n questione.
Lamenta altresì una concezione di carattere gerarchico, in base alla quale la struttura scolastica è ancora ritenuta un apparato dipendente dal Ministero, nonostante da oltre un decennio sia stata riconosciuta l'autonomia scolastica.
Quanto all'appartenenza del personale scolastico nella categoria più generale del pubblico impiego, tiene a precisare che l'articolo 33 della Costituzione assicura esclusivamente ai docenti la libertà di insegnamento. Ritiene dunque che la scuola sia un'istituzione che si identifica con l'unità della Nazione. Puntualizza inoltre che il giuramento di fedeltà dei pubblici dipendenti è rivolto alla Repubblica e alle sue istituzioni, non certo alla maggioranza di Governo; la risposta del Sottosegretario non tiene dunque conto adeguatamente di questa fondamentale distinzione.
In luogo di una difesa d'ufficio, sarebbe stato invece opportuno che il Ministero rimuovesse il direttore generale e sollecitasse il ritiro di quella nota riservata che ha creato un clima di tensione e di sfiducia in Emilia-Romagna. Si dichiara infine insoddisfatta atteso che la risposta non considera affatto i principi costituzionali garantiti.