Legge di Stabilità: in Parlamento ore decisive per decidere sulla sconsiderata idea del Governo di portare a 24 le ore d’insegnamento settimanale dei docenti della scuola media e superiore. Anief chiede agli istituti di fargli pervenire pareri e mozioni che contrastano questa proposta palesemente incostituzionale. Pacifico: come si fa ad aumentare del 25% l’orario di servizio, proprio nei giorni in cui l’Ocse ci comunica che i nostri docenti accusano un gap tra il loro stipendio iniziale e quello di fine carriera addirittura del 35% in meno rispetto agli altri Paesi dell’area?
Nelle stesse ore in cui centinaia di migliaia di candidati al concorso a cattedra si apprestano a presentare la domanda di adesione alla prova selettiva, il Parlamento si appresta ad esprimersi sulla sconsiderata idea del Governo di portare a 24 le ore d’insegnamento settimanale dei docenti della scuola media e superiore. I parlamentari dovranno, infatti, decidere se approvare gli emendamenti di soppressione della norma, inclusi nella legge di stabilità approvata dal Consiglio dei Ministri, presentati dalla VII Commissione Cultura della Camera. La quale ha anche indicato i settori, come quelli derivanti dal pagamento dei canoni di locazione, da cui reperire gli oltre 180 milioni di euro di risparmi decretati attraverso la spending review.
L’Anief ricorda che portare l’orario di servizio del personale docente della scuola indistintamente a 24 ore settimanali, in cambio di giorni di ferie di cui nessuno sente la necessità, è un’operazione in palese violazione dell’articolo 36 della Costituzione, da cui derivano i parametri della giusta retribuzione dei dipendenti pubblici e privati. Quindi, se la bozza dovesse diventare legge, determinando un’estensione temporale dell’orario, a seguito della decisione unilaterale del Governo è quasi inutile sottolineare che occorrerà adottare un proporzionale aumento stipendiale.
Per il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico, pensare di poter aumentare di un quarto l’orario settimanale di insegnamento senza prevedere incrementi stipendiali rappresenta un vero affronto alla categoria: “come si fa a chiedere ai docenti italiani – sostiene Pacifico – di incrementare il loro orario del 25%, senza accordargli un euro in busta paga, quando appena qualche settimana fa l’Ocse ci ha detto che al termine della carriera i nostri docenti accusano un gap tra il loro stipendio iniziale e quello di fine carriera addirittura del 35% in meno rispetto agli altri Paesi dell’area? Come si fa, in sintesi, a procedere con un’idea del genere a fronte di stipendi così miseri?”.
L’Anief coglie l’occasione per ricordare che la modifica dell’orario di lavoro del personale della scuola è soggetto a particolari necessità didattico-formative e di preparazione-programmazione delle stesse. E per questo motivo deve passare necessariamente attraverso uno specifico accordo tra amministrazione e parti sociali. A sostenerlo non è solo il sindacato, ma anche e soprattutto l’art. 39 della Costituzione e le numerose norme che ne sono derivate. Risulta, quindi, incostituzionale e annullabile dal tribunale cambiare ‘in corsa’ l’orario dei docenti.
Per questi motivi, il nostro sindacato farà tutto quello che è nelle sue possibilità per convincere i parlamentari ad opporsi a questa prospettiva. A tal fine, l’Anief invita gli istituti ad inviare al sindacato le proteste e le mozioni dei Collegi dei Docenti che in questi giorni vengono prodotte per dire no all’inconcepibile proposta del Governo.