Non sono passate che poche settimane da quando Vecchioni ha vinto il Festival di Sanremo cantando di idee, che Berlusconi ha avvertito subito l'impulso di distruggere tutto quel bel sentire. Per questo Maria Corallo ha chiesto ai suoi alunni di ricordare un messaggio positivo avuto dai professori. In cima alla sua hit-parade, espressioni tipo: accettare i rimproveri, capire gli errori, rispettare gli altri, migliorarsi continuamente. La compilation viaggia già all'indirizzo di Arcore e con tutto il suo valore educativo, visto che il binomio scuola-famiglia evocato dal premier ha scatenato reazioni che nemmeno i suoi più fedeli collaboratori sono riusciti a contrastare con raziocinio. Tutto il lungimirante piano apologetico elaborato nelle segrete stanze del Pdl consiste in una sola strategia: repetita iuvant, come recita l'adagio dei vecchi maestri, maestri così, però, non ce ne sono più, forse non gliel'ha detto nessuno al capo, forse non hanno inculcato loro abbastanza che su quello che si legge e che si ascolta, bisognerebbe sviluppare una riflessione autonoma, un'analisi critica propria: verrebbe da chiedersi se abbiano frequentato una scuola pubblica o privata, se siano cresciuti coi programmi Rai o Mediaset, se abbiano mai consultato le voci 'educare' ed 'inculcare' su un qualunque dizionario di italiano. Io li ho visti i paesi dove la scuola pubblica è solo una parola, si sta peggio anche se una minoranza esigua sta al calduccio e impara tre lingue. A che serve sapere tre lingue se non sai come parlare con uno diverso da te? Il nostro presidente del consiglio dicendo quello che ha detto sulla scuola pubblica ed i suoi insegnanti offende milioni di famiglie e migliaia di persone che all’insegnamento dedicano il loro tempo migliore, con cura, con affetto vero per quei ragazzi […] non sono dei cinici, fanno il loro lavoro con passione civile tra mille difficoltà e per la maggior parte degli insegnanti della scuola pubblica è così. Perché offenderli? Perché demotivarli? Perché usare un termine come inculcare? E’ una parola brutta che parla di un mondo che non deve esistere più, dice Jovanotti che invece uno sguardo al Devoto Oli lo ha dato: imprimere nell'animo di qualcuno con assidui ammaestramenti un sentimento, un precetto. Questo è 'inculcare', è questo il senso di ripetere tutti in coro e ad uno ad uno la stessa frase fino alla creazione di una nuova verità da calare dall'alto al popolo 'sovrano', una pratica che nemmeno nella scuola presessantottina si vedeva più da gran tempo. Spero che non siano queste le scuole agognate da Berlusconi il quale, di educazione, poco ne sa, se è vero che 'educare' significa, invece, tirare fuori le doti migliori dell'animo umano e se è vero che 'insegnare' vuol dire farlo nella libertà e nel pluralismo della democrazia, questa sconosciuta.
Un altro problemino il nostro premier ce l'ha con il concetto di diverso, pronto ad essere continuamente reinterpretato. Con certe esternazioni pare che l'universo omologo che ha costruito nelle menti di parte degli italiani con le tv piene di programmi trash è l'unico in cui si senta a suo agio. E diverso da quello impartito dalle famiglie è l'insegnamento che ha luogo nella scuola pubblica, differente pure da quello che viene impartito nel diplomificio di Poggiomarino.
Godiamocelo tutto questo paragone, colleghi, e magari chiediamoci perché l'insegnante di italiano di quella scuola privata non ha denunciato quel che accadeva tra le sue mura, perché non ha fatto la cosa giusta. Soltanto dopo, potremmo soffermarci a considerare il concetto di famiglia-modello-mulino-bianco. La retorica della famiglia ormai non basta più a coprire il colabrodo sociale che sembra essere diventata la nostra istituzione più cara.
Ecco, senza tornare sulle espressioni di indignazione più che condivise che si sono levate dal mondo della scuola, dell'università, della ricerca, della società civile, dall'associazionismo, dai partiti di opposizione e dal settore culturale e artistico, mi preme raccogliere tutto questo amore manifestato per la Costituzione e la diffusa consapevolezza del rapporto stretto e delicato tra Scuola e Costituzione. L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.
Ai precari della scuola propongo allora di portare con sé una copia della Carta al momento di firmare le prossime proposte di nomina in settembre 2011, agli artisti di dedicarci una canzone, una canzone bella e semplice, diretta e veritiera che sappia esprimere tutto il carico di affettività che nel bene e nel male l'esperienza umana della scuola ispira nelle generazioni e nelle persone che ad essa si relazionano dalla profondità dei bisogni di una società civile in cammino.
Una canzone che parli di come siamo messi oggi, da quando la politica ha deciso di premiare il privato a prescindere dal merito, anzi a guardare le statistiche risultano premiati qui privati che si posizionano peggio nei test PISA. Tutto questo continuando a sottrarre al pubblico risorse materiali e morali tese alla distruzione di quella stima che è un piacere oggi vedere rinnovata tra le persone che riempiono le piazze in agitazione. Piazze indignate e offese, ma soprattutto piazze affezionate all'idea di una scuola che è di tutti, di una scuola dove quando si canta, non si canta, perché passi, si canta perché qualcosa di importante resti.
09/03/2011
Antonietta De Luca
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