Oggi il titolare del Ministero dell’Istruzione ha detto che questi corsi “sono fabbriche di illusioni, che hanno prodotto solo frustrazioni per chi li ha frequentati (pagando)”. Il sindacato non ci sta: sono affermazioni gravi, perché vanno a mortificare una lunga schiera di candidati insegnanti, la cui unica colpa è quella di aver partecipato a dei corsi abilitanti organizzati dall’amministrazione pubblica. Pensando, a torto, che dopo la loro formazione, come è avvenuto sempre in passato, lo Stato avrebbe creato anche le condizioni per valorizzarli professionalmente anziché abbandonarli al loro destino. Nei prossimi giorni, Anief metterà a disposizione dei tanti docenti abilitati con Tirocinio Formativo Attivo (TFA) e Percorsi Abilitanti Speciali (PAS) un apposito modello, attraverso cui si chiederà la restituzione dei pagamenti effettuati.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): è assurdo che a distanza di anni dallo svolgimento di iperimpegnativi corsi universitari, un ministro della Repubblica italiana sostenga che averli frequentati non è servito e non servirà a nulla. Forse Giannini ha dimenticato che il 70 per cento delle 100 mila supplenze annuali, sottoscritte pure nel 2016, vengono affidate a questi docenti: anziché fare in modo di avviare il doppio canale di reclutamento che, in caso di mancanza di precari delle GaE, preveda che si attinga pure dalle graduatorie d’istituto, il Ministro si lascia andare a commenti infelici. Indicare, poi, il nuovo reclutamento scolastico previsto dalla Buona Scuola come la soluzione di tutto, è un altro errore: i tempi di pubblicazione della legge delega sono infatti decisamente lunghi. Chi ha speso tanto tempo e soldi per formarsi merita rispetto; se, invece, si vuole continuare a far finta che questi docenti non esistano e che siano dei fantasmi, ora pure frustrati, chiediamo allora allo Stato di restituire loro almeno i soldi del corso svolto: dai 3 mila ai 4 mila euro.
Prima il danno, ora anche la beffa. Diverse decine di migliaia di docenti precari abilitati all’insegnamento attraverso i TFA e i PAS, nel corso degli ultimi anni, sono stati danneggiati dalla mancata volontà del Governo di trovare loro una collocazione stabile. Anche nella legge di riforma sono stati clamorosamente esclusi dal piano nazionale straordinario di immissioni in ruolo. Ora, si devono anche sentire umiliati dal Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini che, in un’intervista pubblicata oggi su “Sette”, sostiene che tali corsi “sono fabbriche di illusioni, che hanno prodotto solo frustrazioni per chi li ha frequentati (pagando)”.
Il sindacato reputa gravi queste affermazioni del Ministro dell’Istruzione: quest’ultime vanno a mortificare, infatti, una lunga schiera di candidati insegnanti, la cui unica colpa è quella di aver partecipato a dei corsi abilitanti organizzati dall’amministrazione pubblica. Pensando, a torto, che dopo la loro formazione, come è avvenuto sempre in passato, anche per il decennio Ssis, lo Stato avrebbe creato anche le condizioni per valorizzarli professionalmente anziché abbandonarli al loro destino.
“Riteniamo assurdo che a distanza di anni dallo svolgimento di iperimpegnativi corsi universitari – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – un ministro della Repubblica italiana sostenga che averli frequentati non è servito e non servirà a nulla. Forse Giannini ha dimenticato che il 70 per cento delle 100 mila supplenze annuali, sottoscritte pure nel 2016, vengono affidate a questi docenti. Anziché fare in modo di avviare il doppio canale di reclutamento che, in caso di mancanza di precari delle GaE, preveda che si attinga pure dalle graduatorie d’istituto, il Ministro si lascia andare a commenti a dir poco infelici. In aggiunta, se si continua, poi, a indicare il nuovo reclutamento scolastico previsto dalla Buona Scuola come la soluzione di tutto, si va incontro a un altro errore: i tempi di pubblicazione della legge delega sono infatti decisamente lunghi e, nel frattempo, le nostre scuole hanno profondo bisogno di questi insegnanti”.
“Chi ha speso tanto tempo e soldi per formarsi – continua il sindacalista Anief-Cisal – merita rispetto. Per questo motivo, uno degli emendamenti alla Legge di Stabilitàda noi presentati riguarda proprio questa dinamica che va risolta e non abbandonata. Se invece le cose stanno così, se si vuole continuare a far finta che questi docenti non esistano o che siano dei fantasmi, ora pure frustrati, chiediamo allora allo Stato di restituire loro almeno i soldi del corso svolto. Sono cifre considerevoli che vanno dai 3 mila ai 4 mila euro: la nostra richiesta è tutt’altro che una provocazione”.
Nei prossimi giorni, Anief metterà a disposizione dei tanti docenti abilitati con Tirocinio Formativo Attivo (TFA) e Percorsi Abilitanti Speciali (PAS) un apposito modello, attraverso cui si chiederà la restituzione dei pagamenti effettuati alle università italiane, previo accordo con l’amministrazione scolastica, per iscriversi ai corsi, sostenere gli esami e conseguire l’abilitazione all’insegnamento: poiché, se il Ministro sostiene ora quel titolo non serva a nulla, almeno si dica loro che è stato un errore organizzarli e si restituisca la somma indebitamente sottratta.
La pubblicazione della legge delega sul reclutamento, inoltre, non avrà effetti immediati. Per non parlare del fatto che i nuovi assunti non acquisiranno la cattedra, ma dovranno realizzare un lungo periodo di tirocinio che potrebbe durare anche un triennio”.
Per approfondimenti:
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