Fissata all’11 gennaio la discussione in Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama del ddl n. 2630 di conversione in legge del decreto legge n. 244/2016. Entrambi i rami del Parlamento sono chiamati ad esaminare anche una serie di modifiche normative al testo approvato dal Governo a fine 2016, presentate dall’associazione sindacale Anief, finalizzate a riparare i danni organizzativi e alla didattica prodotti dagli ultimi provvedimenti in materia e che esploderanno il prossimo anno scolastico qualora non si adottassero i dovuti accorgimenti. Tra le modifiche chieste a favore di precari figurano l'inserimento degli abilitati nella fascia aggiuntiva GaE; il reclutamento di 20mila Ata e 8mila maestri d’infanzia, la stabilizzazione di 500 educatori in organico potenziato; il reclutamento dei vincitori dell'ultimo Concorso a cattedra, la validità delle Graduatorie di merito dove inserire tutti gli idonei all'organizzazione di prove suppletive dello stesso concorso per i candidati laureati o educatori ricorrenti; la cancellazione del limite-beffa di 36 mesi di servizio svolto per la stipula di contratti a termine. In ambito universitario e di ricerca, Anief reputa poi fondamentale assumere a tempo indeterminato i ricercatori lasciati da troppi anni nel limbo.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): seguire le nostre indicazioni permetterebbe di ridurre fortemente il precariato e fare in modo che si agevoli la continuità didattica e formativa dei nostri giovani, evitando, in tal modo, che i problemi organizzativi si ripercuotano negativamente sulla didattica e sulla formazione degli studenti. Nei prossimi giorni saranno, infatti, presentate ulteriori proposte al Governo e ai parlamentari, sempre attinenti allo spirito del provvedimento che non permette abrogazioni o soluzioni innovative se non già adottate attraverso precedenti provvedimenti similari.
Slitta a mercoledì 11 gennaio, alle ore 14,30, la discussione in Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama del ddl n. 2630 di conversione in legge del decreto legge n. 244/2016: si tratta del cosiddetto "milleproroghe", con scadenza fissata per il 28 febbraio, recante una serie di operazioni tra cui la proroga e la definizione dei termini che riguardano anche il mondo della scuola. Entrambi i rami del Parlamento sono chiamati ad esaminare anche una serie di modifiche normative al testo approvato dal Governo a fine 2016, presentate dall’associazione sindacale Anief, finalizzate a riparare i danni organizzativi e alla didattica prodotti dagli ultimi provvedimenti in materia e che esploderanno il prossimo anno scolastico qualora non si adottassero i dovuti accorgimenti.
Fondamentale sarà tutelare tanti docenti precari della scuola abilitati all’insegnamento: iniziando a prevedere, per loro, la riapertura delle Graduatorie ad esaurimento attraverso l'inserimento in una fascia aggiuntiva, considerato che la loro formazione è analoga a chi li ha preceduti; il Ministero dell’Istruzione si ostina, tra l’altro, a voler riaprire le graduatorie solo fra due anni e vi sono già diverse classi di concorso senza più candidati, in presenza di migliaia di posti vacanti; il Concorso a cattedra per 63mila posti, non ancora concluso, non coprirebbe poi almeno 20mila cattedre vacanti a causa del numero eccessivo di candidati respinti dalle commissioni (e per questo motivo si richiede anche il reclutamento di tutti i vincitori e idonei dell'ultimo “concorsone”, da collocare nelle rispettive Graduatorie di merito).
Tra i provvedimenti urgenti richiesti dal giovane sindacato c’è anche quello del reclutamento di 20mila Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari della scuola) e 8mila docenti della scuola dell’infanzia, nonché la stabilizzazione di 500 educatori, all’interno di organico appositamente potenziato: “è un’operazione fattibilissima – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – perché basterebbe ricavare i posti da quelli oggi erroneamente messi in organico di fatto ma che in realtà hanno tutti i requisiti per essere posti su quello di diritto. Ad iniziare dal sostegno, dove ci sono quasi 40mila cattedre considerate al 30 giugno, però prive di titolare e quindi assegnabili a tutti gli effetti per nuove immissioni in ruolo”.
Sempre in tema di personale precario, l’Anief chiede di rivedere la norma che introduce il limite di 36 mesi alla stipula di contratti a tempo determinato, la quale aggira la soluzione al problema all’abuso di contratti a tempo determinato nella scuola statale italiana, per la quale rimangono aperte le infrazioni in seno alla Corte di Giustizia Europea in materia: dire a un docente precario che dopo tre anni di servizio non può più insegnare, infatti, rappresenta il ribaltamento di quanto sostiene l’UE, che combatte da quasi vent’anni l’abuso di precariato. Si andrebbe, dunque, a violare quel principio meritocratico alla base dell’individuazione degli aspiranti docenti, in quanto impedirebbe a chi ha un punteggio maggiore (come noto, derivante prevalentemente da una maggiore anzianità di servizio) di stipulare contratti a tempo determinato, che andrebbero invece assegnati ad aspiranti con punteggio ed anzianità di servizio minori.
Il tema del precariato da abbattere riguarda anche l’ambito universitario, con Anief che reputa sempre più impellente la necessità di assumere a tempo indeterminato i tanti ricercatori posti da troppo tempo in una assurda situazione di limbo, creando per loro un apposito un albo nazionale. Si tratterebbe di un primo livello di collocazione, fondamentale anche ai fini della ricerca, oltre che per la nostra didattica accademica.
“I parlamentari hanno la possibilità di prendere in considerazione le necessità da noi poste, attraverso cui si raggiungerebbe - conclude Pacifico - un doppio obiettivo: ridurre fortemente il precariato e fare in modo che si agevoli la continuità didattica e formativa dei nostri giovani. Evitando, in tal modo, che i problemi organizzativi si ripercuotano negativamente sulla didattica e sulla formazione degli studenti. Nei prossimi giorni saranno, infatti, presentate ulteriori proposte al Governo e ai parlamentari, sempre attinenti allo spirito del provvedimento che non permette abrogazioni o soluzioni innovative se non già adottate attraverso precedenti provvedimenti similari”.
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