Anief apprezza lo sforzo dell’esecutivo di rendere obbligatorie le attività di alternanza Scuola-Lavoro negli ultimi tre anni di tutti gli istituti tecnici e professionali. E approva l’idea del Ministro Stefania Giannini di potenziare il valore, in sede di esami conclusivi del secondo ciclo, delle esperienze svolte dagli studenti negli ambiti produttivi e culturali.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): è un modello che in Germania funziona. Se sostenuto con investimenti adeguati, contando pure sul sostegno del Ministero del Lavoro, non potrà che ridurre il drammatico dato dei 700mila giovani tra i 15 ed i 25 anni che oggi in Italia non studiano e non lavorano. Ad iniziare dal Sud, dove lo sforzo dovrà essere doppio.
“Fa bene il Governo ad investire sulle esperienze di stage durante il triennio finale della scuola superiore. Come fa bene il Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, a puntare su una maturità più incentrata sul mondo reale”. A dichiararlo è Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, dopo aver preso atto della volontà delle istituzioni di potenziare le attività di collegamento del mondo scolastico con quello produttivo.
Le proposte, contenute nelle linee guida di rilancio della Scuola proposte dal Governo, di rendere obbligatorie le esperienze di alternanza Scuola-Lavoro negli ultimi tre anni di tutti gli istituti tecnici e professionali per almeno 200 ore l'anno, di estendere l'impresa didattica e il potenziamento delle esperienze di apprendistato sperimentale, hanno il pieno appoggio dell’Anief. Ancora di più se gli alunni impegnati nello stage venissero remunerati, anche a livello simbolico, e affiancati da un formatore che li segue nelle loro attività.
“L’apertura del Governo ad ampliare queste esperienze, confermata dalla volontà del Ministro, Stefania Giannini, di valorizzare nell’esame di maturità le esperienze svolte dai giovani nelle aziende, nel mondo produttivo o nelle istituzioni culturali – dichiara Pacifico – rappresentano delle soluzioni finalmente strategiche per migliorare l’efficacia formativa. Si tratta di un modello che in Germania funziona. E che, se bene avviato, con investimenti e finanziamenti adeguati, contando pure sul sostegno del Ministero del Lavoro, non potrà che ridurre il drammatico dato dei 700mila giovani tra i 15 ed i 25 anni che oggi in Italia non studiano e non lavorano”.
Anief ritiene, inoltre, che laddove il tessuto industriale risulti carente, in particolare nelle aree del Sud dove non sono presenti aziende per poter far svolgere materialmente gli stage, lo sforzo dello Stato debba essere doppio: “in queste aree, l’investimento prospettato dal Governo – continua il presidente Anief – non dovrà limitarsi ad incrementare orientamento, classi ed istituti, poiché nei tecnici e professionali gli abbandoni dei banchi sono elevati, ma anche a dare impulso alle doti naturalistiche, artistiche, storiche che rendono unico il nostro Paese, simbolo dell’universale umano, degno di una cittadinanza mondiale come lo dimostrano i tantissimi siti italiani riconosciuti dall’Unesco”.
“Per completare l’opera di risanamento scolastico e di inserimento dei giovani nel mondo del lavoro – conclude Pacifico – sarebbe poi anche utile riabilitare una vecchia legge proposta dall’ex Ministro dell’Istruzione, Luigi Berlinguer, che 15 anni fa aveva ben compreso l’importanza di elevare l'obbligo formativo a 18 anni. Con tanti giovani che, in tal modo, verrebbero sottratti alla devianza, per essere dirottati nelle scuola o direttamente in quelle aziende dove oggi giustamente il Governo gli vuole far fare esperienza”.
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