Anief replica alle dichiarazioni rilasciate oggi dal Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, secondo cui l'idea di un azzeramento totale degli scatti di anzianità, è sicuramente da discutere e negoziabile: niente diktat, gli aumenti stipendiali automatici, che per i lavoratori della scuola rimangono l’unica forma di carriera professionale, vanno assolutamente mantenuti in vita.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): su questo punto non c’è alcun margine di trattativa. Gli ultimi governi hanno fatto a gara per impoverire la categoria, privandola anche dell’indennità di vacanza contrattuale fino al 2018 (con un danno economico che sfiora i 9mila euro a lavoratore): preludio alla proroga del rinnovo del contratto collettivo nazionale anche per i prossimi tre anni. Gli aumenti automatici rimangono l’ultimo baluardo, che va tenuto in vita a tutti i costi.
“Gli stipendi del personale della scuola si sono così sgonfiati da attestarsi oggi tra i 4 e 5 punti sotto l’inflazione: annullare gli scatti di anzianità significherebbe farli sprofondare ulteriormente”. Così risponde Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, alle dichiarazioni rilasciate oggi dal Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, al termine di un'audizione su un affare assegnato alla Commissione Istruzione al Senato, a proposito del fatto che "l'idea di un azzeramento totale degli scatti di anzianità”, il punto più dibattuto nell'esito della consultazione La Buona Scuola, “è sicuramente da discutere e negoziabile”.
L’Anief su questo punto fa sapere sin d’ora che qualora riuscisse a prendere posto al tavolo delle trattative sindacali con il Miur, a seguito del rinnovo delle Rsu della scuola in programma all’inizio del prossimo mese di marzo, non accetterà alcun diktat: gli aumenti stipendiali automatici, che per i lavoratori della scuola rimangono l’unica forma di carriera professionale, vanno assolutamente mantenuti in vita.
“Da parte nostra – continua Pacifico - non ci sono margini di trattativa. Non va infatti dimenticato che i vari Governi che si sono succeduti negli ultimi anni, prima quello del premier Mario Monti, poi di Enrico Letta e ora di Matteo Renzi, hanno tutti disposto delle norme ‘capestro’ per mantenere gli stipendi ai valori del 2009 prorogando il congelamento dell’indennità di vacanza contrattuale: tanto è vero che i nostri dipendenti della scuola, in linea con gli altri comparti pubblici, non potranno usufruirne sino al 2018. Si tratta, tra l’altro, di un danno economico tutt’altro che irrisorio: per la sola mancata assegnazione delle vacanza contrattuale, tra tre anni, lo Stato sarà debitore nei confronti degli insegnanti di quasi 9mila euro, derivanti dalla non assegnazione di 53 euro in media al mese”.
“Il punto – dice ancora il sindacalista Anief-Confedir – è che siccome la vacanza contrattuale rappresenta un anticipo del rinnovo di contratto di categoria, è evidente che da parte di chi ci governa non c’è alcuna intenzione di aumentare gli stipendi attraverso il binario naturale del nuovo disposto contrattuale nazionale finalmente adeguato alla dignità di chi svolge la prestazione d’opera. Come del resto disposto per legge, ad iniziare dalla Costituzione. Ed è per questo motivo che sugli scatti di anzianità non si transige: perché rimangono l’ultimo baluardo per non fare scivolare gli stipendi ancora più sotto il costo della vita”.
Per dare sostanza a quanto detto, il sindacato ricorda la retribuzione lorda di un insegnante della scuola secondaria di primo grado neo-assunto in Italia è di 24.141 euro (meno di 1.300 euro nette al mese), a fronte a media europea è di 26.852 euro. A fine carriera, già con gli attuali scatti stipendiali il gap diventa maggiore: 45.280 euro nella media dell'UE contro 36.157 in Italia, il 25 per cento in meno che arriva al 30 per cento nella secondaria di secondo grado. Con ritardi rispetto ad alcuni Paesi, come la Germania, che sfiorano il 50%. Figuriamoci dove potrà arrivare il divario se si cancellano pure gli aumenti automatici.
“L’Anief ribadisce che se davvero si vuole voltare pagina, valorizzando finalmente la scuola e chi vi opera, è arrivato il momento di dire basta alla realizzazione degli obiettivi di invarianza finanziaria a danno della categoria: già con il Contratto collettivo di lavoro, sottoscritto il 4 agosto 2011, si è già dato uno scossone al modello degli scatti stipendiali, andando a sacrificare, con l’accordo di quasi tutti i sindacati rappresentativi, il primo “gradone” dei neo-assunti. Che così oggi per percepire un aumento in busta paga – conclude Pacifico - deve aver accumulato 13 anni di pre-ruolo: commettere lo stesso errore, stavolta per tutti i dipendenti della scuola, sarebbe diabolico”.
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