Anief: malgrado l’accertato logorio professionale, al personale della scuola invece il Governo continua a negare qualsiasi riduzione dei requisiti: via 10 anni dopo!
Dopo settimane di apparente apertura verso una manovra tesa a riequilibrare le rigidità del nuovo sistema pensionistico, con le Commissioni lavoro del Parlamento impegnate sulla praticabilità dei sistemi di flessibilità e penalizzazioni per permettere l’uscita dal lavoro anticipata anche al personale della scuola, nelle ultime ore dai ministri dell'Economia e del Welfare è arrivata la doccia fredda: il Governo Letta non adotterà alcuna deroga per docenti e Ata, perché attuarla rischierebbe di stravolgere l’avviato piano di “sostenibilità di lungo periodo della finanza pubblica italiana”.
Anief reputa questa scelta ingiusta, perché non tiene conto del logoramento professionale e dell’alta percentuale di casi di burnout tra i lavoratori della scuola. Ma è anche una decisione discriminante. Vale la pena ricordare, infatti, che in Italia esistono delle categorie di lavoratori che continuano a mantenere dei requisiti pensionistici fortemente ridotti: lo stesso Inps lo scorso 10 gennaio, con la comunicazione n. 545, ha ricordato che seppur adeguando i requisiti agli incrementi della speranza di vita per l’accesso alla pensione di anzianità, il personale appartenente al comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico continua a fruire di “tetti” decisamente di vecchio stampo: per questi lavoratori, infatti, i requisiti per l’accesso al pensionamento “a decorrere dal 1° gennaio 2013 e fino al 31 dicembre 2015 l’accesso al pensionamento anticipato prevede il raggiungimento di un’anzianità contributiva non inferiore a 35 anni e con un’età di almeno 57 e anni e 3 mesi”. Addirittura è stato mantenuto, anche se per una minima parte di lavoratori, “il raggiungimento della massima anzianità contributiva corrispondente all’aliquota dell’80%, a condizione essa sia stata raggiunta entro il 31 dicembre 2011 (attesa l’introduzione del contributivo pro-rata dal 1° gennaio 2012), ed in presenza di un‘età anagrafica di almeno 53 anni e 3 mesi”.
Per i dipendenti che operano nei settori sicurezza, difesa e soccorso pubblico, continua dunque ad essere valida la soglia corrispondente a “quota 92”, derivante dalla somma dell’età anagrafica e contributiva. Mentre per quelli della scuola non c’è verso per far accettare la “quota 96”, che avrebbe spalancato le porte della pensione ai circa 3.500 che nel settembre del 2011 avevano iniziato l’anno scolastico sicuri di andare in pensione.
Il sindacato non ha nulla da eccepire sulla volontà del Governo di mantenere in essere tali agevolazioni, sicuramente legate a professioni fortemente logoranti. Per quale motivo, però si ostina a negare ai dipendenti della scuola di lasciare il servizio mediamente dieci anni dopo questi colleghi? L’Anief ricorda, inoltre, che nella scuola i docenti con oltre 20-25 anni di anzianità potrebbero anche non necessariamente essere collocati in pensione, ma anche rimanere in servizi come tutor-formatori degli ultimi assunti. Non gravando, in tal modo, sulla previdenza e aprendo le porte alla staffetta generazionale.
A questo punto, il sindacato confida nella decisione che il prossimo 17 novembre prenderà la Corte Costituzionale proprio sulla legittimità dello stop alla pensione per i cosiddetti ‘Quota 96’ della scuola. Dopo l’ordinanza del giudice del lavoro di Siena e la sospensione del giudizio disposta dalla Corte dei Conti dell’Emilia Romagna e della Puglia, la Consulta sarà infatti chiamata a discutere sulla sospetta violazione degli articoli 2, 3, 11, 38, 97, 117 1 comma e dell’art. 6 della Cedu in riferimento all’art. 24 del decreto legge n. 201 del dicembre scorso convertito dalla legge n. 214/11. A tal proposito è bene ricordare che una deroga (per l’anno 2013-2014, come previsto dall’art. 14 comma 20-bis, della legge 135/12) è prevista, ma solo per il personale che risulterà sovrannumerario a seguito dei processi di mobilità determinati per quest’anno scolastico.