Approvato il piano di riduzione anche negli istituti statali «Orazio» di Bari, «Garibaldi» di Napoli e «Telesi@» di Telese Terme, oltre che agli istituti paritari «Esedra» di Lucca e «Visconti» di Roma. Anief reputa inconcepibile cancellare un anno di offerta formativa: così non si fa altro che incrementare i già altissimi tassi di dispersione scolastica e di Neet. Marcello Pacifico (Anief-Confedir): l’amministrazione si tolga dalla testa l’idea di cancellare 40mila cattedre e risparmiare oltre un miliardo di euro. Se si vuole veramente fare del bene ai nostri studenti, le operazioni da attuare sono tre: anticipare l’inizio della scuola a 5 anni, estendere l’obbligo formativo sino alla maggiore età e introdurre in modo organico l’alternanza scuola-lavoro nel triennio delle superiori.
Il Miur continua la sua opera di avvicinamento alla riduzione di un anno della scuola superiore: l’anno prossimo il dicastero di Viale Trastevere ha autorizzato la sperimentazione del percorso di studi di 4 anni, anziché 5, agli istituti statali «Orazio» di Bari, «Garibaldi» di Napoli e «Telesi@» di Telese Terme, oltre che agli istituti paritari «Esedra» di Lucca e «Visconti» di Roma. Il via libera si va ad aggiungere a quelli dell’anno in corso accordati gli istituti paritari «Olga Fiorini» di Busto Arsizio, «San Carlo» di Milano e «Guido Carli» di Brescia.
L’autorizzazione alla sperimentazione è stata comunicata ufficialmente dal sottosegretario all’Istruzione Angela D’Onghia nel corso della risposta, in VII Commissione alla Camera, all’interrogazione dell’on. Gianluca Vacca (M5S) che ha chiesto come mai “sul portale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca non siano reperibili i decreti ministeriali che riguardano la sperimentazione dei percorsi di studi per le scuole secondarie di II grado attraverso l'abbreviazione del percorso di studi da cinque a quattro annualità” e “se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, prima di avviare progetti di sperimentazione che prevedono l'abbreviazione del percorso di studi da cinque a quattro annualità, che sia opportuno un coinvolgimento delle Commissioni parlamentari competenti”.
Il sottosegretario D’Onghia ha spiegato che in ogni caso “la sperimentazione dovrà garantire agli alunni, anche mediante il ricorso alla flessibilità didattica e organizzativa consentita dall'autonomia scolastica, il raggiungimento degli obiettivi specifici di apprendimento e delle competenze previsti per il quinto anno della scuola secondaria superiore”, ma anche che “è in corso la fase istruttoria di valutazione per analoghe proposte presentate da altre istituzioni scolastiche, sia statali che paritarie”.
Anief ritiene questa ultima ammissione decisamente indicativa sulle intenzioni del Ministero dell’Istruzione di arrivare ad autorizzare la riduzione del percorso formativo superiore ben oltre l’attuale decina di istituti scolastici. Ma soprattutto teme che voglia allargare la sperimentazione della didattica con i tempi di apprendimento compressi a tutte le scuole superiori italiane: già il Governo Monti aveva quantificato un risparmio nazionale, attraverso la sparizione di 40mila docenti oggi impegnati nelle classi quinte di tutte le superiori d'Italia, pari a 1 miliardo e 380 milioni di euro.
“Non riusciamo a comprendere – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – come l’amministrazione scolastica possa continuare a insistere sul progetto di riduzione delle superiori. È infatti provato che la riduzione dell’offerta formativa e del tempo scuola non farebbe che acuire il problema degli abbandoni scolastici, con Sicilia, Campania, Calabria e Puglia dove vi sono aree con il 45% di studenti che non arrivano al diploma. Il tutto in Italia è aggravato dall’alta presenza di Neet, che nel 2012, come ha rilevato il Cnel, sono arrivati a 2 milioni 250 mila, praticamente un giovane su quattro tra i 15 e i 29 anni”.
Per il sindacato le strade da intraprendere sono altre: occorre estendere l’istruzione a 13 anni, allargando l’obbligo scolastico dagli attuali 16 fino ai 18 anni di età, in modo da ‘coprire’ tutti i cicli scolastici, sino al conseguimento del diploma di maturità. Per superare così l’obbligo scolastico oggi fermo a 16 anni. Ma bisogna anche aprire all’alternanza scuola-lavoro in modo organico, per coinvolgere tutti gli studenti impegnati nel triennio finale delle superiori. E, infine, anticipare l’inizio della scuola a 5 anziché 6 anni.
“Solo così – continua Pacifico –, anticipando l’inizio della scuola, specializzando gli studenti e estendendo l’obbligo formativo, si agirebbe su quel 36% di giovani che oggi non si iscrivono a un corso di laurea e non lavorano. Recuperando i 50mila 15enni che ogni anno lasciano i banchi proprio quando cade l’obbligo di frequenza. E si invertirebbe la tendenza crescente di giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano. Si tratta di numeri purtroppo altissimi. Che non si contrastano di certo riducendo di un anno le superiori”.
Per approfondimenti:
Record abbandoni e neet, serve riforma: primaria a 5 anni e obbligo fino a 18