Anief è contraria, perché sempre meno diplomati che escono dalle superiori continuano il percorso formativo all’Università: quasi 200mila giovani rischierebbero ogni anni di diventare nuovi Neet. Marcello Pacifico (Anief-Confedir): la vera riforma dei cicli passa per l’estensione dell’obbligo formativo sino alla maggiore età. Siamo d’accordo, invece, sul potenziamento dell’apprendistato, ma a patto che ai tirocinanti venga assegnata una retribuzione minima.
Dal Cantiere scuola, in corso a Terrasini, il Partito Democratico sta discutendo anche della riforma dei cicli scolastici: l’obiettivo è soprattutto quello ridurre l’alta percentuale di giovani che lasciano i banchi prima di arrivare al diploma di maturità. Il dibattito si sta concentrando sull’ipotesi di accesso anticipato di un anno all’Università, come avviene già in alcuni Paesi moderni. In tal caso, però, la scuola superiore si ridurrebbe a quattro anni anziché cinque. Allargando a tutti gli istituti italiani la sperimentazione, autorizzata dal Miur, oggi in atto in alcun scuole superiori statali e parificate.
Anief ritiene che riducendo il percorso della scuola superiore non si risolleverà il livello dell’offerta formativa, né tantomeno si risolverà il problema dell’abbandono scolastico: in questo modo non si farebbe altro che anticipare di un anno l’uscita dal percorso formativo di quasi mezzo milione di studenti. Ma poiché sempre meno diplomati, poco più della metà, continuano il percorso formativo all’Università, buona parte dei 200mila giovani rimanenti rischierebbero di diventare nuovi Neet: considerando le difficoltà oggettive nel trovare un impiego, questi ragazzi avrebbero alte possibilità di aggiungersi ai 2 milioni e 200mila giovani che, come ricordato in questi giorni da un’ampia ricerca di Tuttoscuola, costano allo Stato italiano “32,6 miliardi di euro l’anno”.
“La mossa vincente per ridurre il numero di giovani che non studiano e non lavorano – dichiara da Terrasini Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – rimane l’estensione dell’obbligo formativo sino alla maggiore età: i ragazzi e le famiglie devono essere accolti nelle nostre scuole per tutta la durata degli studi superiori. Bisogna fare attenzione ad introdurre riforme dagli effetti incerti”.
Decisamente più utile sarebbe l’idea, prospettata sempre nel corso dei convegni in svolgimento alla Città del Mare di Terrasini, di introdurre un apprendistato più “spinto”, sulla scia di quelli attuati in altri Paesi ma anche nella nostra provincia autonoma di Bolzano. “È una soluzione che il nostro sindacato sta caldeggiando da tempo – dice ancora Pacifico – perché per alzare le percentuali di assunzioni tra i giovani occorre prima di tutto produrre diplomati già specializzati e con un minimo di esperienza professionale acquisita. Sia ben chiaro, però, che tutti i tirocini presso le aziende dovranno prevedere un minimo di retribuzione per i giovani che li condurranno”.
Durante gli interventi tenuti a Terrasini, si è parlato anche di riforma delle classi di concorso degli insegnamenti. A tal proposito, Anief ricorda che qualsiasi intervento in questa direzione deve tenere conto delle competenze dei docenti. “Occorre inoltre ripensare le discipline di insegnamento sulla base del tessuto economico del Paese, prendendo come riferimento le professionalità richieste dal territorio. Il sindacato, ribadisce, infine la necessità di prevedere organici di personale maggiorato, sia di docente che di Ata, nelle zone d’Italia dove – conclude il sindacalista Anief-Confedir - è maggiore il rischio dispersone scolastica e dove latitano i servizi di supporto ai cittadini”.
Per approfondimenti:
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