“Lo Stato, per iniziare, versi 10.000 euro di arretrati a un milione di docenti e ata, precari e di ruolo dal 2006”. Così risponde il sindacato all’ultimo intervento del ministro Giannini al meeting di Rimini, riportato dalla stampa specializzata. Non si può mortificare il lavoro di professionisti che rispetto ai colleghi europei hanno già dovuto affrontare troppi sacrifici. Prima della pensione, i docenti dell’area Ocse guadagnano 8.000 euro in più all’anno di quelli italiani.
Pacifico (Anief-Confedir): la valutazione non può annullare la dignità.
“Di docenti ordinari, esperti o senior – afferma Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – se ne può parlare, così come di incentivi a chi lavora di più nella scuola e per la scuola; ma le regole devono essere trasparenti, determinate dalla legge e ancorate a parametri condivisi che non possono, comunque, prevedere uno stipendio inferiore all’aumento del costo della vita, o coperto da ulteriori tagli o risparmi di settore che ricadono sui servizi offerti ai cittadini”.
Negli ultimi 8 anni l’inflazione è cresciuta del 12% rispetto agli aumenti (8%) degli ultimi contratti scaduti nel 2009. Da allora, gli aumenti di stipendi già pagati per il 2010-2012 non sono stati per niente adeguati all’aumento del costo della vita e sono stati erogati soltanto grazie al taglio di posti di lavoro (ben 50.000) e delle attività aggiuntive di insegnamento (MOF). Per non parlare, peraltro, della costante violazione della normativa comunitaria, che porterà nei prossimi mesi a un ricorso della Commissione UE contro l’Italia per il mancato pagamento degli scatti di anzianità ai precari dopo l’ultimatum scaduto a gennaio scorso.
“Prima di parlare di carriera – dichiara il presidente Anief – il ministro Giannini farebbe bene a chiedere al ministro Padoan di certificare nella prossima legge di stabilità le risorse per pagare gli aumenti base di stipendio per il personale della scuola, come avveniva fino al 2009 con arretrati compresi. L’ARAN ha certificato aumenti nel privato del 18%, in media il doppio di quelli avvenuti nella scuola. È arrivato il momento – conclude Pacifico – di cambiare per non dover fare decidere ai giudici anche sul contratto di lavoro”.