Il Governo intende restituire solo una piccola parte, un ridicola una tantum, relativa al 2012/2013, con una incidenza che varia dal 40% al 10% degli aumenti bloccati indicizzati all’inflazione, dimenticando pure gli assegni superiori ai 3.000 euro. Dai calcoli del sindacato risulta che gli arretrati spettanti ai lavoratori arrivano a superare i 5mila euro. E la perdita a regime i 2mila euro l’anno.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): la rivalutazione delle pensioni doveva essere reale e retroattiva, come ha indicato la Corte Costituzionale, che con la sentenza 70/2015 ha di fatto annullato integralmente il blocco sulle indicizzazioni senza fare alcuna distinzione tra i diversi redditi. Se proprio l’Esecutivo voleva intraprendere una strada diversa, avrebbe dovuto approvare una nuova legge e non introdurre un decreto imperfetto.
È illegittimo il decreto sul recupero delle pensioni non indicizzate, emesso dal Consiglio dei ministri il 18 maggio: lo ha appurato il sindacato, che ha predisposto i ricorsi attraverso cui recuperare il 100% della perequazione, che corrispondono ad assegni superiori ai 1.500 euro. In base a quanto deciso, il Governo intende restituire, infatti, solo una piccola parte, una ridicola una tantum, relativa al 2012/2013, con una incidenza che varia dal 40% al 10% degli aumenti bloccati indicizzati all’inflazione, dimenticando pure gli assegni superiori ai 3.000 euro.
Inoltre, degli anni successivi non c’è traccia nel provvedimento. E per quanto riguarda il futuro, le cose non vanno meglio: dal 2016, infatti, verranno assegnati appena 15 euro mensili di aumento che soltanto per la fascia più bassa rappresentano una cifra a dir poco irrisoria se si pensa che erano dovuti 98 euro. Alla luce di tutto ciò, il sindacato Anief, assieme a Cisal, Confedir e Radamante, ha deciso di avviare ricorsi specifici in tribunale, contro il blocco delle indicizzazioni sulle pensioni superiori a tre volte il minimo, attraverso cui ottenere le quote spettanti: si parte da 3.000 euro di arretrati e circa 1.000 euro annui ulteriori a regime per assegni di quiescenza pari a 1.700 euro.
Il danno economico dei pensionati coinvolti è notevole: dai calcoli del sindacato risulta che gli arretrati spettanti ai pensionati arrivano a superare i 5mila euro. E la perdita annuale, a regime, i 2mila euro. Anche coloro che percepiscono una fascia di reddito di 1.700 euro, ad esempio, si ritroveranno, anche dopo l’una tantum percepita, a perdere 2.959. E oltre 1.000 come differenza annuale a regime.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, “la rivalutazione delle pensioni doveva essere reale e retroattiva, come ha indicato la Corte Costituzionale, che ha di fatto annullato integralmente il blocco sulle indicizzazioni senza fare alcuna distinzione tra i diversi redditi. Se proprio l’Esecutivo voleva intraprendere una strada diversa, avrebbe dovuto approvare una nuova legge e non introdurre un decreto imperfetto. Per questo, siamo pronti a dare battaglia nei tribunali della Repubblica”.
Anief tiene a ricorda che dalla parte dei lavoratori non ci sono delle opinioni o interpretazioni di parte, ma la sentenza della Corte Costituzionale n. 70/2015, che va eseguita con effetto immediato. Gli interessati a impugnare il blocco delle indicizzazioni sulle pensioni superiori a tre volte il minimo e la decisione del Governo italiano di conferire una quota forfettaria, possono già ora scaricare il modello di diffida e inviarlo, tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, alla direzione provinciale Inps di competenza. Coloro che vogliono avere ulteriori informazioni o aderire per altre vie al ricorso, possono scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., oltre che contattare il sindacato o la confederazione di appartenenza.
La tabella elaborata dall’Ufficio Studi Anief sul danno economico prodotto ai pensionati a seguito della decisione presa dal CdM il 18 maggio di attuare solo lo spirito della sentenza della Consulta 70/2015.
Esempio di fascia |
Assegno percepito * |
Assegno spettante * |
Arretrati spettanti * 2012/14 |
Una Tantum Decreto |
Differenza a credito |
Anno 2015 |
Totali arretrati spettanti |
Aumento spettante anno 2016 |
Aumento concesso anno 2016 |
Differenza spettante mensile |
Differenza annuale a regime |
1 |
1.700 |
1.821 |
2.439 |
754 |
1.685 |
1.274 |
2.959 |
98 |
15 |
83 |
1.079 |
2 |
2.200 |
2.347 |
2.584 |
464 |
2.120 |
1.612 |
3.732 |
124 |
8 |
116 |
1.508 |
3 |
2.700 |
2.865 |
3.068 |
278 |
2.790 |
1.898 |
4.688 |
146 |
5 |
141 |
1.833 |
4 |
3.000 |
3.176 |
3.333 |
0 |
3.333 |
2.054 |
5.387 |
158 |
0 |
158 |
2.054 |
*Fonte: Corriere della Sera, 19 maggio 2015, p. 3
Per approfondimenti:
Trattamenti pensionistici e beneficiari: un'analisi di genere - ISTAT
Pensioni, potere d'acquisto in caduta libera (‘Corriere della Sera’ del 16 febbraio 2013)
Istat, al 41% dei pensionati meno di mille euro al mese (‘La Repubblica’ del 5 dicembre 2014)
Pensioni, ecco che cosa cambierà (‘Corriere della Sera’ del 7 dicembre 2014)
Pensioni: il Governo promette soluzioni per Quota 96, ma nell’attesa siamo arrivati a Quota 103
Riforma pensioni: pensionamento a 62 anni con 35 anni di contributi (‘Orizzonte Scuola’ del 19 marzo 2015)
Riforma Pensioni, Poletti svela le due proposte allo studio del Governo (‘Pensioni Oggi’ del 15 maggio 2015)
21 maggio 2015 Ufficio Stampa Anief