Sono diversi i siti siciliani che d’ora in poi, si aggiungeranno a quello straordinario paesaggio culturale italiano che nelle sue vesti naturalistiche, artistiche, storiche, è considerato da tutti gli esperti come unico e simbolo dell’universale umano, degno di una cittadinanza mondiale.
Secondo Marcello Pacifico, sindacalista e docente a contratto di Storia medievale, ogni monumento è il risultato delle società storiche d’imporre una propria immagine ai posteri: sta a noi cogliere questi segni. Per riprendere quei legami culturali, politici, economici, religiosi che hanno contraddistinto la terra siciliana e lo spazio euro-mediterraneo medievale. Perché questi luoghi straordinari diventino simbolo di un incontro tra civiltà, in un mondo preda del terrore e sordo agli appelli accorati alla pace, più volte rivolti anche da Papa Francesco.
“Le decisione del Comitato del Patrimonio Mondiale Unesco, riunita a Bonn, di dichiarare Palermo, Cefalù e Monreale patrimonio dell’Unesco è la vittoria di che crede in una società multi-culturale, nel dialogo tra cristiani e musulmani”: così dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief, segretario organizzativo Confedir e confederale Cisal, che da studioso della materia ha seguito fin dall’inizio il percorso che ha portato il patrimonio arabo-normanno a essere dichiarato patrimonio dell’umanità, partecipando a diverse conferenze in Italia e all’estero fin dalla presentazione della sua candidatura nel 2009 accolta dal Parlamento.
I monumenti siciliani inseriti nel patrimonio dell’Unesco sono diversi: Palazzo Reale, Cappella Palatina, San Giovanni degli Eremiti, chiesa della Martorana, San Cataldo, la Zisa, Ponte dell’Ammiraglio, la cattedrale di Palermo, quella di Cefalù e il duomo di Monreale. D’ora in poi, anche questi preziosi siti siciliani faranno parte di quello straordinario paesaggio culturale italiano che nelle sue vesti naturalistiche, artistiche, storiche, è considerato da tutti gli esperti come unico e simbolo dell’universale umano, degno di una cittadinanza mondiale.
“Ora questi monumenti, siano simbolo di un incontro tra civiltà, in un mondo preda del terrore e sordo agli appelli accorati alla pace, più volte rivolti anche da Papa Francesco”, incalza il sindacalista Anief-Confedir-Cisal, che è anche docente a contratto di Storiamedievale e autore di un saggio su Federico II e le Crociate.
“Ogni monumento è il risultato delle società storiche d’imporre una propria immagine ai posteri. Sta a noi cogliere questi segni. Per riprendere quei legami culturali, politici, economici, religiosi che hanno contraddistinto la terra siciliana e lo spazio euro-mediterraneo medievale. Perché – conclude Pacifico - nell’umanesimo della nostra civiltà possiamo sicuramente riscoprire la cultura di ieri, per costruirvi il futuro”.
Leggi l’articolo:
Palermo nel patrimonio Unesco: il percorso arabo normanno nella World Heritage List (La Repubblica, ed. Palermo)
Per ulteriori approfondimenti:
Sindacato: Anief presenta alla Confedir Mit una proposta di piano di sviluppo economico
6 luglio 2015
Ufficio Stampa Anief
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