Sono tanti i motivi che hanno portato ANIEF alla proclamazione dello sciopero del personale docente, ata ed educativo, in ruolo o precario, il primo giorno di lezione secondo quanto stabilito dai calendari regionali. Tutti all’insegna di un rientro davvero in sicurezza, con il personale e gli spazi che servono e senza scaricare le responsabilità addosso ai lavoratori della Scuola.
Marcello Pacifico (ANIEF): non potevamo firmare un protocollo sulla sicurezza nelle scuole che addirittura rappresenta un passo indietro rispetto allo scorso anno. Per questo la Scuola sciopera il primo giorno di lezione. Una scelta difficile ma necessaria per difendere il diritto di studenti, docenti e personale scolastico a lavorare in reali condizioni di sicurezza.
C’è il contestatissimo obbligo di green pass per accedere a scuola in cima ai motivi per cui ANIEF ha proclamato lo sciopero nel primo giorno di lezione. Un obbligo che prevede inaccettabili sanzioni per il personale che non si adegua e che vede ancor oggi un braccio di ferro sui tamponi gratuiti, senza limitazioni secondo il protocollo, ma riservati ai soli lavoratori fragili secondo una successiva nota ministeriale. E ancora si attende risposta sulla richiesta, inviata da ANIEF negli scorsi giorni, sulla possibilità di utilizzare i tamponi salivari per testare tutto il personale scolastico e gli studenti.
Ma la sicurezza a scuola non è solo questione di vaccini e tamponi. ANIEF lamenta l’assenza, ad oggi, di provvedimenti tesi ad una significativa riduzione del numero di studenti per classe, rimasta lettera morta nonostante le parole del ministro Bianchi negli scorsi mesi e necessaria non solo per il contrasto alla pandemia ma anche per garantire una didattica di qualità. Non basta intervenire sulle classi over 27 alunni come ha annunciato il ministro Bianchi ma formare classi con non più di 14 alunni per ogni 35 metri quadri. Manca la stabilizzazione di tutto il personale precario del sistema nazionale di istruzione attraverso il ripristino del doppio canale, anche con il coinvolgimento di tutte le fasce delle GPS, e unico modo per evitare che decine di migliaia di posti vacanti e disponibili rimangano senza titolare e vadano ancora una volta datoli a supplenza come è avvenuto ancora quest'anno rispetto a più di 110 mila assunzioni autorizzate, come ci chiede l'Europa. Nulla nemmeno sulla trasformazione dell’organico “Covid” in organico di diritto, o quanto meno in organico di fatto (ad oggi la normativa copre solo fino al 31 dicembre le esigenze di dotazione organica aggiuntiva delle scuole e per 40 mila unità rispetto alle 70 mila prima autorizzate) né sul versante del recupero delle sedi e dei plessi dismessi a causa del dimensionamento scolastico, misure entrambe indispensabili per garantire il distanziamento. Basti pensare che ogni alunno avrebbe diritto senza scomodare la pandemia a quasi due metri quadri di spazio per rispettare le regole sulla sicurezza, altro che classi pollaio. Come si fa poi a dire, per decreto legge, che ci si può levare la mascherina se siamo tutti vaccinati quando il contagio si diffonde anche tra i vaccinati?
Infine, tra i motivi dello sciopero, ANIEF rileva l’assenza di qualsiasi apertura che eviti il licenziamento dei diplomati magistrale assunti con riserva e che riassegni chi è già stato licenziato (magari per poi essere riassunto dalle graduatorie del concorso straordinario) alla scuola in cui si era stati immessi in ruolo in precedenza per garantire la continuità didattica, come anche il permanere di un vincolo triennale assoluto alla mobilità del personale docente neo assunto, al quale viene impedito non solo di chiedere il trasferimento ma anche di poter fare domanda di assegnazione provvisoria. E proprio il tema della mobilità, dei docenti ingabbiati diventa uno dei tanti punti di una piattaforma che pretende dal Governo risposte chiare e la riapertura di un confronto
“Dopo simili decisioni – commenta Marcello Pacifico, presidente ANIEF, non potevamo certamente firmare un protocollo sulla sicurezza nelle scuole che addirittura rappresenta un passo indietro rispetto allo scorso anno, ad esempio prevedendo una deroga al distanziamento di almeno un metro nei casi in cui le scuole non abbiano spazi sufficienti. Non siamo disponibili a sottoscrivere un documento che sostanzialmente dice che le cose vanno bene così come sono, mentre addirittura si scaricano sul personale, minacciato di sospensioni e pesantissime sanzioni pecuniarie, responsabilità che sono invece da ricercare in scelte politiche incapaci, dopo un anno e mezzo di pandemia, di segnare una vera svolta per il nostro sistema di istruzione. Per questo la Scuola sciopera il primo giorno di lezione. Una scelta difficile ma necessaria per difendere il diritto di studenti, docenti e personale scolastico a lavorare in reali condizioni di sicurezza”.
La proclamazione nel sito della Commissione di garanzia.