° Nel documento: “La buona scuola. Facciamo crescere il Paese” (quinta scheda)
A conclusione del capitolo I, il Documento-proposta illustra le misure con le quali il governo pensa di mettere ordine nel percorso formativo universitario di coloro che aspirano all’insegnamento, e annunzia che, chiusa la GAE con l’immissione in ruolo di tutti gli iscritti, tutte le successive assunzioni avverranno per concorso. Prima di entrare nel merito della questione, occorre segnalare (per amore di verità, e non perché vi siano possibilità che si torni ai corsi-concorsi) che la decisione di assumere mediante concorso - e non mediante la modalità realizzata con i nove cicli Ssis e con i due cicli TFA - inverte di 180 gradi la decisione di Luigi Berlinguer. Ovviamente questa inversione suscita disappunto in coloro che per abilitarsi hanno frequentato, previa preselezione (in tre prove che ha abbattuto non meno del 50% degli aspiranti) trecento ore di tirocinio e una ventina tra attività di studio ed esercitazioni laboratori (concluse tutte con esame di profitto), e infine hanno affrontato la prova concorsuale di abilitazione (in tre fasi). Negli ultimi anni dello scorso secolo, i più qualificati pedagogisti e docimologi ci spiegavano come la formula scelta da Berlinguer fosse migliorativa, rispetto al concorso, in quanto: - annullava l’alea e il nepotismo che condizionano l’esito dei concorsi; - rafforzava le competenze disciplinari e trasversali dei futuri docenti; - consentiva loro di fare centinaia di ore di esperienza diretta di tirocinio nelle classi scolastiche, per accertare e temprare l’attitudine didattica. Resta a noi incomprensibile la ragione (mai chiarita) per cui i su citati tre argomenti non valgano adesso (specialmente dopo l’esito raccapricciante delle preselezioni, decise sempre più incisivamente dal caso o dai tribunali amministrativi). Questo, comunque, non più argomento d’attualità e piuttosto che volgerci indietro vediamo come il documento-proposta ministeriale prospetta l’articolazione della formazione iniziale dei docenti. Citiamo dal paragrafo 1.8. “Il primo momento riguarderà la formazione vera e propria, e quindi il periodo universitario. Gli ordinamenti universitari dovranno realmente far sì che chi aspira a diventare docente possa iscriversi, nel proprio ramo di specializzazione, ad un biennio specialistico improntato alla didattica, a numero chiuso (cui si potrà accedere attraverso selezione rigorosa per esame e titoli). Nel corso del biennio di specializzazione, seguirà corsi di didattica e pedagogia, e materie mirate sul lavoro di formazione e crescita dei ragazzi…”. Desumiamo che, oltre che gli insegnamenti disciplinari e quelli “trasversali”, ai docenti universitari (che non hanno esperienza di insegnamento nelle scuole) si affiderebbero anche di condurre le attività laboratoriali e la riflessione sulla didattica. Non funziona ! Nei corsi-concorsi, queste attività erano affidate a personale scolastico collocato in semiesonero dal servizio di insegnamento in classe. Non potrebbe farsi l’analogo utilizzando l’Organico dell’Autonomia ? Il capitolo si conclude con la seguente frase: “Il secondo momento consisterà… in un semestre di tirocinio a scuola: il quasi-abilitato assisterà l’insegnante mentor e contribuirà a svolgere alcune attività nella scuola. Otterrà l’abilitazione… se riceverà una valutazione positiva da parte della scuola… Nel caso di valutazione negativa, potrà ripetere il tirocinio una seconda volta, in altra scuola. Nel caso in cui anche questa volta non dovesse andare bene il tirocinante avrà comunque conseguito la laurea…”. Il secondo capitolo (“Le nuove opportunità per tutti i docenti: formazione e carriera nella buona scuola”) si apre con l’avvertenza che il MIUR codificherà le competenze caratterizzanti i diversi stadi della carriera degli insegnanti. Passa, poi, a sviluppare il tema della formazione in servizio. Riportiamo: “La Formazione in servizio… raramente incoraggia un confronto interattivo… Spesso, inoltre, il livello di standardizzazione del pacchetto formativo determina la sua inefficacia…”. Il riferimento è, verosimilmente, all’offerta formativa di cui le scuole incaricano, per i corsi di aggiornamento, figure professionali esterne che possiedono specifiche qualifiche e competenze ma che, avendo poca o punto esperienza di insegnamento, non sanno come contestualizzare; da ciò la inefficacia dell’interazione tra chi si occupa direttamente di scuola e chi, estraneo, ne vive solo alcuni aspetti. Quale che sia il repertorio (albo, registro nazionale o qualcos’altro), nel quale i collegi dei docenti possano attingere per la formazione in servizio, occorre le qualifiche imprescindibili che i candidati devono possedere sono – a parte quelle professionali per le quali le scuole ritengono opportuno avvalersi del loro intervento – le esperienze educative e didattiche (titoli formalmente documentati); se, inoltre, si volesse riconoscere una priorità per la nomina, al personale interno alla scuola che, possedendo le competenze professionali richieste, manifestasse interesse, si eviterebbe di dirottare verso altri settori, le risorse economiche intestate alle scuole. Riprendiamo a citare dal documento: “Al docente dev’essere data l’opportunità di continuare a riflettere in maniera sistematica sulle pratiche didattiche; di intraprendere ricerche; di valutare l’efficacia delle pratiche educative e se necessario modificarle; di valutare le proprie esigenze in materia di formazione; di lavorare in stretta collaborazione con i colleghi, i genitori, il territorio…. Docenti continuamente formati all’innovazione didattica”; “… Potenziando e rendendo obbligatoria la formazione in servizio, con modalità nuove che valorizzino e mettano in rete gli innovatori naturali della nostra scuola, dando loro un ruolo di “guide decentrate dell’innovazione didattica”. “Un docente è il formatore più credibile per un altro docente”.“Un modello incentrato sulla formazione esperienziale tra colleghi, attraverso la creazione di una rete di formazione permanente dei docenti”.“Scommettere su decine di migliaia di docenti …a cui lo Stato chiede oggi di mettersi al servizio della scuola e dei colleghi.”. “La valorizzazione delle associazioni professionali dei docenti”. “Partenariati di ricerca tra scuole”. “Il ruolo cruciale riconosciuto, all’interno della singola scuola, agli “innovatori naturali”, che dovranno avere la possibilità di concentrarsi sulla formazione”. “Le reti di scuole individueranno un docente di riferimento per ogni rete: tale docente catalizzatore sarà referente per i propri colleghi e loro sostegno per le pratiche di innovazione didattica”. Concetti che evidenziano, negli estensori del documento-proposta, sfiducia nel modello tradizionale dell’aggiornamento dei docenti: testimoniano del convincimento che esperienza di insegnamento è imprescindibile nell’elaborazione delle strategie educative e didattiche e nella riflessione su esse. Questo capitolo si chiude prospettando un sistema (farraginoso e del tutto improponibile in qualche aspetto) di avanzamento nella carriera “per merito”; ce ne occuperemo nella prossima scheda.
° Conferenza "Copernicus per l'ambiente e la sicurezza umana - dalla ricerca alla gestione"
Inizierà alle ore 10 di dopodomani mattina, giovedì 18 settembre, a Tor Vergata, Via del Politecnico, Roma. Presenzieranno il Ministro Giannini, il Commissario europeo Nelli Feroci e i vertici dell'ESA e dell'ASI. Il dibattito, organizzato nell'ambito della Presidenza italiana del Consiglio dell'UE dalla Commissione europea, verterà sul contributo che il Programma spaziale Copernicus (di osservazione della terra) potrà dare alle politiche dell'U.E. in materia di ambiente, conservazione del patrimonio culturale, controllo delle frontiere e sorveglianza marittima, temi chiave per l'Europa e in particolare per i Paesi del bacino mediterraneo.