° La presa delle decisioni in ordine agli insegnanti: Si può scegliere la strada antica o la nuova
La sentenza della Corte di Giustizia – che condanna il governo italiano per la prassi illegale nella reiterazioni dei contratti a t.d. per i docenti - è arrivata nei termini perentori che, fin dal 2010, per prima, l’ANIEF aveva chiesto. La nostra associazione ha innovato lo stile dell’azione sindacale chiudendo ad ogni forma di collateralismo e concertativismo con l’Amministrazione; in tal modo ha ottenuto, per il personale scolastico, una serie di sentenze favorevoli, in ogni sede giudiziaria. Dalla magistratura italiana amministrativa e del lavoro ha ottenuto sentenze favorevoli sui tanti aspetti del contenzioso, il più clamoroso dei quali fu di fare imporre un comportamento ragionevole al MIUR sulla questione delle Graduatorie ad Esaurimento: ottenemmo sentenze favorevoli in tutti i gradi di giudizio e si dovette arrivare a interpellare la Consulta; la magistratura arrivò ad ordinare il commissariamento delle operazioni di nomina dei docenti, perché si rispettasse l’inserimento “a pettine” degli aventi diritto che avessero chiesto il trasferimento ad altra G.E. Con riferimento a questo ultimo braccio di ferro per l’assunzione dei precari, tra MIUR e ANIEF, chi volesse coglierne il senso, deve focalizzare il fatto che, da lustri, la stortura delle nomine a t.d. stava lì, ad incancrenire, come se sindacati e amministrazione non la vedessero, ed è stato necessario che i giovani dell’Anief - i più, ancora in formazione, nelle Ssis, per diventare insegnanti - si muovessero autonomamente in difesa del proprio futuro, e gridassero ai cortigiani, come nella favola di Andersen, “il re è nudo !”. Gridarono essere contrario allo spirito della Costituzione, che il lavoratore fosse tenuto nella condizione del postulante (il termine “precario” ha, nell’etimologia, “precor”): una condizione disumana, malgrado che qualche governante buontempone volesse incoraggiare gli “sfigati” spiegando che da precari non si sarebbero mai annoiati. Il precario, è vero, non conosce la monotonia, ma rischia la depressione se non vede la luce in fondo al tunnel della necessità di reinventarsi di continuo. Il precario della scuola è nella condizione del giocatore perdente al tavolo da poker: non può alzarsi senza lasciare tutto (gli abilitati in alcune classi di concorso hanno trascorso più di 10 anni, durante i quali facendo supplenze si sono precluse altre strade lavorative), e se, nella giostra del mercato del lavoro precario, accetta di fare un giro fuori dalla scuola (ad es., un contratto a progetto, o un master che non dà lavoro), dovrà poi chiedersi, senza risposta possibile, quanto la “libera uscita” gli sia costata in termini di numero di colleghi che lo hanno scavalcato in graduatoria. Questi precari, che abbiamo abilitato all’insegnamento a centinaia, li abbiamo visto, anno dopo anno, invecchiati, quando siamo andati a salutarli davanti ai Csa, e li trovavamo, come per un sit-in permanente, seduti alla bene e meglio, ansiosi attendere l’offerta di lavoro. Scene da mercato ottocentesco della manodopera. E ogni giorno, durante le convocazioni, le contestazioni violente (la polizia staziona stabilmente dinanzi agli uffici scolastici territoriali), e poi l'ennesimo corteo attraverso le strade cittadine, alcuni tenendo la manina dei figli e bisbigliando con tono di complicità al collega: “- mi precedi in graduatoria; che ti costa lasciare a me la tal cattedra e prenderti la tal altra ?” Ogni anno, per i precari che hanno punteggio alto, lo scenario è stato questo; quelli con punteggi bassi hanno partecipato, invece, al mercato che si inscena presso le singole scuole, quando un docente titolare si assenta mettendosi in congedo. Distruggendo una intera generazione di giovani, i decisori politici hanno fatto finta di non vedere e hanno adottato provvedimenti illegali (hanno recepito la normativa europea sulle assunzioni escludendone soltanto la Scuola; pazzesco ! C’è sotto un blocco subliminale; da bimbi saranno stati bacchettati sulle manine dalla maestra arcigna ! ) – e, ci sembra, vogliano comunque glissare sul vero problema: il riconoscimento del fatto che la funzione docente è una funzione professionale. Per rimediare agli effetti della conduzione illegale della questione precari, non si può fare ciò che Renzi intende fare, e cioè di recuperare dalla Scuola stessa i soldi necessari alle 150mila assunzioni: - sforbiciando qua e là in spregio ad ogni criterio didattico e alla ragionevolezza stessa (con i tagli per un miliardo e 400 milioni prospettati, in un triennio, dalla manovra di bilancio che deve essere approvata entro questo dicembre), - e riducendo gli stipendi. L’assunzione di massa di cui parla La buona Scuola non è finanziata nella legge di bilancio, perché la tab.7 della Relazione illustrativa allegata non prevede aumento di spesa per il personale docente. Resta in vigore la norma del D.L. 98/2011 che all'art.19 comma 7 stabilisce: “…a decorrere dall'anno scolastico 2012/13 le dotazioni organiche del personale docente, educativo e ATA della scuola non devono superare la consistenza delle relative dotazioni organiche dello stesso personale determinata nell'a.s. 2011/2012”. Il miliardo di spesa previsto in legge finanziaria copre, dunque, solo una parte di spesa per le assunzioni; altro denaro deve ricavarsi: - da mancate supplenze dei docenti (fino a 350 milioni di euro annui, perchè le supplenze brevi sono 51mila nella scuola dell'Infanzia e Primaria, 31.500 nella scuola secondaria di I grado e 35.700 nella Secondaria di II grado); - da mancate supplenze ATA, e dalla contrazione degli organici ATA; - dalla abolizione dei distacchi, dei semiesoneri, dei comandi, delle deleghe ai vicepresidi e ai fiduciari di sezione staccata (perché la Legge di Stabilità prevede, a decorrere dal 1° settembre 2015, l’abrogazione dell'art. 459 del TU 1994, “in considerazione dell’attuazione dell’organico dell’autonomia, funzionale all’attività didattica ed educativa”). E non basta. Ci vuole il resto perché, a regime, le nuove assunzioni costano 3 mld ? La genialata, quale si prospetta in La Buona Scuola, consisterebbe nel taroccare la progressione della carriera economica del personale docente tutto. Non è una genialata nuova; copia quella attuata a partire dagli anni Settanta quando introducendo la formula c.d. del “docente unico” si ridussero gli stipendi degli insegnanti di scuola secondaria. Negli anni Sessanta, la percentuale dei posti previsti in ruolo organico era risibile rispetto al totale dei docenti, e i concorsi nazionali per l’immissione erano troppo selettivi. Dagli inizi degli anni Settanta, un consistente numero di insegnanti ebbe il c.d. “incarico a t.i.”: erano non licenziabili pur non essendo abilitati e attendevano di abilitarsi per essere assunti in ruolo senza concorso. Il principale obiettivo sindacale fu, pertanto, l’ampliamento dei ruoli organici (nell'autunno del 1972 si ebbero quattro giorni di sciopero). L’art.17 della Legge delega Misasi 30 luglio 1973 n.477 dispose l'immissione in ruolo attraverso una graduatoria ad esaurimento. Fu anche indetto un maxicorso abilitante “speciale” con il quale furono immessi in ruolo 200.000 insegnanti; di colpo, il tasso di precariato passò dal 52% al 28%. L’analogo avvenne con la Legge 463 del 9 agosto 1978, con la Legge 270 del 20 maggio 1982, e con la Legge 326 del 16 luglio 1984. La Legge 246 del 4 luglio 1988 fornì la possibilità di immissione in ruolo in due province a chi avesse un biennio di servizio tra il 1975 e il 1981. Nel 1990, lo iato tra organico di diritto e organico di fatto fu minimo; da quel momento, però, il reddito dei docenti italiani cominciò a declinare rispetto al reddito dei pubblici dipendenti laureati degli altri comparti: docenti universitari, impiegati direttivi, ufficiali dell’esercito, avvocati dello Stato, magistrati, medici SSN. Sospettiamo che si voglia continuare sulla vecchia strada, dei giochetti, delle mezze verità – che la casta politica e sindacale conosce alla perfezione. C’è ipocrisia in questo Comunicato Stampa con il quale il MIUR rappresenta la sentenza della Corte di Giustizia europea ? Suona reticente, all’antica…? Lascia bene sperare in ordine al fatto che il MIUR intenda mettersi sulla strada nuova ? Facendo ipocritamente buon viso a cattivo gioco, il MIUR non riconosce di essere stato costretto alle assunzioni dalla iniziativa dei giovani docenti e nulla dice sul riconoscimento del valore della funzione docente. Accampa meriti. Il tono è quello delle mezze verità; lo si percepisce nel testo: “Roma, 26 novembre 2014. Miur, da 'Buona scuola' soluzioni che rispondono e vanno oltre sentenza Corte Ue Previsto piano assunzioni e ritorno a concorsi regolari. La necessità di dotare la scuola italiana di tutti gli insegnanti di cui ha bisogno, intervenendo in modo strutturale sul tema del precariato, a partire dalla piaga delle graduatorie storiche, è stata chiara al Governo fin dal suo insediamento. "La Buona Scuola" dà risposte che vanno oltre la sentenza di oggi, in cui si chiede di non utilizzare contratti a tempo determinato in modo reiterato per coprire posti "vacanti e disponibili". Il documento del governo prevede infatti un piano di assunzioni straordinario che a settembre 2015 porterà in classe circa 150.000 insegnanti, necessari per rafforzare e ampliare l'offerta formativa. Insegnanti che copriranno anche tutti i posti attualmente "vacanti e disponibili" di cui parla la sentenza. Successivamente gli ingressi nella scuola avverranno solo per concorso con cadenza regolare, proprio per evitare che si crei altro precariato. Nel 2015 sarà emanato un bando da 40.000 posti circa. Con il Piano "La Buona scuola" si uscirà dalla logica emergenziale per entrare in un'ottica di prospettiva che guarda alle esigenze formative e didattiche dei nostri studenti e al diritto degli insegnanti di avere certezza su tempi e modi di accesso alla professione. Parmenide, in Sulla natura, immagina che le “figlie del sole” gli indichino la via che conduce alla verità (alétheia): “La via dell’essere che è, e che non è possibile che non sia”. Durissimo. La Giannini (Speedyr Renzi, in sostanza) ci sembra sulla via fallace, quella dell’apparenza, della dòxa. Fuori metafora, occorre che Superman si decida, a seconda del ruolo educativo che attribuisce alla Scuola: O la funzione docente è professionale o è una funzione esecutiva; nel primo caso si accede all’insegnamento da laureati abilitati, si supera l concorso selettivo e si va in cattedra portando la responsabilità delle scelte educative e didattiche da prendersi nel contesto dell’autonomia scolastica, e si percepisce una retribuzione è commisurata a quella dei pubblici dipendenti che siano stati contrattualizzati per mansioni di responsabilità; nel secondo caso, a lavoro dell’insegnamento si accede con il diploma di scuola secondaria di secondo grado, senza laurea né abilitazione, si eseguono le direttive ministeriali e quelle dei dirigenti scolastici, si percepisce lo stipendio attuale – che è allineato a quello percepito dai pubblici dipendenti inquadrati per mansioni esecutive, e si beccano gli attuali stipendi; magari, le lezioni, il ministero può farle arrivare on line, facendole impartire attraverso i monitor (occorre soltanto l’assistente tecnico, a classi di centinaia di studenti.
Leonardo Maiorca
P.s., per il presidente dell’Anief: “Marcello, ho per te l’abbraccio di molti giovani colleghi”.