Mille persone innamorate della Scuola
Dopo la consultazione on line su “La Buona Scuola”, il cantiere resta aperto. Renzi chiede: "Aiutateci a cambiare la Scuola”, e si prenota per incontrare, il 22 febbraio p.v., i protagonisti di “buone pratiche” didattiche. Qualche nostra considerazione.
° Mille persone innamorate della Scuola
Dopo la consultazione on line su “La Buona Scuola”, il cantiere resta aperto. Renzi chiede: "Aiutateci a cambiare la Scuola”, e si prenota per incontrare, il 22 febbraio p.v., i protagonisti di “buone pratiche”: in esito alle risultanze della consultazione on line, Renzi vuol conoscere buone pratiche educative e discuterne con “almeno mille persone in Italia innamorate della scuola che ci affianchino con il loro entusiasmo e amore per la scuola per portare fino in fondo questa riforma". Ci sembra giusto; significa che, per una volta, SpeedyRenzi non ha fretta e che vuole confrontarsi con soggetti diversi rispetto a quelli che, incaricati dal ministro Giannini, hanno lavorato alle Linee guida avanzando proposte in parte condivisibili ma certo non condivisibili in almeno due aspetti: - quello che autorizza l’ingerenza dei dd.ss. nella programmazione didattica (una prerogativa del Collegio docenti connessa al principio sancito costituzionalmente della libertà di insegnamento): - quello economico (cioè, la valorizzazione farlocca della funzione docente, i disomogenei criteri per la premialità del merito, l’abolizione degli scatti di anzianità). Su quest’ultimo aspetto, l’ANIEF, per bocca del presidente Pacifico in risposta a una timida “apertura” del ministro Giannini,prendeuna posizione ferma e inequivocabile: “Non c’è nulla da negoziare…, gli aumenti stipendiali automatici, che per i lavoratori della scuola rimangono l’unica forma di carriera professionale, vanno assolutamente mantenuti in vita. Su questo punto non c’è alcun margine di trattativa. Gli ultimi governi hanno fatto a gara per impoverire la categoria, privandola anche dell’indennità di vacanza contrattuale fino al 2018 (con un danno economico che sfiora i 9mila euro a lavoratore): preludio alla proroga del rinnovo del contratto collettivo nazionale anche per i prossimi tre anni. Gli aumenti automatici rimangono l’ultimo baluardo, che va tenuto in vita a tutti i costi. Gli stipendi del personale della scuola si sono così sgonfiati da attestarsi oggi tra i 4 e 5 punti sotto l’inflazione: annullare gli scatti di anzianità significherebbe farli sprofondare ulteriormente. Non va infatti dimenticato che i vari Governi che si sono succeduti negli ultimi anni, prima quello del premier Mario Monti, poi di Enrico Letta e ora di Matteo Renzi, hanno tutti disposto delle norme ‘capestro’ per mantenere gli stipendi ai valori del 2009 prorogando il congelamento dell’indennità di vacanza contrattuale: tanto è vero che i nostri dipendenti della scuola, in linea con gli altri comparti pubblici, non potranno usufruirne sino al 2018. Si tratta, tra l’altro, di un danno economico tutt’altro che irrisorio: per la sola mancata assegnazione delle vacanza contrattuale, tra tre anni, lo Stato sarà debitore nei confronti degli insegnanti di quasi 9mila euro, derivanti dalla non assegnazione di 53 euro in media al mese”. Sui due sopra indicati gruppi di argomenti, l’ANIEF non transige; per il resto ci offriamo al confronto con il MIUR e con gli esperti ideatori di “La buona scuola” , compresi i membri dei due “cantieri” insediati lo scorso 6 maggio, che hanno certamente contribuito (erano stato così annunziati: “I Cantieri… resteranno aperti per tre mesi e agiranno durante questo periodo come catalizzatori di proposte e innovazione per il mondo della scuola; aiuteranno a mobilitare tutte le energie e le risorse necessarie intorno alle soluzioni individuate, anche attraverso una consultazione online e offline che coinvolgerà cittadini, docenti, presidi, studenti, sindacati e associazioni”). Per l’appunto, il percorso è stato proprio questo. Adesso si ascoltano i protagonisti di “buone pratiche”, e anche questo tentativo è meritorio, perché idee da raccogliere qui e là ce ne sono tante; ma il quadro generale non può restare quello delineato in “La buona scuola”. Va modificato nei due gruppi di argomenti che abbiamo prima segnalato e in altre questioni delle quali abbiamo costantemente informato i lettori di questa rubrica. Per modificare il quadro d’insieme (sempreche Renzi voglia modificalo) non serve raccogliere le buone pratiche, è necessario confrontarsi a tutto tondo con chi dissente su questo o quel cardine de La buona scuola. Presidente Renzi, è proposta ragionevole ? L’Anief è a disposizione su punti precisi. Sulla questione del merito e della carriera per gli insegnanti, ci fa piacere che i responsabili politici sembrino convergere su una proposta di compromesso: resterebbero, erga omnes, gli scatti di anzianità ma un certo numero di insegnanti conseguirebbero, mediante formazione obbligatoria e selezione provinciale per titoli ed esami, lo status di “docente esperto”, con aumento retributivonon simbolico, e permanente. Torniamo a dire: l’avanzamento di carriera va fatto con riferimento a titoli certificati, e tra questi ci sono i crediti che in La buona scuola sono denominati “professionali” e quelli denominati “formativi”. I crediti professionali,“…quelli assunti all’interno della scuola per promuovere e sostenerne l’organizzazione e il miglioramento, sia nella attività ordinaria sia in quella progettuale”; sono obiettivamente quantificabili perché presuppongono, a monte della prestazione dell’insegnante, una nomina formale. Anche i crediti formativi sono documentabili e quantificabili obiettivamente, in quanto si conseguono con la formazione (compresa quella in servizio), l’attività di ricerca e la produzione scientifica, e a condizione che il Nucleo interno di valutazione applichi una tabella unica nazionale, senza margini di discrezionalità. Invece, i crediti didattici (che il Documento renzianoconnota con riferimento “alla qualità dell’insegnamento in classe e alla capacità di migliorare il livello di apprendimento degli studenti”) non sono accertabili obiettivamente perché, a parte il fatto che l’agente educativo è il consiglio di classe e non il singolo insegnante, sull’apprendimento degli studenti agiscono cofattori molteplici che trans agiscono, e non sono dunque individuabili come cause isolate. A questo proposito segnaliamo, a margine del nostro ragionamento, un articolo di Andrea Gavosto, direttore Fondazione Giovanni Agnelli (www.corrieredellasera.it -21 dicembre 2014) che prospetta l’affidamento ai dd.ss. (e non ai comitati interni di valutazione) di funzioni valutative sulla efficacia della didattica. Il titolo dell’articolo promette bene: “Sbagliato dare il voto agli insegnanti, meglio puntare sulla carriera”; è il nostro stesso punto di vista; l’incipit prosegue in modo consequenziale (“La Buona Scuola del governo Renzi vuole premiare il merito degli insegnanti. Il principio è in sé del tutto condivisibile… Il problema della Buona Scuola è che traduce un giusto principio in soluzione sbagliata…. A mio parere, sarebbe opportuno abbandonare la sgangherata proposta della Buona Scuola per premiare, invece, gli insegnanti attraverso passaggi di carriera basati sul merito, chiaramente definiti e conseguibili attraverso regole certe e trasparenti. Come avviene in tutte le organizzazioni, anche nella scuola chi ha i numeri e si impegna può e deve aspirare a crescere non solo come retribuzione, ma anche come responsabilità. L’articolazione di carriera dei docenti ha, fra gli altri, il pregio di rendere la professione dell’insegnamento più attraente per giovani laureati di valore”. Tutti lo sosteniamo. Ma la chiusa è questa: “Idealmente, i passaggi di carriera andrebbero regolati da concorsi, sulla base di criteri nazionali uguali per tutti e con un limite numerico ai promossi. Per accedere ai gradi superiori, il docente presenterà un proprio articolato portfolio professionale, in cui avrà un peso rilevante il giudizio dei presidi che l’hanno osservato all’opera nella propria scuola, e dovrà dimostrare le sue qualità didattiche e organizzative…”. Insomma, in cauda venenum ! La chiusa ci fa pensare che tutto il ragionamento nasca dalla presa d’atto di un esito indigesto (la Scuola non accetta che il premio ad alcuni sia pagato dagli altri) del sondaggio ministeriale su “La Buona scuola” , e ci induce a una riflessione: Per molti è difficile, difficile capire in che cosa la funzione docente differisca da un impiego esecutivo, perché non sentono l’esigenza civile della libertà di insegnamento (che è costituzionalmente sancita e tutelata). Per bocca del suo direttore, la Fondazione Agnelli chiede che il giudizio dei presidi abbia “un peso rilevante” sulla carriera degli insegnanti. Vuol tornare ai tempi della valutazione che i presidi esprimevano annualmente sul servizio degli insegnanti ? Vuol azzerare i comitati di valutazione del servizio docenti? E che cosa resta al “Nucleo interno di valutazione” del quale a “La buona scuola”? La Fondazione Agnelli desidera che cada un altro tassello dell’assetto rappresentativo elettivo disegnato con i decreti Misasi ? Comunque, contentiamoci del fatto che alla Fondazione Agnelli giudichino “sgangherata” la modalità premiale configurata in “La buona scuola”. E’ già qualcosa; evidentemente, l’esito della consultazione on line sulle Linee guida renziane ha convinto tutti.
Buona Veglia di Natale. Leonardo MAIORCA