1) Sedici anni di ritardo. L'elezione del Consiglio superiore della pubblica istruzione (CSPI) is an impossible enterprise.
Nel Decreto legge mille proroghe c’è un’ulteriore proroga (art.1 comma 6, d.l. 31 dicembre 2014, n.192): il termine per indire le lezioni slitta al 30.09.2015.
2) Quattro modi della sinergia scuola-lavoro
Al MIUR, è il sottosegretario Gabriele Toccafondi ad avere la delega in materia di Alternanza scuola–lavoro e di Istruzione Tecnica Superiore (post diploma)
° Sedici anni di ritardo. L'elezione del Consiglio superiore della pubblica istruzione (CSPI) is an impossible enterprise.
Nel Decreto legge mille proroghe (d.l. 31 dicembre 2014, n.192) un comma fa slittare ulteriormente il termine per indire le elezioni, al 30.09.2015. Per orientarci nei meandri di una vicenda contorta, bizantina del tardo impero, ci facciamo guidare da Carlo Forte (ItaliaOggi -6 gennaio 2015). L’elezione che slitta è quella del maggiore organo di rappresentanza democratica della Scuola, istituto nel 1999 (d.lgs. 233/1999) e non ancora costituito malgrado che una sentenza passata in giudicato obblighi il MIUR a indire le elezioni. Può una sentenza scivolare così, come acqua fresca? Riportiamo dall’articolo di Carlo Forte “Il governo fa slittare i tempi… E ciò pone a rischio la legittimità di tutti i provvedimenti amministrativi, in materia di scuola, che prevedono l'acquisizione del previo parere del parlamentino dell'istruzione. Come, per esempio, i bandi di concorso e i decreti sulla ripartizione dei posti in materia di reclutamento. L'inerzia dell'amministrazione scolastica, peraltro, è stata censurata in via definitiva anche dal giudice amministrativo… Il Tar del Lazio, il 24 novembre scorso, con la sentenza 11712/2014 ha disposto l'indizione delle elezioni tramite la nomina di un commissario ad acta. Ma finora, di elezioni, neanche l'ombra. … Il governo ha tentato di superare l'ostacolo tramite l'adozione del decreto-legge n.90, del 24 giugno 2014, con il quale è stata introdotta una sorta di sanatoria di tutti gli atti che erano stati emanati fino alla data di entrata in vigore del decreto. Ma ciò non è bastato per evitare le condanne del Tar. In più, lo stesso decreto ha dato tempo al governo per indire le elezioni del Consiglio fino al 31 dicembre 2014. E in caso di inosservanza di tale termine, il provvedimento ha fissato il termine perentorio del 30 marzo 2015….”.
° Quattro modi della sinergia scuola-lavoro
Il sottosegretario Gabriele Toccafondi, con delega in materia di Alternanza scuola–lavoro e di I.T.S. (post diploma): «Si sta lavorando per sburocratizzare le regole su alternanza e apprendistato per rendere appetibili questi strumenti anche a piccole e medie imprese» (Il Sole 24Ore - 06/01/2015). Le prospettive di questa strategia educativa, si leggono nel V capitolo del testo di La buona scuola: “Sono previsti quattro tipi di intervento a seconda delle esigenze dei ragazzi e del tipo di aziende e istituzioni in cui si effettuerà il percorso: (a) l’obbligo di alternanza scuola-lavoro negli ultimi tre anni degli Istituti tecnici e in un anno degli Istituti professionali; (b) la possibilità che istituti tecnici superiori (Its) e istituti e enti di formazione professionale (IeFP) costituiscano imprese commerciali per la vendita di beni e servizi, utilizzandone i ricavi a fini didattici; (c) l’inserimento degli studenti in imprese artigiane; (d) l’estensione del programma sperimentale, previsto dalla l.128/13 (conversione del d.l. Carrozza), per lo svolgimento di periodi di formazione in azienda per gli studenti degli ultimi due anni di tutti gli indirizzi della scuola secondaria di II grado, che contempla la possibilità di stipulare contratti di apprendistato in deroga ai limiti di età previsti”. Quanto all’alternanza di frequenza scolastica e formazione in azienda, per studenti del IV e V anno dei corsi di istruzione secondaria di II grado, il MIUR ha progettato così una sperimentazione: “Ogni studente-apprendista sarà accompagnato da un «piano formativo personalizzato», che esplicita il percorso di studio e di lavoro, e da un sistema tutoriale che vede congiuntamente impegnati il tutor aziendale, designato dall’impresa, e il tutor scolastico, individuato tra gli insegnanti del Consiglio di classe in possesso di competenze adeguate. Per agevolare il loro compito sono previste specifiche attività formative, anche congiunte, a carico dell'impresa… Notevoli sono gli spazi di flessibilità a disposizione delle scuole: per l’interazione tra apprendimento in aula ed esperienza di lavoro potranno utilizzare fino al 35% dell’orario annuale delle lezioni… margini di autonomia nettamente superiori rispetto a quelli di cui le istituzioni scolastiche dispongono solitamente per organizzare la propria offerta formativa libera”. Prevedibilmente, per la tutorship si potrà attingere all’Organico Funzionale dell’Autonomia; resta da capire se sono disponibili finanziamenti per cifre molto superiori a quelle, risibili, disponibili in atto per l’alternanza. Il MIUR presenta la sperimentazione come una risposta alla disoccupazione giovanile formando personale qualificato come tecnici e quadri intermedi. Pur non sottovalutando la possibilità di effetti in questo senso, da più parti, ANIEF compreso, si sottolinea (Carlo di Michele, www.ilsussidiario.net, 05.01.2015) che l’importanza di questa strategia è nella valenza educativa: “… non è sufficiente individuare in queste collaborazioni la modalità per colmare — e va certamente colmata — la distanza che esiste tra la scuola e l'impresa, e che genera spesso tempi lunghi nella transizione dallo studio al lavoro. Il punto centrale è che dobbiamo introdurre i ragazzi a tali esperienza come opportunità educativa, per poter far scoprire che c'è una vera e propria "cultura del lavoro". ……Spesso i ragazzi lo raccontano: sono andato pensando di poter "applicare" le conoscenze che avevo appreso a scuola … e poi mi sono trovato di fronte a clienti, datore di lavoro, altri dipendenti, problemi, situazioni impreviste … Così i ragazzi iniziano a dare spessore a parole come attenzione, impegno, dedizione, puntualità, precisione, volontà, lavoro di squadra, adattabilità, capacità di ascolto e di risposta, studio, capacità organizzativa, di comunicazione, di cui spesso hanno sentito parlare, ma che forse non hanno mai comprese…”. Aggiungiamo, da parte nostra, che la cultura del lavoro ha una forte valenza democratica smussando il dualismo tra area degli studi liberali e area degli studi tecnici, e a valle la distinzione classista tra lavoro manuale e intellettuale; vivere l’esperienza dell’incontro di scuola e lavoro trasmette ai giovani il valore del lavoro come elemento di libertà e riscatto sociale e morale. Ripetutamente abbiamo scritto che la Scuola e il Lavoro hanno complementare funzione educativa e dignità pari. Molto ci meraviglia che la nostra Sinistra politica non abbia sufficientemente apprezzato questo aspetto dellai bi centenaria pedagogia sociale, mentre in molti Paesi la sinergia tra l’apprendimento scolastico e quello lavorativo (fonte di competenze tecnicamente sempre più complesse) è ritenuta decisiva per lo sviluppo culturale della persona. Nei lycées professionnels, i più frequentati in Francia, si effettuano studi tecnico-professionali in curricoli collegati al lavoro. In Germania, il sistema secondariosuperiore è duale, con un canale professionalizzante (di competenza federale) che assicura conoscenze culturali e versatilità adeguata per inserirsi nel processo produttivo; gli alunni possono accedervi, compiuto l’obbligo scolastico, scegliendo tra scuola professionale e apprendistato in alternanza scuola/azienda, e conseguendo così una delle qualifiche professionali. In Italia, la Legge 28 marzo 2003, n. 53 - che, subentrato alla Moratti il ministro Fioroni non ha avuto seguito - all’art.4 prevedeva “la possibilità di realizzare i corsi del secondo ciclo in alternanza scuola–lavoro, come modalità progettata, attuata e valutata dall’istituzione scolastica e formativa in collaborazione con le imprese, con le associazioni di rappresentanza e con le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, che assicuri ai giovani, oltre alle conoscenze di base, l’acquisizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro”. La palla è adesso, alla Giannini. L’ANIEF prospetta un’accezione di tirocinio professionalizzante ampia, tale da coinvolgere, a seconda dell’ordine di scuola secondaria di II grado che lo studente frequenta, oltre che le aziende di produzione, le biblioteche, i teatri, i musei, le botteghe artigiane, gli uffici, i luoghi dell’attività commerciale e finanziaria; inoltre auspichiamo che il MIUR (deve dare ai dd.ss. le competenze necessarie e gli strumenti) blocchi le collaborazioni scuola-azienda che i privati sfruttano a fini di lucro; ce ne sono già state, ad esempio, nel settore turistico e alberghiero.