1) Concorso di Cortometraggi "Quindici19"
Il filmato dovrà pervenire all’organizzazione, entro il 12 Aprile 2015, come da bando reperibile su www.quindici19.com
2) La funzione didattico-progettuale: prerogativa e responsabilità collegiale dei docenti
All’art.21 lett.f , il d.d.l. sulla Scuola, che Renzi consegna all’esame del Parlamento, si conferma quella che è già la tripartizione delle funzioni interne alle scuole: - la funzione di indirizzo generale, in atto esercitata dal Consiglio di Circolo/Istituto, da attribuire all’istituendo Consiglio dell’Istituzione scolastica autonoma; - la funzione di gestione, impulso e proposta, affidata al dirigente scolastico e da rafforzare; - la funzione didattico-progettuale confermata nella responsabilità del Collegio dei docenti.
° Concorso di Cortometraggi "Quindici19"
Il filmato dovrà pervenire all’organizzazione, entro il 12 Aprile 2015, come da bando reperibile sul sito web dell’iniziativa (www.quindici19.com)
Il Liceo Scientifico “A. Righi” di Roma, indice la seconda edizione del concorso internazionale di cortometraggi “Quindici19”, ideato dagli studenti dell’istituto stesso e rivolto agli alunni e alle alunne delle scuole secondarie di secondo grado. L’iscrizione al concorso va effettuata entro il giorno 1 aprile 2015 e la consegna degli elaborati entro il giorno 20 aprile 2015. I ragazzi sono invitati a creare un’opera audiovisiva di qualsiasi tipologia (dal documentario alla clip musicale) di durata massima di 7 minuti. Il bando è anche reperibile sul sito istituzionale del MIUR.
° La funzione didattico-progettuale: prerogativa e responsabilità collegiale dei docenti
All’art.21 lett.f , il d.d.l. sulla Scuola, che Renzi consegna all’esame del Parlamento, si conferma quella che è già la tripartizione delle funzioni interne alle scuole: - la funzione di indirizzo generale, in atto esercitata dal Consiglio di Circolo/Istituto, da attribuire all’istituendo Consiglio dell’Istituzione scolastica autonoma; - la funzione di gestione, impulso e proposta, affidata al dirigente scolastico, da rafforzare; - la funzione didattico-progettuale, confermata nella responsabilità del Collegio dei docenti (e delle sue articolazioni: dipartimenti e consigli di classe). Alla Riforma Misasi va riconosciuto il merito di avere tracciato questa tripartizione e di avere attribuito al Collegio docenti (consesso di democrazia diretta) l’elettorato attivo e passivo in ordine alla nomina del vicepreside, del Consiglio di presidenza, e del Comitato di valutazione dei servizi; tuttavia, va detto che la incerta demarcazione tra le funzioni provoca conflittualità tra gli organismi. La funzione didattica ? Abbiamo assistito a intrusioni da parte dei componenti i Consigli di presidenza, e a diktat di presidi che, durante l’affollata riunione del Collegio docenti, hanno ritenuto che le scelte degli argomenti da programmare per le classi, e i criteri docimologici, potessero essere oggetto di direttiva. Riteniamo, quindi, opportuna la previsione, contenuta nel citato articolo 21, di un’accurata demarcazione delle funzioni didattico-progettuali che gli insegnanti esercitano collegialmente, e segnaliamo la necessità di escludere qualunque ingerenza, in queste funzioni. Ingerenza teorizzata, tuttavia, nel documento La buona scuola, dal quale questo d.d.l. promana. Vi si leggono assurdità di questo genere: “ Il dirigente scolastico, a fronte di un suo docente assente per 10, ad es. potrà organizzare differentemente le lezioni con il personale che ha a disposizione, prevedere un potenziamento di ore in altre discipline, o fare attività di laboratorio o altre attività extra-curricolari, nonché organizzare l’orario scolastico in modo flessibile….I dd.ss saranno messi in condizione di determinare efficacemente le dinamiche interne alla scuola incluse le scelte educative. Potranno scegliere tra i docenti coloro che coordinano le attività di innovazione didattica, la valutazione o l’orientamento e premiarne economicamente l’impegno”. E’ urgente, dunque, ribadire che, nell’esercitare la funzione di gestione, impulso e proposta, il d.s. ha, sì, un ruolo in materia didattico-progettuale, al pari di ogni altro componente del Collegio docenti, ma che le scelte del d.s. in materia didattica non possono prescindere (e meno ancora, porsi in contrasto) con quelle adottate dal Collegio (dove le scelte del d.s. valgono un voto). Le ragioni di questo limite all’autonomia del d.s. sono almeno tre: - la tutela del principio della libertà di insegnamento (sancita all’art. 33 comma 1 Cost.); - il carattere professionale della funzione docente (non è funzione esecutiva ma è affidata a un pubblico dipendente laureato e abilitato); - la qualità dell’insegnamento (sarebbe compromessa ove si affidassero prerogative e responsabilità che sono del docente, a dd.ss. che, in materia didattica, non possiedono competenze aggiuntive rispetto a quelle che hanno maturato come insegnanti di una specifica disciplina, a meno che non siano abilitati alla a036). Nelle dinamiche dei sistemi scolastici, la collegialità non è un optional; la discrezionalità dei “capi” lasciamola alle caserme, dove è necessaria; nelle scuole si istituisca una leadership “diffusa” con ampio conferimento di deleghe al personale, e minimizzazione del controllo gerarchico; solo così le distanze tra i sottosistemi organizzativi si accorciano e si amplia il contatto con gli utenti. Piuttosto che dal potenziamento della funzione dirigenziale, la Scuola, per l’estrema varietà e complessità della sua mission, trarrebbe vantaggio dall’adozione del Middle management: «Quanto più le decisioni sono vicine alle persone, tanto più queste sono motivate ad agire: la decisione è il momento concreto in cui la motivazione diventa lo spazio della libertà e della responsabilità» (Missaglia D., Pensare l’autonomia, Torino 1996). Anche per le scuole, come avviene per le facoltà universitarie sono state avanzate proposte per la elettività del d.s. in seno al Collegio docenti (una, nel febbraio del 2011 è stata presentata dagli onorevoli Laratta e Marini). La Scuola è il luogo deputato a comporre l’asimmetria di chi impara e di chi insegna: l’alunno vi entra per apprendere; il dovere degli insegnanti è di lavorare perché, progressivamente nei diversi gradi di istruzione, non soltanto si attenui l’asimmetria del sapere ma, anche, si allevino i talenti degli alunni, si susciti in essi l’amore della conoscenza, se ne favorisca l’empowerment nel relazionarsi responsabilmente con altri e con la realtà, se ne accresca l’autonomia dei convincimenti e comportamenti. Sono compiti che richiedono alta professionalità e a questo lavoro educativo dovrebbe essere funzionale tutto, nelle scuole, compresa la figura del dirigente scolastico e il lavoro degli uffici, centrali e territoriali. Per l’efficacia del servizio pubblico di istruzione e formazione, tutte le risorse dovrebbero essere funzionali al rapporto docente-discenti, affinché l’attività educativa sia esercitata nelle migliori condizioni: A chi impara e a chi insegna dovrebbero essere messe a disposizione gli ambienti più confortevoli (avviene il contrario), le maggiori risorse e le attrezzature più efficienti, perché sono essi i protagonisti del rapporto educativo, quelli che determinano la riuscita o il fallimento della missione della scuola; ogni altra figura di lavoratore esiste in funzione del rapporto dei protagonisti.