°Concorsi a cattedre per l’insegnamento nelle scuole militari
Il Ministero della Difesa segnala (Roma, 20/02/2015) le cattedre vacanti a.s. 2015/2016; l’avviso è della Direzione Generale per il personale civile - 1° Reparto – 1^ Divisione – Servizio; Indirizzo Postale: Viale dell’Università 4, 00185 Roma- Posta elettronica: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Posta elettronica certificata: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., Pdc: Dr. De Angelis 06/49862430-2434. Riportiamo dai bandi su: http://www.difesa.it;http://www.persociv.difesa.it; www.istruzione.it. •Bando Scuola Militare “Nunziatella” Una cattedra di Educazione Fisica (classe di concorso A029). Le domande d’ammissione al concorso, redatte in carta semplice e corredate dalla documentazione, vanno indirizzate al Comando della Scuola Militare “Nunziatella” – Via Generale Parisi n. 16 – 80123 Napoli,trasmesse a mezzo raccomandata con avviso di ricevimento, entro il 10/04/2015.•Bando Scuola Militare “Teuliè” - Liceo Classico Statale e Liceo Scientifico Statale: una cattedra di Matematica e Fisica (classe di concorso A049). Le domande d’ammissione al concorso, redatte in carta semplice e corredate dalla documentazione, vanno indirizzate al Comando Scuola Militare “Teuliè, Corso Italia, 58, 20122 Milano,trasmesse a mezzo raccomandata r/r entro il 10/04/2015.•Bando Scuola Navale “Morosini” di Venezia - Liceo Classico Statale e Liceo Scientifico Statale: una cattedra di Matematica e Fisica (classe di concorso A049 - Liceo Classico); una cattedra di Filosofia e Storia (classe di concorso A037 - Liceo Scientifico); una cattedra di Italiano e Latino (classe di concorso A051- Liceo Scientifico). Le domande d’ammissione, redatte in carta semplice e corredate dalla documentazione, vanno indirizzate al Comando della Scuola Navale Militare “Francesco Morosini” - Via Piave n. 30/A - Sant’Elena - 30132 Venezia, trasmesse a mezzo raccomandata r/r, entro il termine del 10/04/2015.
°Assunzione dei professori, il ddl sulla Scuola prevede che siano tutti precari; niente contratto a t.i.
Non quadra. Per un verso, il governo si è auto incensato proclamando che, con il Job Act, c’è un solo tipo di contratto di lavoro, quello a t.i., e per lo stesso verso Renzi ha ammesso che l’Italia merita gli strali della Corte di Giustizia Europea perché non è lecito precarizzare a vita i docenti; per il verso opposto però, Renzi sta presentando un d.d.l. che esclude, per i docenti, il contratto a t.i. Non potendosi ipotizzare la dissociazione mentale, resta una sola spiegazione: intorno al princeps c’è gente (la matrice è, per lo più, di derivazione montiana e berluscoiana) che il lavoro dei professori proprio non lo tollerano, o perché non hanno idea di che cosa sia, o perché condizionati da un ganglio subliminale di età scolare. A noi sembra che Renzi abbia in ciò un problema politico e che farebbe bene ad allontanare dai centri decisionali coloro che, per l’assunzione dei docenti, hanno proposto questa normativa discriminatoria. Le proposta di escludere gli insegnanti, e solo gli insegnanti, dal contratto a t.i. dimostra che Renzi non sa o non può realizzare il proposito di normalizzarne la condizione lavorativa rimuovendo i provvedimenti per effetto dei quali non si riconosce a questi pubblici dipendenti il medesimo trattamento normativo e retributivo vigente, nelle PP.AA, per il personale laureato e abilitato all’esercizio di specifiche competenze. Osserviamo che il combinato disposto delle due demenziali trovate che attribuiscono ai dd.ss. la chiamata diretta dei docenti e la stipula solo di contratti triennali ci trasporta in uno scenario di deregolamentazione dello stato di diritto: non si darebbe ai docenti né il contratto di lavoro a tempo indeterminato riconosciuto agli altri pubblici dipendenti, né le condizioni previste dal contratto a t.i. “a tutele crescenti” che il Governo ha introdotto con il Job act (presentato come una grande conquista, forse per via dell’indennizzo in caso di licenziamento). E andiamo all’altra geniale pensata: la “chiamata diretta”. Il testo del d.d.l. è addirittura peggiorativo rispetto a quanto, con riferimento all’istituendo Albo nazionale, era previsto in La buona scuola, cioè che il d.s. potesse scegliere i docenti, “a certe condizioni e nel rispetto della continuità didattica, le migliori professionalità per potenziare la propria scuola”… “Il dirigente scolastico potrà, consultati gli organi collegiali, chiamare nella sua scuola i docenti con un curriculum coerente con le attività con cui intenda realizzare l’autonomia e la flessibilità della scuola”. Nel testo del d.d.l. sono scomparse le restrizioni connesse alla continuità didattica e al parere degli OO.CC., e il lavoro del docente (e il suo progetto di vita, visto che il docente è un essere umano) diventa un’attività esecutiva, etero diretta, affidata alla discrezionalità del d.s., un soggetto absolutus dalle regole dello stato di diritto (e che, oltretutto, in materia di didattica non ha competenze diverse e superiori rispetto a quelle che ha maturato da docente). Alla faccia della professionalità e della responsabilizzazione degli insegnanti ! Alla faccia della libertà di insegnamento costituzionalmente sancita. Alla faccia del Regolamento dell’Autonomia scolastica. E’ come se i proponenti del d.d.l. vivano in epoca anteriore alla Rivoluzione francese, quando non ci sia certezza del diritto per sudditi che non sono “cittadini”. Riportiamo alcune frasi dell’articolo di Antonio Valentino, pubblicato ieri su www.scuola oggi.org: “Non si rischia - con questa idea di scuola e di dirigente che sembra venir fuori dal ddl - di rafforzare la visione impiegatizia del lavoro docente (l’insegnante come impiegato e il DS come Amministratore delegato) e di riproporre l’idea brunettiana del DS essenzialmente come figura della filiera amministrativa-burocratica del sistema? Si ha infatti l’impressione che la visione di DS delineata nel Decreto legislativo che ne mette a fuoco il profilo (il D.L.vo165 del 2001), sia – in questo ddl - tirata piuttosto verso prospettive non del tutto coerenti con l’impianto previsto dalla legislazione sull’autonomia.… Il DS diventa addirittura “responsabile delle scelte didattiche, formativeedella valorizzazione delle risorse umane e del merito dei docenti” (art. 7)…. A parte gli interrogativi sulla responsabilità delle scelte didattiche e formative (che ne è a questo punto dell’autonomia didattica, organizzativa ecc.? Dove si colloca la responsabilità del docente?), il punto dell’individuazione dei docenti “meritevoli” e dell’attribuzione del riconoscimento economico affidato unicamente alla responsabilità del DS, è – domanda - più una leva o più un problema per il dirigente di una scuola? … Ognuno avverte i rischi di varia natura (clientelismo, nepotismo, conformismo, “parrocchie”…) insiti in un meccanismo affidato ad una sola persona.Ma - ancora una domanda – perché… non si è inteso prendere in considerazione un modello organizzativo - emerso con forza nel dibattito dei mesi scorsi - in cui, su questioni delicate, la leadership (meglio forse sarebbe parlare in questo caso di governance interna) sia più partecipata? … Nella bozza del decreto legge (poi affossato) che ha preceduto il ddl, si parla di nucleo interno di valutazione; in pratiche organizzative, più diffuse di quanto si pensa, si sperimenta l’équipe di direzione delle scuole o anche il middle management (collaboratori, FS e/o coordinatori di dipartimento), legittimati in vario modo anche dall’assenso del Collegio e dalla condivisione del CdI. Perché invece si è optato per una figura di “capo” che è più vicina ad un amministratore delegato che ad un leader organizzativo – educativo?”. La prospettata subalternità del docente al d.s. sarebbe evidente anche agli alunni, e in questa fase storica di crisi del ruolo formativo delle famiglie, la principale funzione dell’insegnante è, invece, di essere il riferimento significativo per gli alunni; la loro motivazione ad apprendere è connessa all’autorevolezza e all’alta professionalità dei docenti; perché abbia buon esito la funzione formativa, gli insegnanti devono essere messi in condizione di esercitare la funzione proattiva della motivazione allo studio.
Leonardo MAIORCA