1) Libertà va cercando…. Nella bozza d.d.l. sulla Scuola che Renzi ha inoltrato al Parlamento
Proponiamo un accostamento tra la bozza del d.d.l.Renzi e il Titolo I del DPR 31 maggio 1974 n.417 (che riguarda lo stato giuridico e la funzione del personale docente, direttivo ed ispettivo della scuola), per evidenziare una grave lacuna.
2) Non sappiamo più dove mettere la faccia
Ogni giorno, da decenni, corrotti e corruttori, annidati nella pubblica amministrazione, trasferiscono le nostre tasse nei loro conti correnti. Ora, la U.E. bacchetta l’Italia per i continui tagli alla scuola. Riportiamo da Latecnicadella scuola.it
°Libertà va cercando…. Nella bozza d.d.l. sulla Scuola che Renzi ha inoltrato al Parlamento
Proponiamo un accostamento tra la bozza del d.d.l. che Renzi ha inoltrato al Parlamento e il Titolo I del DPR 31 maggio 1974 n.417 (riguarda stato giuridico e funzione del personale docente, direttivo, ispettivo della scuola). Mercoledì scorso, in rubrica di Aggiornamento, abbiamo proposto, invece, un raffronto (limitatamente alla configurazione degli organi collegiali di partecipazione democratica interni delle scuole) tra la bozza del decreto Renzi e il Titolo I DPR 31 maggio 1974 n.416; titolavamo: “C'era una volta la legge delega 477/1973. Il D.D.L Renzi infligge l’ultima picconata”, e la picconata era quella inferta al Comitato di valutazione dei servizi (il solo organo, tra quelli istituiti con la Riforma Misasi, rimasto elettivo) privato delle funzioni in ordine alla valutazione dell’anno di straordinariato. Il richiamo che oggi facciamo al DPR 31 maggio 1974 n.417 ("Norme sullo stato giuridico del personale docente, direttivo ed ispettivo della scuola materna, elementare, secondaria ed artistica dello Stato") è per evidenziare, nell’incipit al Titolo I “Libertà di insegnamento”, il riferimento alla Costituzione: “Art. 1. Nel rispetto delle norme costituzionali e degli ordinamenti della scuola stabiliti dalle leggi dello Stato, ai docenti è garantita la libertà di insegnamento. L'esercizio di tale libertà è inteso a promuovere attraverso un confronto aperto di posizioni culturali la piena formazione della personalità degli alunni. Tale azione di promozione è attuata nel rispetto della coscienza morale e civile degli alunni stessi”. Perché l’esordio è dedicato alla “libertà di insegnamento” ? Lo chiarisce il testo dell’art.2: “La funzione docente è intesa come esplicazione essenziale dell'attività di trasmissione della cultura, di contributo alla elaborazione di essa e di impulso alla partecipazione dei giovani a tale processo e alla formazione umana e critica della loro personalità”. Della funzione direttiva si tratta all’art.3: “Il personale direttivo assolve alla funzione di promozione e di coordinamento delle attività di circolo o di istituto; a tal fine presiede alla gestione unitaria di dette istituzioni, assicura l'esecuzione delle deliberazioni degli organi collegiali ed esercita le specifiche funzioni di ordine amministrativo, escluse le competenze di carattere contabile, di ragioneria e di economato che non implichino assunzione di responsabilità proprie delle funzioni di ordine amministrativo”. Dunque, la funzione direttiva è connotata come servizio alla finalità educativa della Scuola che è realizza nel rapporto educativo (docenti e discenti, sono coloro che determinano il buono o cattivo esito della finalità della Scuola). Rispetto a questa concezione, il d.d.l. Renzi marca un netto arretramento limitando e circoscrivendo la libertà di insegnamento. Eppure l’art.33 della Costituzione non ha subito revisioni costituzionali, né è toccato dalla riforma costituzionale renziana (del d.d.l. Cost.; Atto Senato n.1429 e Atto Camera n.2613). Un costituzionalista ha scritto: “Quando la libertà di parola si pone al servizio d'una funzione pedagogica, va sempre preservata l'auctoritas del parlante, ovvero del docente. Se il suo ruolo viene svilito, neppure uno studente crederà alle sue parole. E allora qui viene in campo la specifica dignità degli insegnanti. Questo significa una procedura di selezione ispirata a criteri d'imparzialità tecnica; e significa inoltre uno stato giuridico e un trattamento retributivo che gli permettano un'esistenza libera e dignitosa”. (Michele Ainis, La Stampa, 5 ottobre 2010). Il d.d.l. ha elementi di incostituzionalità ? E’ consentaneo al testo e allo spirito della costituzione considerare la funzione docente come esecutiva, inquadrata in un’ottica aziendalistica in cui il docente è una sorta di impiegato chiamato a realizzare obiettivi posti dal d.s. (una sorta di amministratore delegato che, pur operando per un pubblico servizio dello Stato, ha il potere discrezionale di scegliersi il personale ? Studiosa delle istituzioni democratiche, Nadia Urbinati ha così focalizzato il tema: “La direzione amministrativa dell’impresa ha uno scopo unico intorno al quale tutto il resto ruota (dal servizio di chi lavora e all’oggetto prodotto): il profitto, non la coerenza a principi o a criteri di merito e di giustizia come dovrebbe essere nelle strutture amministrative che gestiscono i beni pubblici (certamente la scuola). Il perseguimento di un obiettivo quantificabile risponde a una logica che non è ispirata alle stesse condizioni normative di un’amministrazione pubblica; per questo, dovrebbe impensierire l’applicazione del modello-governance alla scuola… Che cosa esattamente significa offerta formativa e successo di gestione nella scuola pubblica?” (larepubblica.it - 18/03/2015). E, in ciò, il dovere dello Stato è quello, indicato dalla sociologa Chiara Saraceno, in un articolo apparso su la Repubblica, di “… garantire un’istruzione di qualità a tutti, senza privilegiare né il ceto sociale, né particolari opzioni di valore o visioni del mondo…”. Non è finalità che gli insegnanti possono conseguire se non agiscono in autonomia ! L’Autonomia scolastica non è possibile senza l’autonomia di tutte le componenti della comunità educante. Evidentemente, su ciò, il testo del d.d.l. (almeno, la bozza circolante) è contraddittorio (è un collage assemblato da estensori che soffrono di incomunicabilità ?) perché, mentre affida al d.s. le scelte educative, anche conferma le prerogative e responsabilità del Collegio docenti (la funzione di “indirizzo generale”, in atto esercitata dal Consiglio di Circolo/Istituto, è attribuita all’istituendo Consiglio dell’Istituzione scolastica autonoma; - la funzione di gestione, impulso e proposta è affidata al dirigente scolastico; - la funzione didattico-progettuale è attribuita al Collegio docenti). In materia di didattica, quella dei docenti è funzione “apicale” (non per nulla vi si accede con la laurea e l’abilitazione) da esercitare in piena autonomia portando la responsabilità delle scelte didattiche, organizzative e culturali.Dal punto di vista giuridico, “L’insegnamento è l’attività intellettuale, professionalmente connotata, avente natura discrezionale, diretta a produrre istruzione, formazione ed educazione, in rapporto al POF. (Luciano Molinari,“La dirigenza scolastica”, in “Scuola SNALS”, n.97, Roma, 1998). Per il resto, i docenti devono attenersi a quanto programmato nel POF, e sono vincolati nei limiti imposti dal “rispetto della coscienza morale e civile degli alunni stessi” e dal diritto degli utenti (diritti connessi alla natura del pubblico servizio scolastico) al controllo di legittimità, secondo i codici civile, amministrativo e penale (sotto il profilo legale, l’attività di insegnamento è oggetto della prestazione di pubblico servizio).Pertanto, nell’esercizio delle sue funzioni di gestione, impulso e proposta, il d.s. ha, sì, un ruolo in materia didattico-progettuale, al pari di ogni altro componente del Collegio docenti, ma che non prescinde (e, meno ancora, può contravvenire) dalle deliberazioni assunte dal Collegio docenti.
° Non sappiamo più dove mettere la faccia
Ogni giorno, da decenni, corrotti e corruttori, annidati nella pubblica amministrazione, trasferiscono le nostre tasse nei loro conti correnti. Ora, la U.E. bacchetta l’Italia per i continui tagli alla scuola. Riportiamo da Latecnicadella scuola.it (Alessandro Giuliani – 19.03.2015). “Ancora un monito all'Italia da parte dell’Ue. A mandarlo, stavolta, è Commissione Libertà civili e affari interni dell'Europarlamento… Per quanto riguarda la scuola, il rapporto esorta l'Italia a non tagliare più i fondi alla formazione e ad investire di più sul suo capitale umano. "L'Italia - si legge nello studio - ha una lunga tradizione nel ridurre i finanziamenti alla scuola ed è questa forse una delle ragioni degli scarsi risultati degli studenti italiani nei test internazionali. L'Italia dovrebbe ribaltare questa tendenza, tenendo conto che l'istruzione è cruciale per essere competitivi nell'economia globale". …Alcuni giorni fa la Rete Eurydice, attraverso una ricerca europea commissionata proprio dalla Commissione Ue, ha ricordato che l’Italia è il Paese del vecchio Continente che spende meno di tutti per l’istruzione pubblica: a fronte di una media Ue del 10,84, da noi si investe nella scuola appena il 9,05% del totale. Con gli stipendi dei nostri insegnanti ridotti ai minimi termini”.