°Progetto: Qualità nella Scuola dell'infanzia. Monitoraggio fino al 30 aprile 2015
Vi lavora l’Università Milano-Bicocca, insieme a Università e Istituti di Ricerca di altri 10 Paesi UE, per approfondire la conoscenza dei servizi educativi rivolti all'infanzia nei diversi Paesi. Il progetto Curriculum Quality Analysis and Impact Review of European ECEC, realizzato dall'Unione Europea e finalizzato al miglioramento dei servizi per l’infanzia (nidi e scuole d'infanzia); prevede, tra l'altro, l'effettuazione di una indagine rivolta a genitori, educatori, insegnanti dei servizi 0-6, e a policy maker nell'ambito dell'infanzia, mediante la compilazione di un questionario on line rinvenibile all'indirizzo https://survey.fss.uu.nl/index.php/868165/lang-it.
°La chiamata diretta triennale dei docenti: un ballon d’essai nella deregulation del diritto del lavoro
Che significa, questo presentare contestualmente la norma triennale del Job Act e il limite triennale delle nomine ai docenti ? C’è un abbinamento, nel d.d.l. Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione, con delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti, che ci sembra messo lì dal Governo allo scopo di sperimentare le reazioni nei lavoratori del pubblico impiego. E’ il combinato disposto di due proposte: - Quella della “chiamata diretta”; - quella che esclude gli insegnanti dalla nomina a t.i.. L’operazione deregulation approda, dunque, alla Scuola – il comparto sindacalmente più malleabile, come dimostra la pluridecennale discesa delle tutele e della retribuzione al personale scolastico – ma l’appetito viene mangiando, e forse le lobby pensano ad analoga misura in tutto il pubblico impiego. Una nostra illazione ? Vediamo che cosa ha scritto, quattro anni addietro, il giuslavorista Pietro Ichino (già dirigente Fiom-CGIL, docente di Diritto del Lavoro, e parlamentare di lungo corso del PCI, del PD e della lista Con Monti per l’Italia). Riportiamo una lettera al Corriere della sera (“Tutti di ruolo, nessuno inamovibile. Una proposta sul nodo dei precari”, 31 marzo 2011) in cui, avendo a ridire sulla “inamovibilità” dei pubblici dipendenti contrattualizzati a t.i., proponeva di minimizzarne le tutele: una sorprendente conclusione che il professore inferiva dal constatare che, non consentendo più, la UE, che il governo italiano stipulasse contratti a t.d. oltre i tre anni, si prospettava il “costoso inganno” della “sanatoria” dei precari (Ichino chiamana “sanatoria” il riconoscimento dei diritti dei precari, forse perché non sa che questa leva di insegnanti giunge in cattedra con percorso formativo di qualità e quantità quale mai nessun’altra leva): “Caro Direttore, la direttiva europea n.70 del 1999 vieta agli Stati membri di consentire che il contratto a termine sia utilizzato come strumento ordinario di assunzione dei lavoratori; e impone comunque la parità di trattamento tra assunti a termine e assunti a tempo indeterminato… Il rischio per le casse esauste dello Stato è elevatissimo perché i lavoratori di serie b e di serie c, nella scuola, sono oltre 150000. Come se ne esce ? Il rapporto di impiego di ruolo è troppo rigido per potersi applicare a tutti …. C’è un modo solo per uscirne, ridefinire la disciplina dei rapporti di lavoro a t.i., per tutte le nuove assunzioni…. Si calcola che i precari permanenti nel comparto pubblico siano oltre 500mila…. La direttiva europea è vincolante anche per il comparto privato… Se la questione è dappertutto la stessa, anche la soluzione dev’essere la stessa: un nuovo diritto del lavoro”. Proposta, questa, che il Governo ha tenuto sotto traccia, ma che, adesso introduce, sia nel settore privato (modifica – che a Berlusconi non riuscì - dell’art.18 dello Statuto dei lavoratori), sia - per adesso solo come proposta e solo per i docenti - nel settore pubblico. Combinati insieme, i due provvedimenti hanno il tono di questo avviso alla classe lavoratrice: “Cittadini, è il Governo che vi parla. L’epoca della globalizzazione esige che il progetto di vita vostra e delle vostre famiglie sia a scadenza triennale; levate testa a mettere radici in un quartiere! Siete la truppa che sposteremo dove il fronte dell’economia ne ha bisogno”; M. Boarelli segnala la pretesa neoliberista di ridurre il lavoro a condizione permanente di precarietà e ricatto (http://gliasinirivista.org – 23 marzo).Limitiamoci a dire dei docenti. 1) Il d.d.l. che il Governo ha presentato al Parlamento prospetta di conferire ai dd.ss. la prerogativa di individuare gli insegnanti in albi territoriali, per conferire loro un incarico triennale. La vecchia idea della “chiamata diretta” è stata già bocciata (sentenza 66/2013) dalla Consulta, quando la Regione Lombardia ha provato a introdurla per iniziativa dell’assessore all’istruzione, Valentina Aprea. Quando era presidente della VII Commissione permanente della Camera, l’on. Aprea aveva presentato una proposta di legge nella quale, comunque, la “chiamata” non era ad libitum da parte del d.s. ma previo concorso (come, del resto è stabilito al comma 3, art. 97 Cost.), in specie, concorsi gestiti da reti di scuole. E’ comprensibile che oggi la Aprea ripeta ciò che proponeva nel 2008; intervistata da ilsussidiario.net (20 marzo 2015), approv che il d.d.l. introduca gli albi territoriali: Una buona notizia. Passare dal mero punteggio, all’albo con la proposta di incarico da parte delle scuole è un salto di qualità. Renzi dovrebbe essere coerente con la scelta fatta; quella degli albi territoriali è senza dubbio la migliore: Assolta la formazione iniziale e l’abilitazione si rimandi alle reti di scuole nella forma del concorso per chiamata docenti. Meno comprensibile è la posizione di Francesca Puglisi. Responsabile Scuola del PD, ha sempre osteggiato la proposta di “…assumere gli insegnanti attraverso la chiamata diretta” (“L’Unità”, 27 marzo 2012); adesso, invece, l’on. Puglisi – ancora responsabile Scuola per il PD – è possibilista sulla chiamata diretta. 2) Il contratto triennale comporta che non si abbiano assunzioni a t.i.: il docente assunto non è titolare di cattedra e paga caramente la mobilità volontaria. La proposta governativa non solo vanifica la stabilizzazione a tempo indeterminato disposta per i docenti precari dalla Corte di Giustizia Europea (ed è da vedere quanto questo traccheggiare intorno alla Sentenza della CGUE costerà allo Stato, per condanne dalla magistratura del lavoro) ma trasferisce nell’area della precarietà anche i docenti che essendo adesso di ruolo chiedano (o siano costretti alla) la mobilità. A t.d. sono i contratti degli alti dirigenti pubblici (pagati centinaia di migliaia di E. all’anno, oltre che con gratifiche, benefit e premialità; il Governo li prospetta per i docenti peggio pagati d’Europa (al lordo annuo, hanno 33.740 E. i maestri, e 43.285 i professori). Adesso che la difesa dei diritti degli insegnanti meno giovani viene a coincidere con la difesa dei diritti dei neoassunti, è ragionevole ritenere che ne risulterà ampliata la base del consenso al nostro sindacato; tuttavia, in questa prospettiva molto pesa il fatto che non abbiamo conseguito, alle elezioni dei gg. 3, 4 e 5 marzo, la percentuale di voti necessaria per ottenere il riconoscimento formale di “sindacato rappresentativo”, sicché l’Amministrazione non è obbligata a convocarci nelle sedi della contrattazione; saremo noi, more solito, a proporci con le nostre argomentazioni. La proposta della triennalità, come periodo della nomina di insegnamento è, in questo d.d.l., un autentico coup de théâtre, perché nei mesi nei quali si è discusso di La buona scuola (anche con una consultazione informale on line), nulla di ufficiale era stato scritto né detto di questa norma che, a regime, precarizza tutti gli insegnanti riportandoli all’epoca del Diritto del lavoro veteroliberal. In questo stesso mese, propagandando di contrastare il lavoro precario, il Governo ha introdotto, con il Job Act, nel settore privato il contratto a t.i. a tutele crescenti, e lo ha incentivato per 3 anni (dopo di che, se cessa l’interesse del datore di lavoro, il dipendente è licenziato con indennizzo). Che significa questo presentare contestualmente la norma triennale del Job Act e il limite triennale di nomina ai docenti ? La nostra sensazione è che, per impulso della lobby economica, il Governo voglia fare passare nelle coscienze la triennalità come Regola Aurea alla quale educare i lavoratori: si dispongano nell’animo a riprogrammarsi nel lavoro ogni tre anni, a prescindere dalle esigenze e circostanze esistenziali ! Mortifica l’ipocrisia di un premier che, mentre ha sulle labbra le lodi della funzione docente, invece si è determinato a usare la Scuola come pedina nel risiko della deregulation del diritto del lavoro. A questo punto, essendo improbabile che i sindacati “rappresentativi” abbiano la forza di stoppare questa deriva Con il Job Act, si aprono al Giovane Sindacato due strade: lo sciopero della categoria (a ciò, il direttivo ANIEF ha provveduto), e la ricerca di un’interlocuzione efficace nelle competenti commissioni parlamentari: provvederà il presidente Pacifico presentando le nostre proposte emendative. (Leonardo MAIORCA)