° Il MIUR imprime slancio all’organizzazione dei CPIA
Riportiamo il Decreto Interministeriale (MIUR e MEF) del 12 marzo 2015. “Art. 1 … Sostenere il passaggio al nuovo ordinamento a sostegno dell'autonomia organizzativa e didattica dei Centri, con particolare riferimento: a) all'applicazione del nuovo assetto didattico dei percorsi di primo e secondo livello con l'adattamento dei piani di studio… b) ai criteri e alle modalità per la definizione degli strumenti di flessibilità… Art. 2 (omissis)… Art. 3 Al fine di accompagnare il passaggio al nuovo ordinamento, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, avvalendosi dei diversi soggetti istituzionali e professionali, promuove misure nazionali di sistema per l'aggiornamento dei dirigenti, dei docenti e del personale amministrativo, tecnico e ausiliario dei Centri, con le risorse umane finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Art. 4 e 5 (omissis)… F.to Giannini; Padoan Alle Linee Guida sono allegati: A) Percorsi di istruzione di I livello; B) Percorsi di alfabetizzazione e apprendimento della lingua italiana; C) Linee guida per la progettazione della sessione di formazione civica e di informazione; D) Quadri orari dei percorsi di istruzione di II livello. http://www.gazzettaufficiale.it/gazzetta/serie_generale/caricaDettaglio?dataPubblicazioneGazzetta=2015-06-08&numeroGazzetta=130&elenco30giorni=true. I Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti hanno autonomia organizzativa, didattica e gestionale, progettando e proponendo l’offerta formativa flessibile (in funzione delle esigenze lavorative e familiare degli iscritti) e personalizzata a seconda delle esperienze di lavoro e delle competenze dell'adulto in formazione. Si articolano in percorsi di primo e di secondo livello di istruzione e in percorsi per carcerati. La norma istitutiva, il D.P.R. 29 ottobre 2012, n. 263 ha stabilito: “A partire dall’a.s. 2014-2015, i corsi di istruzione per gli adulti, compresi quelli che si svolgono presso gli istituti di detenzione e pena, sono organizzati nei seguenti percorsi: a) percorsi di istruzione di primo livello; b) percorsi di istruzione di secondo livello; c) percorsi di alfabetizzazione e apprendimento della lingua italiana. I percorsi di cui Alle lettere a) e c) sono realizzati dai CPIA, i percorsi di cui alla lettera b) sono realizzati dalle istituzioni scolastiche di secondo grado presso le quali funzionano i percorsi di istruzione tecnica, professionale e artistica”. Successivamente, sulla Gazzetta Ufficiale del 15 febbraio 2013, è stato pubblicato il Regolamento che definisce l’assetto dei CPIA. L’Anief è attenta al tema della Educazione degli Adulti, settore socialmente rilevante della Learning society. Da oltre mezzo secolo, pedagogisti ed economisti hanno efficacemente mostrato ai decisori politici in quale misura la istruzione generalizzata incida come uno dei fattori produttivi della ricchezza. Al premio Nobel per l’Economia (1992), Gary Becker si deve la “teoria del capitale umano”, secondo cui la istruzione-formazione culturale conferisce, durante l’intero arco di vita (Lifelong learning), uno stock di competenze, conoscenze e attributi di personalità che si traducono nelle capacità necessarie a produrre beni e servizi a profitto della comunità tutta. L’istruzione “permanente” è, dunque, decisiva oltre che per lo sviluppo della persona, anche nell’interesse della collettività, e l’Anief si unisce all’auspicio che il decreto interministeriale su riportato imprima una svolta nella organizzazione-gestione dei Centri Provinciali d’Istruzione per gli Adulti. Fin qui gli auspici e le considerazioni generiche; andando al concreto della presente situazione in Italia, segnaliamo che i Centri Provinciali d’Istruzione per gli Adulti sono, in atto, meno della metà di quelli che erano stati programmati, e che hanno conosciuto, in questo a.s. 2014-15, una condizione alquanto precaria. L’insegnamento e l’apprendimento vi sono condizionati dal sopravvenire continuo di nuovi ammessi, ai quali il personale docente – sempre sotto pressione in ordine all’attesa che gli iscritti hanno del conseguimento del titolo di studio - non sempre riesce ad assicurare un livello adeguato di istruzione. Ciò vale perfino per la competenza linguistica e per quella civico-geopolitica, imprescindibili per attivare una relazionalità sociale secondo regole indipendenti dalla provenienza geografica, dallo status, dal credo religioso e dal modo di intendere la vita. Insomma, l’istruzione degli adulti è un settore formativo particolarmente fragile e, però, della massima importanza, in quanto finalizzato a favorire l’integrazione sociale e il conseguimento dei titoli di studio di primo e di secondo livello, anche dalle figure sociali più deboli, a cominciare dagli immigrati, per i quali l’istruzione degli adulti è la maggiore realtà multiculturale in Italia. Walter Tocci, senatore PD, membro VII Commissione ha scritto: “Sull'educazione degli adulti permane il vuoto assoluto, pur essendo la questione più importante che l'Italia dovrà affrontare nel secolo appena cominciato. Quasi il 70% degli italiani perde le capacità di lettura, scrittura e far di conto che pure aveva appreso nella scuola…. I Centri provinciali d'istruzione per gli adulti devono diventare lo snodo tra la rete di formazione professionale, del volontariato e delle imprese e la funzione centrale dell'istituzione scolastica… I bambini e i ragazzi che arrivano dai paesi lontani richiedono un salto di qualità nell'accoglienza e aprono alla scuola le finestre sul mondo. Negli ultimi anni è aumentato dieci volte il numero dei figli dei migranti che le istituzioni scolastiche hanno saputo integrare nell'apprendimento. È una trasformazione culturale silenziosa che la scuola italiana porta avanti quasi da sola, per l'impegno e la motivazione dei docenti e dei dirigenti. (https://drive.google.com/file/d/0BxkCNytKMnQXOVVreVJxclUwMGs/view?pli=1). Notiamo che, purtroppo, non c’è dalla stampa e nei responsabili politici e istituzionali, un riconoscimento né morale né economico di questa funzione essenziale e complessa degli insegnanti. Aumenta il gap tra l’Italia e gli altri paesi dell’OCSE, in fatto di spesa pubblica per istruzione (in Italia, al 4,2% del Pil contro il 5,3% della media europea), e la condizione economica degli insegnanti italiani declina: dagli anni Settanta, le retribuzioni nella Scuola hanno perduto punti, comparativamente, rispetto a quelle nell’università, nelle forze armate, nei ministeri, negli EE.LL. Oggi, il lavoratore della Scuola, laureato, guadagna solo il 60% (mediamente) di quanto guadagnano i laureati degli altri comparti lavorativi italiani (il Manifesto – 9 giugno 2015), e l’80% circa rispetto alle retribuzioni medie degli insegnanti nei Paesi OCSE. L’attualità dice che, in questi ultimi dieci anni, al nostro Paese è toccata la sorte del mitico Sisifo alle prese con il macigno: ciclicamente, la scuola italiana fornisce di titolo di studio elementare e medio giovani immigrati alcuni dei quali partono da zero; sono ragazzi e giovani che, via via, lasciano l’Italia, come la lasciano, per cercare lavoro all’estero, molti diplomati e laureati italiani; i livelli di apprendimento scolastico in uscita e i titoli di studio attestati formalmente sono riconosciuti, e fungibili in qualche misura e a certe condizioni, sul piano internazionale. Proprio perché non v’è lavoro, l’Italia aggiunge al fallimento professionale di un’intera generazione lo spreco economico di un investimento per istruzione i cui dividendi sono incassati da altri Paesi: un tempo in Europa e in America del Nord e del Sud, adesso anche in Asia e Australia. Questa ciclicità di ingressi e di uscite in perdita, incidendo quanto a tassi medi di istruzione e a qualificazione culturale del capitale umano, aggrava il trend economico negativo.
°Informatica per tutti divertendosi
Questo è, come leggiamo su www.istruzione.it, l’obiettivo della 20th Annual Conference on Innovation and Technology in Computer Science Education (ITICSE 2015) I componenti e i sostenitori del Working Group V presso la conferenza ITICSE 2015 si sono posti i seguenti obiettivi: - rivedere il bagaglio esistente di competenze sulle scienze informatiche e sul pensiero computazionale per gli studenti di scuola superiore e per gli studenti universitari di I livello, per proporre conoscenze, competenze e abilità utili in un ampio spettro di contesti; - rivedere le risorse esistenti sulle modalità di verifica di quanto indicato al punto precedente e degli strumenti software che possono essere usati a questo scopo; - sviluppare un insieme di linee guida per progettare verifiche attraverso moderne piattaforme on-line che consentano tipi di domande differenti anche attraverso una programmazione visuale; - produrre un insieme di domande su scienze informatiche e pensiero computazionale, annotate con metadati per consentire una facile ricerca, riadattamento e collegamento delle competenze individuate; - organizzare le domande annotate in un archivio dotato di funzionalità adatte per supportare una crescente comunità di utilizzatori, insegnanti e studenti, sia come contribuitori sia come fruitori. I componenti del gruppo di lavoro vorrebbero avere il contributo di insegnanti ed educatori come partecipanti alla co-progettazione e al co-sviluppo delle attività del gruppo di lavoro. Insegnanti ed educatori possono partecipare sia proponendo un insieme di competenze che gli studenti di scuola superiore devono perseguire, sia proponendo un insieme di domande per verificare queste competenze. Maggiori informazioni su: http://www.iticse2015.mii.vu.lt/en/menu1/presenters/working-groups. Per il V gruppo di lavoro: https://sites.google.com/site/iticse2015callforteachers/call-for-teachers/invito-ai-docenti.