1) La Scuola, nell’XI edizione del Rapporto sullo Stato Sociale
Anche quest’anno, il Dipartimento di economia e diritto dell’’Università "Sapienza" di Roma si è applicato alle problematiche del Welfare State nel contesto economico-sociale del nostro Paese.
2) Nel sito istituzionale del MIUR, l’esito di una rilevazione sulle immatricolazioni universitarie
Si tratta del focus relativo alle immatricolazioni 2014/2015.
3) Per gli insegnanti, un interrogativo in più, sulla didattica della Storia
Da una rilevazione MIUR sulle scelte della traccia nella prova di Italiano, da parte dei candidati all’esame di Stato conclusivo dei corsi di istruzione secondaria superiore risulta che pochissimi hanno svolto il tema di argomento storico. E’ un dato che fa riflettere.
° La Scuola, nell’XI edizione del Rapporto sullo Stato Sociale
Il Dipartimento di economia e diritto dell’’Università "Sapienza" di Roma si è applicato alle problematiche del Welfare State nel contesto economico-sociale del nostro Paese. Lo studio, collegato al Master di Economia Pubblica, ha prodotto un quadro informativo sistematico – corredato sul piano statistico e con valutazioni e proposte su temi centrali per lo sviluppo economico, sociale e civile – nel Rapporto (curato da Felice Roberto Pizzuti) presentato a inizio giugno; http://www.uniroma1.it/notizie/rapporto-sullo-stato-sociale-2015#sthash.wUQuPvVC.dpuf. Il Rapporto analizza i caratteri della “grande recessione” che da anni investe l’Europa e gli aspetti specifici che ha assunto in Italia, individua le contraddizioni delle politiche comunitarie – in particolare, tra gli ambiziosi obiettivi e gli effettivi risultati in termini di minore crescita, maggiore disoccupazione e crescente diseguaglianza economica tra i ceti sociali –, e le prospettive di superamento poste con le politiche messe in atto dalla U.E. Della situazione in Italia si studiano anche le ricadute che i vincoli comunitari hanno avuto sullo Stato sociale. Oltre che del mercato del lavoro, del sistema previdenziale, degli ammortizzatori sociali, del sistema sanitario e assistenziale, il Rapporto si occupa del sistema scolastico avvalorando quanto molti avevano intravisto: la spesa pubblica per istruzione è scesa al 4,2% del Pil contro il 5,3% della media europea; dal 2008 c’è stata una marcata flessione della spesa procapite per alunno e delle retribuzioni al personale. I lavoratori laureati della Scuola guadagnano circa il 60% di quanto guadagnano i laureati degli altri comparti lavorativi; si aggrava il gap tra Italia e altri paesi della UE quanto ad alfabetizzazione degli adulti (il termine “alfabetizzazione” è connotato con riferimento non tanto al semplice saper leggere, scrivere e fare di conto ma al livello minimo indispensabile per un positivo inserimento nelle dinamiche sociali e occupazionali); si aggrava il gap tra Italia e altri paesi della UE quanto ai cc.dd. NEET, i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano (il 26% nel 2013, contro la media europea del 15%); - le iscrizioni universitarie, le frequenze e le lauree sono tutte in calo; la emigrazione dei nostri giovani laureati è in costante incremento rappresentando, a parte la drammatica emergenza esistenziale, lo spreco economico di un investimento per istruzione i cui dividendi sono incassati da altri Paesi. Nella edizione pubblicata dall’Editore Simone, a cura di Felice Roberto Pizzuti, il Rapporto è così articolato: Nota del Curatore; Considerazioni di sintesi; Capitolo 1 - «La grande recessione»: le prospettive e le politiche economico-sociali, le specificità dell’Unione Europea e dell’Italia; Capitolo 2 - Lo Stato Sociale in Europa; Capitolo 3 - Lo Stato Sociale in Italia; Capitolo 4 - Il sistema previdenziale italiano; Appendice statistica; Bibliografia
° Nel sito istituzionale del MIUR, l’esito di una rilevazione sulle immatricolazioni universitarie
Si tratta del focus relativo alle immatricolazioni 2014/2015. L’Ufficio Stampa fa sapere che il numero complessivo degli immatricolati nell’anno accademico 2014/2015 è pari a circa 265.500 unità, in lieve calo rispetto all’a.a. precedente: i più hanno preferito le facoltà dell’area scientifica (specialmente gli studenti di genere maschile), e quelle dell’area sociale. Al crescere della votazione al diploma, aumenta anche la propensione ad immatricolarsi nel sistema universitario: oltre il 90% delle eccellenze, infatti, sceglie di continuare gli studi mentre tale percentuale scende al 20% tra coloro che hanno ottenuto 60/100; la propensione a proseguire gli studi è più elevata per i diplomati con maturità classica e scientifica (rispettivamente 84,4% e 81,4%), e scende all’11,4% tra coloro che hanno conseguito il diploma professionale. Questa pubblicazione sulle immatricolazioni contiene anche un approfondimento su coloro, diplomatisi nel 2010, hanno poi intrapreso un percorso universitario.
3) Per gli insegnanti, un interrogativo in più, sulla didattica della Storia
Una rilevazione del MIUR sulle tracce della prova di Italiano scelte dai candidati all’esame di Stato conclusivo dei corsi di istruzione secondaria superiore conferma il perdurante scarso gradimento per le tematiche storiche: soltanto il 2,5%, ha svolto il tema di argomento storico (era stata proposta una traccia sulla Resistenza). Dalla rilevazione su un campione di 485 scuole risulta: - il 50,7% dei candidati ha scelto la traccia tecnico-scientifica (quella sui cambiamenti del mondo della comunicazione); - il 14,4%, ha scelto la traccia di ambito Artistico-Letterario, “La letteratura come esperienza di vita”; il 12,1%, ha scelto il tema di ordine generale, che prende spunto da un brano della giovane Malala Yousafzai, la ragazza pakistana premio Nobel per la Pace 2014; - il 9%, ha scelto di eseguire l’analisi del testo sul brano proposto di Italo Calvino; il 6,6%, ha svolto il saggio breve di ambito Storico-Politico (su “Il Mediterraneo: atlante geopolitico d’Europa e specchio di civiltà”); - il 4,6%, ha scelto il saggio breve di ambito Socio-Economico (su “Le sfide del XXI secolo e le competenze del cittadino nella vita economica e sociale”). Che soltanto il 2,5% dei candidati abbia scelto il tema di argomento storico sulla Resistenza testimonia, forse, dello scarso feeling che ha, per la Storia, questa generazione di studenti nativi digitali, il cui stile cognitivo è volto a uno spazio a misura del web, iconico e reticolare, esteso più in ampiezza e simultaneità degli eventi che sulla linea del tempo. La struttura di senso, le idee organizzatrici e le soluzioni interpretative peculiari della materia Storia, qual è nell’insegnamento scolastico, pongono notevoli difficoltà agli studenti perché né semplificano le tematiche né dirigono l’apprendimento su binari certi; il problema è – spiega M. Bloch in Apologia della storia (1944) nella categoria modale di “possibilità”: nel passato, al momento in cui accadeva, l’evento storico non si produceva secondo necessità e, dunque, non può che essere inquadrato con il suo corteo di concause contingenti. L’insegnamento della Storia è un invito continuo alla problematicità, per la natura delle molteplici forme dell’esistenza materiale e della cultura, che la ricostruzione storica fatica a disciplinare. E’ comprensibile, quindi, che lo studente eviti, se possibile, un apprendimento che non riesce ordinato secondo idee chiare e distinte, e che preferisca saperi che si presentano ancorati alla verità di ragione. Se di Storia devono proprio occuparsi, ne prediligeranno una narrazione unilineare, meglio ancora se è appiattita sul presente (l’uso pubblico della Storia), priva di spessore diacronico; e potendo scegliere, solo pochi hanno scelto di occuparsene. Un problema in più, per la didattica della Storia nelle scuole.