° Iniziative per la diffusione della cultura scientifica
Oltre 12 mln di Euro per promuovere la diffusione del sapere scientifico e avvicinare cittadini e studenti alla ricerca, a disposizione di istituzioni e progetti con finalità didattiche, informative e divulgative. Nel sito del MIUR sono stati pubblicati (10/07/2015) i relativi bandi. È possibile partecipare ai bandi inviando la domanda a partire dal 14 luglio prossimo attraverso il portale Sirio; la scadenza è fissata al 6 agosto 2015. Il primo bando, per la concessione di un contributo triennaleper il periodo 2015-2017, di circa 6 milioni e 266 mila euro, mira a sostenere il funzionamento di enti impegnati nella diffusione della cultura scientifica e nella valorizzazione del patrimonio storico-scientifico. Possono partecipare enti, strutture scientifiche, fondazioni e consorzi con un’esperienza rilevante nel settore. Ai soggetti selezionali il finanziamento sarà erogato in forma di contributo triennale; il contributo è pari all’80% dei costi di funzionamento dell’ente. Il secondo bando, per contributi annuali e Accordi di Programma e Intese, è del valore di 6 milioni e 650 mila euro con i quali finanziare iniziative promosse da scuole e da altri soggetti pubblici e privati, tra cui mostre, realizzazioni editoriali e multimediali, convegni, attivazione di nuove istituzioni e città-centri delle scienze e tecniche, attività di formazione e aggiornamento professionale per musei e centri attivi nel campo della divulgazione. Il budget è ripartito in tre tipologie di finanziamento: - 2 milioni e 600 mila euro per progetti annuali, destinati alle scuole; - 1 milione e 400 mila euro per progetti annuali, destinati a soggetti diversi dalle scuole; - 2 milioni e 650 mila euro per accordi e intese con soggetti pubblici e privati. Il contributo è pari all’80% dei costi ammissibili in tutti i casi tranne che per i progetti annuali delle scuole, per i quali è previsto un contributo del 100%.
° I test Invalsi all’epoca dell’Inquisizione
L’ex sindaco di Firenze ha assestato alla funzione docente – già in grande deficit reputazionale – una mazzata e l’Invalsi s’è proditoriamente fatto avanti con questa greve dichiarazione della sua presidente Ajello: “Le vacanze di Pasqua quest’anno le ho fatte negli USA, e per caso mi è capitato sott’occhio un quotidiano americano dove compariva la fotografia di alcuni insegnanti arrestati dai poliziotti perché responsabili di aver aiutato i loro alunni nei test” (TuttoScuolaNews, 701/15). La professoressa Anna Maria Ajello ha buttato lì la frase durante la comunicazione sul Rapporto 2015 dell’Istituto, facendo riferimento al cheating di cui sarebbero responsabili gli insegnanti e che distorcerebbe l’esito delle prove Invalsi; la Ajello ha poi tentato di limitare l’impatto della frase con una captatio benevolentiae: “Tranquilli, da noi non succederà”; ma inutilmente. Restava nell’uditorio il senso di ciò che aveva detto: gli insegnanti che contribuiscono ad aberrare i risultati dei test sono responsabili di un reato punibile ai sensi dell’art. 340 C.P.. Sottopagati (dal 1974 in poi), umiliati dal prof. Monti e dall’alunno Renzi, e ora magari sospettati da qualche censore perché non sarebbero sorretti da senso etico-professionale! Chi li ha laureato e abilitato questi 700mila tizi? E’ mai possibile che si concentrino tutti nelle scuole e il contagio non abbia toccato le università in cui la Giannini e la Ajello lavorano ? L’ultimo ministro dell’Istruzione che provenisse dalla Scuola risale agli anni Ottanta (la Falcucci), e da allora è cessato l’apprezzamento per la funzione docente. Come ministri vanno bene avvocati, medici, rettori, funzionari di Confindustria; ma che non provengano dalla Scuola perché lì, tra un milione di persone, non ce n’è una papabile per governare. Nella temperie attuale, punitiva degli insegnanti, la Aiello si è proprio lasciata andare, e così oltre che dovere sopportare l’intrusione dell’Invalsi nell’attività valutativa delle scuole, dobbiamo sentire che l’Invalsi auspica la vigilanza delle forze dell’ordine sui professori, durante le prove Invalsi ! Questo dire della Ajello ci riporta con la mente all’oscurantismo inquisitorio de La lettera scarlatta. Il nostro iniziale apprezzamento positivo delle intenzioni della Ajello è venuto declinando, con l’evoluzione negativa del registro delle sue dichiarazioni in materia di test; dalla dichiarazione all’atto del suo insediamento all’Invalsi (“Ho provato a leggere le domande del test di seconda elementare, in alcuni casi ho dovuto leggerle due volte prima di capire la domanda. Non è ammissibile… Non si possono effettuare le prove sulla base di tranelli o furbizie. Non vanno rese più difficili i test ricorrendo a queste complicazioni… Sto incontrando gli esperti per capire come all’interno del quadro delle indicazioni nazionali si possano mettere a punto le prove ben fatte”),attraverso la dichiarazione acida dello scorso maggio («Qualcuno ha delle idee migliori su come formulare le prove? Si accomodi! Non vorrei che chi critica le prove pensasse, sotto sotto, che si finirà col cancellarle») e fino a questa evocazione di vacanze pasquali in USA. Comunque, lo stile inquisitorio dell’Invalsi non è una novità se è vero, com’è vero, che la nota operativa con la quale l’Invalsi ha accompagnato i test da somministrare nelle scuole, trasudando sfiducia verso i dd.ss. e i professori (l’apertura delle buste contenenti i test per la prova all’Esame di Stato va fatta alla presenza dell’incaricato Invalsi) prospetta deterrenti statistici che monitorano eventuali comportamenti “opportunistici”. Da chi, l’Invalsi ha avuto incarico di sindacare la professionalità dei docenti nell’esercizio delle loro funzioni educative ? Siamo al paradosso: educare è compito per il quale lo Stato seleziona e abilita gli insegnanti ma l’Invalsi – nella funzione dell’inquisitore de La lettera scarlatta - si arroga di controllare la professionalità di docenti e dd.ss.. Se siamo a questo livello di sfiducia, perché non sospettare comportamenti opportunistici nell’Invalsi stesso ? Avrebbe interesse a manipolare gli esiti per dimostrare l’utilità delle rilevazioni e della propria esistenza ! Comunque, Ministro Giannini, delle due l’una: gli insegnanti siamo gli educatori cui affidare i ragazzi, o ne siamo i corruttori (che li strumentalizzano, come ha detto il suo mentore, Monti, che a vita dobbiamo tenercelo come senatore !). “L’Invalsi doveva essere un istituto che con metodi statistici campionari doveva tentare di costruire una immagine dello stato della scuola italiana. Si è trasformato in un istituto censuario cui è stato dato il potere addirittura di imporre una prova a quiz che interviene e altera il processo di valutazione facendo parte delle prove per l’uscita dalle scuole medie. Siamo in molti ad aver svolto critiche dettagliate della prassi dell’ente senza alcuna risposta perché è autoreferenziale, esente da controlli” (G. Israel, il Manifesto, 15.05.2015). Fatta salva l’utilità dei test invalsi per la valutazione di sistema, nazionale e internazionale comparativa, la nostra maggiore critica va al fatto che le disposizioni ministeriali per la Terza prova scritta dell’esame di Stato conclusivo del primo ciclo (di cui alla legge 25 ottobre 2007 n.176) sono contraddittorie: attribuiscono scopo statistico ai test (valutano il sistema scolastico, “non gli alunni”) ma anche stabiliscono che, dall’a.s. 2009/2010, i test sono prova obbligatoria d’esame e incidono nella valutazione finale complessiva degli alunni. A volte, le commissioni d’esame – pur formate, per una precisa ragione pedagogica, dai docenti del Consiglio di classe – restano ostaggio dell’Invalsi: se l’esito dell’esame non rende giustizia agli alunni, alle commissioni non è dato di correlare l’esito delle prove d’esame al percorso educativo e formativo dello studente. E dire che una disposizione ministeriale raccomanda: “Il voto conclusivo sia frutto meditato di una valutazione collegiale delle diverse prove e del complessivo percorso scolastico dei giovani candidati”. A nostro parere, la valutazione didattica degli alunni è prerogativa professionale dei Consigli di classe presupponendo specifiche competenze psicopedagogiche e disciplinari. La valutazione degli alunni che si produce nella relazione educativa è un’attività su realtà di fatto riferite alla persona degli alunni e contestualizzate alle loro condizioni sociali, alle caratteristiche del rapporto didattico e dell’ambiente educativo, alle risorse organizzative e strumentali delle scuole, alla progettazione dell’offerta formativa. Invece, la valutazione degli alunni effettuata dagli statistici mediante strumenti standard è, invece, attività di ricerca finalizzata a monitorare il sistema educativo, il rapporto costi-benefìci nel sistema Scuola, e non tiene conto della scelte educative, né della prassi didattica, né delle specifiche caratteristiche delle singole scuole. Si aggiunga che i testverificano conoscenze e competenze dei livelli tassonomici più bassi, e invece la Scuola va ben oltre le acquisizioni nozionistiche e le attività cognitive elementari rilevabili con la funzione S/R. A scuola si destrutturano e ricostruiscono concetti, modelli mentali, figure e sequenze logiche; si accompagnano le menti nel percorso autonomo verso la comprensione. Leonardo MAIORCA