° Programma Operativo Nazionale (PON) "Ricerca e Innovazione" 2014-2020
Il MIUR ha aperto, on line nel sito istituzionale, una consultazione sul documento inviato il 22 luglio scorso alla Commissione Europea, in riferimento alla programmazione per il periodo 2014-2020, del ciclo d finanziamenti (molti milioni di euro). Fino a tutto settembre, il MIUR raccoglierà i pareri degli interessati. Il PON “Ricerca e Innovazione” intende agire sui principali volani della crescita delle regioni del Mezzogiorno (di quelle Classificate “in transizione” (Abruzzo, Molise e Sardegna) e di quelle classificate “in ritardo di sviluppo (Basilicata, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia); si realizza su 12 ambiti applicativi: Aerospazio; Agrifood; Blue Growth (economia del mare); Chimica verde; Design, creatività e made in Italy (non R&D); Energia; Fabbrica intelligente; Mobilità sostenibile; Salute; Smart, Secure and Inclusive Communities; Tecnologie per gli Ambienti di Vita; Tecnologie per il Patrimonio Culturale. Fino a tutto settembre, il MIUR raccoglierà i pareri degli interessati -– regioni, parti economico-sociali, stakeholders, soggetti del partenariato, cittadini. La consultazione pubblica rappresenta una fase del percorso di definizione del Programma che porterà alla stesura del documento finale. consultazione pubblica è aperta sia sul testo del documento originale trasmesso alla Commissione Europea, sia su un testo semplificato, per i non addetti ai lavori; gli interessati potranno proporre suggerimenti chiari e sintetici relativi alla strategia, al contenuto delle singole azioni e alle modalità attuative del Programma; potranno farlo con la seguente procedura: scegliere un capitolo nell’indice, cliccare il testo/titolo del paragrafo di interesse e e compilare il form che apparirà. È necessario indicare il proprio nominativo e l’indirizzo email. Da qualche tempo è invalsa, nella cerchia dei responsabili politici, la prassi di aprire alla consultazione il più possibile ampia, qual è ormai possibile nel web, nel segno della democrazia partecipativa. Considerando che la presa delle decisioni si fa sempre più complessa con la crescente complessità delle dinamiche socio-economiche, è doveroso assecondare questa apertura confidando nel fatto che sia dettata da esigenza autentica non demagogica. Così fidando invitiamo i nostri iscritti a inviare osservazioni.
° Il MIUR blinda gli organici regionali del personale A.T.A.
Antimo Di Geronimo (ItaliaOggi, 05.08.14) segnala imminente una nota del MIUR ai direttori generali UU.SS.GG.: resistere, resistere, resistere a richieste di nuove nomine in organico di fatto: “Potranno andare incontro alle necessità delle scuole, segnalate dai dirigenti, spostando unità di personale Ata da una scuola a un 'altra. Ma in ogni caso, i posti autorizzati dovranno essere pari al numero complessivo stabilito dall'amministrazione centrale per la regione di riferimento… L'attivazione di posti nella presente fase può avvenire, sulla base delle richieste formulate dai dirigenti scolastici, anche a mezzo di compensazione con un corrispondente numero di posti già previsti in organico di diritto per i quali i direttori regionali ritengono possibile la revoca del funzionamento e per i quali siano cessate le condizioni che ne avevano legittimato l'istituzione. In ogni caso l'adeguamento dell'organico di diritto alla situazione di fatto non dovrà superare quanto previsto per l'anno scolastico 2013-2014. L'amministrazione centrale ha spiegato che i direttori potranno valutare l'opportunità di procedere all'attivazione di ulteriori posti nelle istituzioni scolastiche nelle quali si verifichi concentrazione di personale inidoneo (1 posto ogni 2 o 3 unità di tale personale o con mansioni ridotte nel profilo professionale di collaboratore scolastico o assistente amministrativo o tecnico) ovvero nei casi nei quali non sia possibile garantire, in altro modo, le necessarie condizioni di sicurezza e di incolumità”. (Fonte: ItaliaOggi, 05.08.14)
° In Piemonte si è andati troppo oltre. Servirà a un chiarimento di principio
Alla fine del mese scorso, La Stampa di Torino evidenziava l’ennesimo assurdo di questo nostro povero Paese: per attivare una nuova scuola dell’Infanzia, una legge regionale del Piemonte dispone che gli uffici territoriali del MIUR chiedano il consenso delle scuole private presenti in zona; e il veto (in tre località) di alcune di queste ha impedito l’uso di edilizia scolastica pronta (a Bibiana) costata un milione al contribuente. In pratica, con la legge regionale dell’anno scorso succede che in alcune parti del Piemonte i genitori sono costretti a mandare i propri bambini in una scuola privata (a pagamento). Adesso, sembra che i tre veti siano stati rimossi. Tuttoscuola.com (2 agosto) riporta la dichiarazione liberatoria rilasciata dall’assessore Gianna Pentenerò: "Abbiamo chiuso con buon senso e pragmatismo una vicenda che partiva da una norma sbagliata"; poi l’assessore chiude con una frase (spesso l’abbiamo sentita dalla Giannini) che evoca nuove spese a carico dei contribuenti: "Siamo disponibili a valutare strumenti che tutelino l'eventuale perdita di occupazione e a sostenere l'attività delle scuole paritarie”. Immaginiamo che qualcuno che l’ha fatta grossa attirando l’attenzione della pubblica opinione nazionale su una norma scandalosa della regione Piemonte, abbiano ricevuto una lavata di capo. E’ sufficiente la retromarcia “lontano dai clamori mediatici” – come l’assessore al ramo si vanta di avere fatto ? Non occorre, piuttosto, chiarire una volta per tutte che il MIUR esercita sulle scuole paritarie le competenze medesime che esercita sulle statali, considerato che, dalla fine del Medio Evo, lo Stato nazionale non è soggetto a veti di signorie (nel caso in specie, federazioni di scuole paritarie) ? Il fatto che sulla pentola abbiano rimesso il coperchio non ci basta, occorre porre e risolvere la questione di principio, e ribadiamo ciò che, in questa rubrica, abbiamo scritto nei giorni della tempesta: “C’è da farsi il fegato marcio, sia per ciò di cui il giornalista riferisce (scuole pronte, costruite con ciò che l’erario riesce a stanziare, che resteranno chiuse), sia per la costatazione che in Piemonte l’offerta di servizi eccede le necessità della popolazione, mentre nel Meridione non c’è offerta a sufficienza né dai privati né dagli enti locali.”