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  5. Nella Scuola 3 precari su 4 della PA, ma è l’unico comparto dove i supplenti di lungo corso vengono respinti

Nella Scuola 3 precari su 4 della PA, ma è l’unico comparto dove i supplenti di lungo corso vengono respinti

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Entro il 2019 entrerà a regime il comma 131 della Legge 107/2015: raggiunto il tetto dei 36 mesi di supplenza su posto vacante e disponibile, il docente non potrà avere più incarichi su questa tipologia di supplenza. Eppure, a fronte di 202.317 dipendenti pubblici non di ruolo, il Mef ci dice che 141.996 sono docenti e Ata. Ora, anziché essere stabilizzati, perché hanno superato i tre anni di servizio, come indicato dall’UE e ribadito dalla curia di Lussemburgo, verranno ricacciati all’indietro. Ecco perché va fatto ricorso.

 

Marcello Pacifico (Anief-Cisal): bisogna utilizzare le graduatorie di Merito e l’inserimento dei candidati idonei al termine del 'concorsone'. E poi il doppio canale di reclutamento, andando ad assumere gli abilitati della seconda fascia delle graduatorie d’istituto, iniziando dalle graduatorie dove non ci sono più candidati nelle GaE. Per la terza fascia d’istituto, vanno assorbiti anche i laureati, al termine di un corso annuale abilitante.

 

Sul precariato scolastico, la Buona Scuola di Renzi ha prodotto delle norme che moltiplicheranno le supplenze, anziché ridurle: dal 1° settembre 2016 chi svolge infatti supplenze su posto vacante e disponibile, così come previsto dal comma 131 della legge 107/2015, non può superare i tre anni di servizio. Raggiunto “il tetto dei 36 mesi di supplenza su posto vacante e disponibile – anche non continuativi –  il docente non potrà avere più incarichi su questa tipologia di supplenza”, sottolinea oggi Orizzonte Scuola. Si aggiunge poi: il paradosso “sarebbe quello che, se andasse in porto il progetto Madia per la Pubblica Amministrazione, la scuola rimarrebbe schiava di una regola che invece negli altri comparti porta all’assunzione”.

 

La scuola, dove risiede il 75 per cento del precariato della pubblica amministrazione italiana (a fronte di 202.317 dipendenti non di ruolo, nel 2015, ancora ben 141.996 risultavano docenti e Ata), diventa quindi l’unico comparto dove i precari di lungo corso dal 2019 anziché essere stabilizzati, perché hanno superato i tre anni di servizio, come indicato dall’UE e ribadito dalla curia di Lussemburgo, verranno ricacciati all’indietro: l’unico modo per lavorare, se vorranno svolgere questo mestiere, sarà quello di vincere il concorso (ma la strada è lunga perché per costoro c’è da attendere almeno sette anni) oppure tornare a svolgere le supplenze di breve durata.

 

In base a quanto riportato dalla Ragioneria Generale dello Stato, appena qualche settimana fa, il lavoro “flessibile” nella scuola, oltre che ai supplenti e tempo determinato e la formazione lavoro, rappresentano ancora il 15,1% del totale dei dipendenti a tempo indeterminato, per una spesa per i precari che sfiora mezzo miliardo di euro (478,7 milioni). Una bella fetta, nota il Mef, di un sistema istruzione che costa all’erario 40,1 miliardi di euro. Il tutto per continuare ad avere ancora due milioni e mezzo di alunni (quasi il 40 per cento) che hanno cambiato insegnantein pochi mesi, come avvenuto quest’anno.

 

“Il punto – ricorda Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – è che nella scuola ci sono più di 100mila posti vacanti, più altri 35mila per gli Ata, come indicato correttamente dal Mef. Viene allora da chiedersi come mai lo Stato non abbia provveduto a creare una modalità di assorbimento graduale dei tanti docenti abilitati che hanno svolto già 36 mesi di servizio. E anche dei collaboratori scolastici, amministrativi e tecnici che hanno oltrepassato la soglia, in possesso dei titoli d’accesso. Ora, addirittura, con la Legge 107 si è capovolto il senso della norma imposta dall’Unione Europea: anziché assumerli a titolo definitivo, questi lavoratori si respingono”.

 

“La strada da percorre – continua Pacifico – è una sola ed è stata indicata chiaramente nei giorni scorsi in Parlamento, attraverso le audizioni del sindacato svolte davanti alle commissioni parlamentari di Palazzo Madama e della Camera dei deputati: la fase transitoria, che porta al 2024, deve necessariamente prevedere l’utilizzo, per le nuove immissioni in ruolo, di tutte le graduatorie di Merito non esaurite e l’inserimento dei candidati risultati o che risulteranno idonei al termine del concorso a cattedra. Noi a questo gioco al ribasso non ci stiamo: per tale motivo abbiamo proclamatolo sciopero della Scuola per il prossimo 17 marzo. Perché i vincitori e gli idonei del concorso vanno assunti a tempo indeterminato e non lasciati in ‘naftalina’, con il rischio concreto che decada anche la graduatoria dove sono collocati, anche perché ci sono 100mila posti vacanti da coprire subito e non possono essere lasciati liberi per altri sette anni”.

 

“Nella delega suformazione iniziale e reclutamento (Atto 377) – dice ancora il sindacalista Anief-Cisal – va introdotta una modifica che preveda l’utilizzo del doppio canale di reclutamento, in modo da poter stabilizzare gradualmente anche gli abilitati della graduatoria d’istituto: da seconda fascia, in particolare, bisognerà attingere in tutti quei casi di graduatorie ad esaurimento prive di candidati, come accade da tempo, ad esempio, in Lombardia per matematica nella scuola media e nel Lazio per sostegno alle superiori. Anche per la terza fascia d’istituto, invece, dove sono collocati i laureati, va prevista una modalità di assorbimento in ruolo laddove sia senza più candidati la graduatoria ad esaurimento e la seconda fascia d’istituto”.

 

“Per i docenti in terza fascia, in possesso del titolo di accesso all’insegnamento e con 36 mesi di servizio svolto, va dunque predisposto un corso annuale, al termine del quale l’aspirante docente consegue l’abilitazione. Solo così possiamo pensare di portare il precariato scolastico ai livelli degli altri comparti pubblici. Altrimenti – conclude Pacifico –  continueremo a parlare di ricorsi e risarcimenti milionari, anche per il recupero degli scatti di anzianità e il mancato pagamento dei mesi estivi”.

 

A questo proposito, il sindacato ricorda che per richiedere l'adeguamento dei valori dell'indennità di vacanza contrattuale alla metà dell'inflazione, come registrata a partire dal settembre 2015 rispetto al blocco vigente dal 2008, basta aderire al ricorso Radamente per tutto il pubblico impiego (cliccando al seguente link) e al ricorso Anief per la Scuola (cliccando sul seguente link). È possibile anche aderire ai ricorsi per l’estensione dei contratti dal 30 giugno al 31 agosto, a seguito del mancato pagamento dei periodi estivi pur in presenza di un posto vacante. Come è possibile ancora impugnare la mancata assunzione a tempo indeterminato, anche per i non abilitati: in tal caso, cliccare sul seguente link.

 

 

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News dal mondo Anief
23 Febbraio 2017
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