Lo ha detto l’onorevole Simona Malpezzi (PD): le deleghe sono un testo governativo, ma vengono modificate dalle commissioni di competenza. Alcune delle proposte sono già state accolte. Proposta Anief: per cancellare l’eterna supplentite, si usi la stessa formula adottata con il piano straordinario della stessa Buona Scuola, con i docenti a supporto delle attività progettuali previste dal Piano dell’offerta formativa. In caso contrario, si incentiveranno ulteriormente i motivi per presentare ricorso.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): diventa prioritario stabilizzare gradualmente gli abilitati della graduatoria d’istituto, andando già da subito ad attingere dalla seconda fascia, laddove le graduatorie a esaurimento siano prive di candidati. Vale anche per la terza fascia d’istituto, nel caso sia esaurita pure la seconda fascia, assorbendo i laureati, prevedendo per loro un corso annuale ad hoc di tipo abilitante. Ai precari, quindi, va data la possibilità di scegliere, in modo decrescente, tutti gli ambiti territoriali sparsi per il territorio nazionale. Non è possibile, in conclusione, che si sovverta il senso dei 36 mesi di servizio svolto, al termine del quale in tutta Europa si provvede all’assunzione a titolo definitivo: solo da noi, per la Scuola, si è deciso il contrario.
La partita sulle deleghe è ancora aperta, poiché se è vero che i decreti sono un testo governativo, è altrettanto vero che possono essere modificati dalle commissioni parlamentari di competenza; per farlo c’è tempo fino al 17 marzo. La sottolineatura è dell’on. Simona Malpezzi (PD) e le sue parole danno conforto a tutti coloro che si stanno adoperando per chiedere modifiche e integrazioni agli otto decreti legislativi approvati dal Consiglio dei Ministri il 14 gennaio scorso.
Una delle deleghe su cui vanno senz’altro attuati degli emendamenti è quella sullaformazione iniziale e sul nuovo reclutamento (l’Atto 377): preoccupa, soprattutto, l’assenza di norme che permettano di assorbire il personale precario che da anni svolge questa professione, pur in presenza di 100mila posti vacanti da coprire subito. Anzi, paradossalmente, la legge madre, la Legge 107/2015, ha prodotto delle norme che moltiplicheranno le supplenze: si impedirà infatti agli stessi precari di far sottoscrivere loro contratti di lunga durata, lasciandogli solo la possibilità di puntare ai contratti di breve durata: in base al comma 131 della Buona Scuola, dal 1° settembre 2016, chi svolge supplenze su posto vacante e disponibile non può superare i tre anni di servizio. Raggiunto “il tetto dei 36 mesi di supplenza su posto vacante e disponibile, anche non continuativi, il docente non potrà avere più incarichi su questa tipologia di supplenza”.
Anief ha espresso pubblicamente la sua posizione in merito, attraverso le audizioni tenute presso le commissioni parlamentari di Palazzo Madama e della Camera dei deputati. “Con queste prospettive – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale anief e segretario confederale Cisal – diventa prioritario stabilizzare gradualmente gli abilitati della graduatoria d’istituto, andando già da subito ad attingere dalla seconda fascia, laddove le graduatorie a esaurimento siano prive di candidati. Vale per tutti l’esempio della Lombardia per matematica nella scuola media e del Lazio per il sostegno alle superiori. Anche per la terza fascia d’istituto, nel caso sia esaurita pure la seconda fascia, vanno assorbiti i laureati, prevedendo per loro un corso annuale ad hoc di tipo abilitante”.
“Per le immissioni in ruolo di questo personale – continua il sindacalista Anie-Cisal – è bene che si provveda a utilizzare il modello adottato per assegnare alle scuole le decine di migliaia di docenti di potenziamento assunti proprio con la riforma Renzi-Giannini: ai precari, quindi, va data la possibilità di scegliere, in modo decrescente, tutti gli ambiti territoriali sparsi per il territorio nazionale. Non è possibile, in conclusione, che si sovverta il senso dei 36 mesi di servizio svolto, al termine del quale in tutta Europa si provvede all’assunzione a titolo definitivo: solo da noi, per la Scuola, si è deciso il contrario. Il Governo non può pensare di adottare due pesi e due misure, trattando docenti e Ata come lavoratori di serie B. Anche perché insistere su questa direzione – conclude Pacifico – non farebbe altro che incentivare i ricorsi e i risarcimenti milionari, anche per il recupero degli scatti di anzianità e il mancato pagamento dei mesi estivi”.
Anief ricorda che per richiedere l'adeguamento dei valori dell'indennità di vacanza contrattuale alla metà dell'inflazione, come registrata a partire dal settembre 2015 rispetto al blocco vigente dal 2008, basta aderire al ricorso Radamente per tutto il pubblico impiego (cliccando al seguente link) e al ricorso Anief per la Scuola (cliccando sul seguente link). È possibile anche aderire ai ricorsi per l’estensione dei contratti dal 30 giugno al 31 agosto, a seguito del mancato pagamento dei periodi estivi, pur in presenza di un posto vacante. Così come è possibile ancora impugnare la mancata assunzione a tempo indeterminato, anche per i non abilitati; in tal caso, cliccare sul seguente link.
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