Venerdì 17 marzo, giorno dello sciopero della Scuola proclamato dall’Anief, scade il termine per la pubblicazione dei pareri. Nel frattempo, sono giunti solo quello sulle 'norme sulla promozione della cultura umanistica, sulla valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sul sostegno della creatività' e quello sulle 'norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato'. La linea rimane quella iniziale espressa dal Governo.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): fino ad adesso non siamo stati ascoltati. Tranne che per l’equiparazione del titolo di studio finale della scuola secondaria di primo grado, da assegnare agli alunni con problemi di apprendimento rispetto ai normodotati, i parlamentari hanno assecondato la linea dell’Esecutivo di insistere sulle prove standardizzate e sul sempre maggiore peso ai fini della valutazione degli allievi. Si continua a preferire che l’Invalsi produca delle verifiche standard, ma anche che i docenti e le scuole vengano valutate attraverso i cosiddetti Rav, anziché andare a verificare caso per caso, istituto per istituto, quali sono i motivi che portano al successo o all’insuccesso formativo. Lo ripetiamo: delle fredde schede non possono sovrastare la centralità del territorio, della famiglia, degli agenti socio-culturali. Così si promuove la scuola dell’esclusione e non quella dell’integrazione, proprio l’antitesi di quella che dovrebbe essere la vera buona scuola.
Le commissioni parlamentari hanno solo tre giorni per formulare il loro parere sui decreti legislativi della Legge 107/2015, già approvati dal Governo lo scorso 14 gennaio. A 72 ore dalla scadenza, imposta per legge, sono giunte le osservazioni solo su due delle otto deleghe: quella sulle “norme sulla promozione della cultura umanistica, sulla valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sul sostegno della creatività”, Atto 382, e quella sulle “norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato”, Atto 384.
In entrambi i casi, le indicazioni Anief-Cisal sugli emendamenti da attuare sono state disattese. Nel primo caso, quelle del rilancio della cultura umanistica, Cisal-Anief aveva auspicato una serie di interventi, al fine di centrare gli obiettivi di creatività, salvaguardia del patrimonio artistico-culturale e di centralità dei valori dell’uomo, in adeguata relazione agli studi umanistici. Sul piano pratico, la giovane organizzazione sindacale ha auspicato l’introduzione nella scuola secondaria di secondo grado di due ore obbligatorie di Filosofia e Storia. Rivendicando anche maggiori finanziamenti per promuovere le iniziative nazionali attraverso il "Fondo per la promozione della cultura umanistica, del patrimonio artistico e della creatività", fermo ad appena 2 milioni di euro. Oltre che, il potenziamento dello studio del diritto, del latino, della seconda lingua comunitaria e della cittadinanza europea.
Per quanto riguarda il decreto sulla nuova valutazione degli studenti, il sindacato ha più volte espresso l’esigenza di un maggiore coinvolgimento del Collegio Docenti, nel rispetto della sua autonomia didattico-docimologica, di produrre maggior peso alle prove d’esame e di salvaguardare la libertà di valutazione di ogni singolo insegnante. Infine, si è chiesto di ridurre l’attendibilità docimologica dei test, metodo di valutazione che può certificare solo le conoscenze ma non le competenze, in contrasto con quanto previsto da questo atto e dalla Circolare Ministeriale n. 3 del 2015. Per quanto riguarda gli esami di Stato, si è ribadito come per prove Invalsi non debbano essere né obbligatorio per l’ammissione, né oggetto di valutazione del Rav, vista la centralità dell’alunno e del territorio nella programmazione educativa e didattica. Come non si comprende l’esclusione del dirigente scolastico degli istituti comprensivi dalla presidenza delle Commissioni negli Esami di fine corso.
“Scorrendo i primi due pareri delle commissioni, pubblicati sul sito della Camera dei Deputati – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – dobbiamo prendere atto che non siamo stati ascoltati. Tranne che per l’equiparazione del titolo di studio finale della scuola secondaria di primo grado, da assegnare agli alunni con problemi di apprendimento rispetto ai normodotati, i parlamentari hanno assecondato la linea del Governo di insistere sulle prove standardizzate e sul sempre maggiore peso ai fini della valutazione degli allievi. Si continua a preferire che l’Invalsi produca delle verifiche standard, ma anche che i docenti e le scuole vengano valutate attraverso i cosiddetti Rav, anziché andare a verificare caso per caso, istituto per istituto, quali sono i motivi che portano al successo o all’insuccesso formativo”.
“Non ci stancheremo mai di ricordare che i test Invalsi, al pari della valutazione delle scuole, non possono essere affidate in prevalenza a delle fredde schede, precompilate da chi non conosce né comprende la rilevanza del contesto ai fini dalla formazione più o meno adeguata. Ignorare quasi del tutto la centralità del territorio, della famiglia, degli agenti socio-culturali, per far prevalere, invece, gli esiti di prove unificate, significa non volere considerare le diversità del nostro Paese: significa – conclude Pacifico – promuovere la scuola dell’esclusione e non quella dell’integrazione, proprio l’antitesi di quella che dovrebbe essere la vera buona scuola. Un motivo in più per aderire allo sciopero della Scuola, indetto non a caso proprio venerdì prossimo 17 marzo”.
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