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Anief risponde a Renzi sulla riforma: non ci sono punti positivi o negativi, è tutto da cambiare. Approvate solo soluzioni pessime

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Il giovane sindacato replica all’invito formulato dall’ex premier di avviare una nuova iniziativa sulla scuola, da proporre nelle prossime settimane con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali e il Ministro dell’Istruzione. Intanto, chiede a tutti di indicare un punto positivo e uno negativo tra quelli della Legge 107/2015, perché ritiene che 'il merito, l’alternanza scuola lavoro, la fine del precariato, il potenziamento degli insegnanti, la formazione, l’edilizia scolastica, il diritto allo studio, lo ZeroSei sul modello di Reggio Emilia sono molto importanti'.

Marcello Pacifico (Cisal-Anief) smonta punto per punto la proposta dell’esponente Pd: sbagliare è umano, perseverare non è ammesso. Sul merito, non abbiamo ottenuto alcun risultato se non quello di concentrarci su incrementi ridicoli per pochi docenti, mentre gli stipendi base rimangono fermi a dieci anni fa. Sull’alternanza scuola-lavoro continuiamo a chiedere perché bisogna mandare i ragazzi allo sbaraglio, senza regole sui diritti-doveri. Intanto, il precariato è aumentato, con 100mila docenti e 40mila Ata supplenti annuali. Lascia a desiderare pure il potenziamento assegnato alle scuole, perché non sono state rispettate le richieste dei Collegi dei docenti e non si sono assunti Ata. La formazione iniziale si è rivelata un disastro: rispetto alla classe docente più vecchia del mondo, non si può proporre un concorso-corso che dura otto anni. Sull’edilizia scolastica: per quale motivo i presidi devono essere arrestati e i responsabili degli enti locali no? Sul diritto allo studio, si attende ancora il ripristino del tempo scuola tagliato. La nuova certificazione di 260mila alunni disabili porterà solo problemi. Invece di introdurre la svolta (l’obbligo scolastico a 18 anni), ci si ferma al percorso zero-sei anni, che a queste condizione si rivelerà l’ennesima chimera.

 

“Sbagliare è umano, perseverare non è ammesso”. Lo dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, subito dopo aver appreso dell’intenzione dell’ex premier Matteo Renzi di avviare una nuova iniziativa sulla scuola, da proporre nelle prossime settimane con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, e il Ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli.

Non “contento” del disastro causato al settore scolastico, con lo sciopero record del maggio 2015 che non ha eguali nella storia della scuola pubblica italiana, Renzi ora chiede a tutti – non solo al personale della scuola – di indicare un punto positivo e uno negativo tra quelli della riforma della cosiddetta Buona Scuola. Il candidato alla segreteria del Pd ammette – sintetizza Orizzonte Scuola - di “avere sbagliato approccio”, ma che punti come il merito, l’alternanza scuola lavoro, la fine del precariato, il potenziamento degli insegnanti, la formazione, l’edilizia scolastica, il diritto allo studio, lo ZeroSei sul modello di Reggio Emilia sono tuttavia molto importanti.

Replica dell’Anief: ogni punto segnalato dall’ex Presidente del Consiglio, che ha ignorato uno sciopero generale contro la sua riforma della scuola a cui hanno partecipato oltre 600mila persone e otto scuole su dieci chiuse per protesta, non può che trovarci critici. Ancora di più, dopo l’approvazione dei decreti delegati che non hanno accolto le tante richieste del sindacato e delle parti sociali.

Marcello Pacifico risponde a ogni singolo punto indicato da Matteo Renzi: “sul merito, non abbiamo ottenuto alcun risultato se non quello di concentrarci su incrementi ridicoli per pochi docenti, non più di un terzo, mentre gli stipendi base rispetto ai privati rimangono fermi a dieci anni fa. Sull’alternanza scuola-lavoro, continuiamo a chiedere perché bisogna mandare i ragazzi allo sbaraglio nelle aziende, non di rado anche a fare fotocopie e a vendere gelati, quando non si sono stabilite ancora regole sui diritti-doveri”.

“Il Governo Renzi aveva poi fatto della fine della supplentite il suo cavallo di battaglia. Invece, il precariato è aumentato, con 100mila docenti e 40mila Ata da coprire ogni anno con il personale non di ruolo cui affidare supplenze annuali. Tanto che pure il Ministro Fedeli è consapevole che occorrono interventi radicali e non manovre di facciata. Eppure, bastava adeguare tutto l’organico di fatto a quello di diritto, come da noi chiesto di recente a Montecitorio e Palazzo Madama; assumere dalle Graduatorie d’Istituto, aggiornando quelle a Esaurimento ogni anno. Ci sarebbe da ridire anche sul potenziamento assegnato alle scuole, introdotto non rispettando il fabbisogno e le richieste formulate dai Collegi dei docenti: la verità è che il docente ‘mobile’ non serve, mentre servirebbero gli Ata per realizzare le attività extracurricolari”.

Secondo il sindacalista autonomo, “anche la formazione iniziale si è rivelata un vero disastro, perché rispetto alla classe docente più vecchia del mondo non si può proporre un concorso-corso che dura otto anni per vedere i nuovi docenti assunti a titolo definitivo. La stessa edilizia scolastica lascia pensare: per quale motivo, a esempio, i dirigenti scolastici devono essere arrestati e i responsabili degli enti locali no? La verità è che devono cambiare le regole sulla sicurezza, facendo chiarezza sulle effettive responsabilità. Sul diritto allo studio, anche questo menzionato da Renzi, va ricordato che nessun Governo, successivo all’ultimo Berlusconi, ha ripristinato il tempo scuola tagliato, un quinto delle ore, né potenziato il tempo pieno e prolungato”.

“Piuttosto – continua il leader dell’Anief -, con il decreto legislativo collegato alla Legge 107/2015, l’Atto n. 378 in via di approvazione, stanno cambiando le regole sulla certificazione di 260mila alunni disabili, che non porteranno loro solo problemi, perché si introducono nuove certificazioni senza aver provveduto all’adeguata copertura finanziaria e alle opportune risorse umane per le équipe mediche. Il cambio di passo per la nostra scuola e suoi studenti, disabili e normodotati, può arrivare solo se si introduce l’obbligo scolastico a 18 anni. Invece, ci si ferma al percorso zero-sei anni, che introdotto a queste condizione si rivelerà l’ennesima chimera. A meno che non si obblighi lo Stato ad anticipare di 12 mesi, a cinque anni di età, l’istruzione obbligatoria, in classi ‘ponte’ con docenti di infanzia e primaria in copresenza. Le nostre sono proposte semplici che vengono dal personale che lavora per il Paese. La politica ascolti”, conclude Marcello Pacifico.

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30 Marzo 2017
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