Oltre alla mancata soluzione per il precariato, risulta una grave doppia mancanza all’interno del testo sull'istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni: nessun piano straordinario d'immissioni in ruolo per la categoria di docenti già dimenticata dalla Buona Scuola e nessuna novità per favorire l’accesso alla primaria, in un anno ‘ponte’, con 12 mesi di anticipo.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): con il nostro progetto si sarebbe prevista la naturale continuità con il progetto pedagogico del primo biennio della Scuola primaria, tenuto conto delle Indicazioni nazionali per il curricolo. Ciò avrebbe valorizzato le potenzialità di bambini, facendo vivere loro uno spazio relazionale e uno cognitivo più dinamici. Ma a mancare nella delega sull’infanzia ci sono anche altre questioni, come il mancato organico potenziato, promesso a lungo e ora svanito. E pure la difficile assunzione di tutti i vincitori e idonei dei concorsi pubblici svolti negli ultimi anni, rimasti sinora ancora incredibilmente esclusi delle immissioni in ruolo, senza certe prospettive di assunzione a tempo indeterminato, pur in presenza di posti vacanti.
Alla vigilia dell’approdo in Consiglio dei Ministri delle otto leggi delega sulla Buona Scuola, l’appuntamento è fissato per domattina alle ore 11.00, la categoria non è preoccupata solo per le più che discutibili nuove modalità di reclutamento dei docenti, ma anche per l’ennesima beffa riguardante i maestri della scuola dell’infanzia: dopo essere stati esclusi dal piano straordinario della Legge 107/2015, da notizie di fonte sindacale sembra che anche stavolta non verrà creato alcun nuovo organico potenziato anche per questo ordine di scuola. Gli eventuali posti in organico di diritto, da assegnare anche alle immissioni in ruolo, scrive oggi Orizzonte Scuola, deriverebbero solo da compensazioni sulla quota di potenziamento della scuola superiore.
E nemmeno verrebbe accolta la proposta Anief di anticipare l’obbligo formativo a cinque anni di età, in classi con docenti in compresenza della scuola materna e primaria, in modo da garantire un’offerta didattica di qualità nell’anno formativo più complicato per gli alunni. Con la proposta del giovane sindacato, presentata nel corso dell’audizione tenute presso le commissioni parlamentari riunite, si sarebbero creati almeno 25mila posti che avrebbero finalmente quasi svuotato quelle graduatorie di merito e a esaurimento dove stagnano invece da anni i docenti della scuola dell’infanzia.
Secondo l’Anief, pertanto, sul fronte scolastico ci apprestiamo a vivere un’altra decisione incomprensibile. Perché senza l’assunzione di almeno 33mila maestri, non avrà alcuna possibilità di riuscita la riforma della scuola dell’infanzia, contenuta nel decreto legislativo sulla “istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni”, l’Atto 380. Questa delega sembrava essere l’atto legislativo ideale per “riparare” alle mancate assunzioni di questa categoria (assieme agli Ata, per i quali servirebbero almeno 25mila immissioni in ruolo, e agli educatori, almeno 2.500), da ripartire a livello regionale in base alle esigenze dei posti vacanti e disponibili.
Invece di procedere alla “attivazione dell’anno terminale del sistema integrato, del personale educativo e dell’infanzia in organico potenziato anche per gli anni scolastici successivi all’a.s. 2015/2016”, in modo da far assolvere con 12 mesi di anticipo al “diritto-dovere all’istruzione e alla formazione”, come indicato formalmente dall’Anief, si preferisce navigare a vista. Lasciando le liste di attesa dei precari stracolmi di candidati. Anche con decenni di supplenze alle spalle, malgrado da Bruxelles continuino ad arrivare esortazioni a cambiare linea e a fornire le dovute spiegazioni di disapplicazione della norma-madre sulle assunzioni automatiche dopo 36 mesi di supplenza su posto libero.
“Con il nostro progetto – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – si sarebbe prevista la naturale continuità con il progetto pedagogico del primo biennio della Scuola primaria, tenuto conto delle Indicazioni nazionali per il curricolo. Questo anticipo avrebbe anche valorizzato le potenzialità di bambini, facendo vivere loro uno spazio relazionale e uno cognitivo più dinamici. Ma a mancare nella delega sull’infanzia ci sono anche altre questioni. Come il mancato organico potenziato, promesso a lungo e ora svanito. E pure la difficile assunzione di tutti i vincitori e idonei dei concorsi pubblici svolti negli ultimi anni, ma rimasti sinora ancora incredibilmente esclusi delle immissioni in ruolo, senza certe prospettive di assunzione a tempo indeterminato, pur in presenza di posti vacanti e disponibili. Il nostro giudizio su questa delega – conclude Pacifico – rimane quindi negativo, in linea con gli altri”.
Per approfondimenti:
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