Domani sono previste, in diverse città italiane, delle conferenze di presentazione dei programmi dei candidati, in vista delle elezioni che si terranno domenica prossima per l’intera giornata. A ridosso dell’evento, che riguarda il leader del partito di maggioranza dell’attuale Governo italiano, Anief rivolge un appello pubblico al futuro segretario del Pd perché si impegni ora, prima della sua elezione, a cambiare la riforma della Scuola approvata nel luglio del 2015. Tutti i punti e le modifiche da attuare alla Legge 107/15: formazione iniziale, reclutamento, precariato, con la riapertura immediata e annuale delle GaE, progressioni di carriera, sostegno, scuola dell’infanzia, potenziamento del personale Ata e degli educatori, chiamata diretta, prove Invalsi ed Esami di Stato.
Marcello Pacifico (Cisal-Anief): con il rinnovo delle cariche del Partito Democratico, c’è la possibilità di andare a rivedere quelle norme, come l’introduzione delle nuove graduatorie Grame oppure la scelta del personale da parte dei presidi, come se la scuola si possa paragonare a un’azienda, o il docente ‘transumante’ e tappa-buchi. Occorre un impegno preciso, serio, a cambiare l’ultima riforma, che non piace e non è utile a nessuno.
Mancano poche ore alle elezioni Primarie per la scelta del Segretario Nazionale del Partito Democratico, in programma domenica 30 aprile dalle ore 8.00 alle 20.00: domani sono previste, in diverse città italiane, delle conferenze di presentazione dei programmi dei candidati. A ridosso dell’evento, che riguarda il leader del partito di maggioranza dell’attuale Governo italiano, Anief rivolge un appello pubblico al futuro segretario del Pd perché si impegni ora, prima della sua elezione, a cambiare la riforma della Scuola approvata nel luglio del 2015.
La Legge 107/15, invisa da tutto il mondo della scuola pubblica, è stata tra le motivazioni scatenanti della caduta del Governo Renzi: “se si vuole davvero voltare pagina, occorre ripartire dagli errori – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal -: per questo, è bene che il nuovo segretario del primo partito del Paese esprima da subito la volontà di cancellare le tante norme sbagliate incluse in quella disastrosa legge dello Stato contro la quale sono scese in piazza e hanno scioperato oltre 600mila persone, facendo registrare il record di dissenso nella storia della scuola pubblica italiana”.
“L’approvazione dei decreti delegati poteva essere l’occasione buona per ridurre, almeno, la portata negativa della riforma. Ma così non è stato, perché a nulla sono valse le richieste di modifica giunte dalla base, dalle parti sociali e dell’Anief, audita sia a Montecitorio che a Palazzo Madama. Adesso, con il rinnovo delle cariche del Partito Democratico, c’è la possibilità di andare a rivedere quelle norme, come l’introduzione delle nuove graduatorie Grame oppure la scelta del personale da parte dei presidi, come se la scuola si possa paragonare a un’azienda. Occorre un impegno preciso, serio, a cambiare l’ultima riforma, che non piace e non è utile a nessuno. Approvando delle nuove norme, finalmente rispettose dei diritti degli studenti, delle loro famiglie e del personale”, conclude Pacifico.
Il giovane sindacato chiede, pertanto, precise modifiche su una serie di temi toccati dalla Legge 107/15: formazione iniziale, reclutamento, precariato, con la riapertura immediata e annuale delle GaE, progressioni di carriera, sostegno, scuola dell’infanzia, potenziamento del personale Ata e degli educatori, chiamata diretta, prove Invalsi ed Esami di Stato.
Secondo l’Anief, ci sono dei falsi miti legati a questa riforma. A iniziare dall’introduzione del merito, a proposito del quale non abbiamo ottenuto alcun risultato se non quello di concentrarci su incrementi ridicoli per pochi docenti, non più di un terzo, mentre gli stipendi base rispetto ai privati rimangono fermi a dieci anni fa. Sul precariato, il sindacato ricorda che è addirittura aumentato, con 100mila docenti e 40mila Ata da coprire ogni anno con il personale non di ruolo cui affidare supplenze annuali. Tanto che pure il Ministro Fedeli è consapevole che occorrono interventi radicali e non manovre di facciata. Eppure, bastava adeguare tutto l’organico di fatto a quello di diritto, come da noi chiesto di recente e assumere dalle Graduatorie d’Istituto, con corsi abilitanti per tutti coloro che hanno svolto 36 mesi di supplenze, aggiornando quelle a Esaurimento ogni anno a partire da questa primavera, anziché introdurre le inutili Grame.
Ha deluso anche il potenziamento assegnato alle scuole, introdotto non rispettando il fabbisogno e le richieste formulate dai Collegi dei docenti: perché alla scuola non serve il docente “transumante” e tappa-buchi, mentre servirebbero gli Ata per realizzare le attività extracurricolari. Pure sull’alternanza scuola-lavoro, continuiamo a chiedere perché bisogna mandare i ragazzi allo sbaraglio nelle aziende, non di rado anche a fare fotocopie e a vendere gelati, quando non si sono stabilite ancora regole sui diritti-doveri. E che dire della nuova formazione iniziale, rivelatasi un vero disastro, perché rispetto alla classe docente più vecchia del mondo non si può proporre un concorso-corso che dura otto anni per vedere i nuovi docenti assunti a titolo definitivo.
C’è poi una revisione dell’edilizia scolastica che lascia pensare: per quale motivo, a esempio, i dirigenti scolastici devono essere arrestati e i responsabili degli enti locali no? La verità è che devono cambiare le regole sulla sicurezza, facendo chiarezza sulle effettive responsabilità. Non convince nemmeno il diritto allo studio, perché non è stato ripristinato il tempo scuola tagliato dall’ultimo Governo Berlusconi, pari a un quinto delle ore, né potenziato il tempo pieno e prolungato. Così come non convincono le nuove regole sulla certificazione di 260mila alunni disabili che non porteranno loro solo problemi, perché si introducono nuove certificazioni senza aver provveduto all’adeguata copertura finanziaria e alle opportune risorse umane per le équipe mediche. Il cambio di passo per la nostra scuola e i suoi studenti, disabili e normodotati, può arrivare solo se si introduce l’obbligo scolastico a 18 anni.
Anche il tanto decantato nuovo percorso zero-sei anni è destinato a naufragare. Perché non prevede, come aveva chiesto l’Anief, l’anticipo di 12 mesi, a cinque anni di età, dell’istruzione obbligatoria, in classi ‘ponte’ con docenti di infanzia e primaria in copresenza. Per ultimo, ma non certo per importanza, il sindacato ricorda un punto che esula dalla riforma, ma che è altrettanto vitale: il rinnovo contrattuale che, dopo otto anni di blocco, non può ridursi a un aumento medio netto di 40 euro, ma deve corrispondere a 210 euro a lavoratore, comprensivo di quell’indennità di vacanza contrattuale negata sinora e che ha fatto sprofondare gli stipendi di chi opera nella scuola di quasi 20 punti sotto il costo della vita.
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