Marcello Pacifico (Cisal-Anief): la mafia si combatte con la cultura, lo Stato dovrebbe investire di più e meglio. Bisogna abbandonare la riforma della ‘Buona Scuola’, per ricercare un’istruzione pubblica finalmente giusta, equa e solidale. A tale scopo, occorre istituire l'insegnamento di diritto in ogni ordine e grado della scuola e come legislatori e amministratori, in modo da incentivare la cultura e il rispetto delle regole, oltre che l’approvazione di norme corrette. Senza più costringere i cittadini a ricorrere continuamente ai tribunali per ottenere giustizia.
“La scuola può fare molto per fare in modo che il brutale assassinio di Giovanni Falcone, della moglie e degli agenti della scorta, possa essere convogliato su un piano formativo: innanzitutto dentro e fuori le nostre aule scolastiche, perché il sacrifico di chi ha fatto della legalità una battaglia di vita possa essere da esempio per costruire la cittadinanza del domani”: a dirlo è stato Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, nel giorno delle celebrazioni del 25° anniversario della strage di Capaci.
Secondo Pacifico, “la mafia si combatte con la cultura: è per questo che lo Stato dovrebbe investire di più e meglio. Occorre abbandonare la riforma della ‘Buona Scuola’ per ricercare un’istruzione pubblica finalmente giusta, equa e solidale. Per questo motivo, bisogna inserire lo studio del diritto comunitario e potenziare quello di cittadinanza e costituzione”. Il sindacalista ritiene che sia giunto il momento di “istituire l'insegnamento di diritto in ogni ordine e grado della scuola e come legislatori e amministratori, in modo da incentivare la cultura e il rispetto delle regole, oltre che l’approvazione di norme corrette, senza più costringere i cittadini a ricorrere continuamente ai tribunali per ottenere giustizia”.
Pacifico ricorda anche che “non abbiamo bisogno neanche di scuole belle ma di scuole sicure. Nell'introdurre un'educazione finanziaria abbiamo il dovere di denunciare la corruzione, la concussione: si tratta di veri e propri ‘cancri’ di un sistema civico che danneggia sia l'economia sia i singoli individui. Lo Stato dovrebbe, invece, farsi carico di definire organici differenti, maggiorati, per esempio nelle zone o in quei quartieri ad alto rischio malavitosi. Per fare sentire la sua presenza, attraverso quei docenti, Ata e dirigenti scolastici che spesso rappresentano l'ultimo baluardo delle istituzioni e che sono in prima linea ogni giorno per garantire il diritto allo studio di tutti i nostri bambini. Soltanto così – conclude il presidente Anief - si può onorare il sacrifico, il ricordo del giudice Falcone, della moglie e di tutti i servitori dello Stato e le vittime della mafia”.
Per realizzare questo, ricorda il sindacato, servono investimenti. Invece, ci ha detto di recente l’Istat attraverso il rapporto “Noi Italia”, l’Italia rimane uno dei Paesi moderni con bassi investimenti e livelli di istruzione, un ridotto numero di laureati, troppi ragazzi che lasciano i banchi prima del tempo e il record di giovani che non studiano né lavorano: per quanto attiene alla spesa pubblica in istruzione il nostro Paese occupa “il quartultimo posto: incide sul Pil per il 4,1%, valore più basso di quello medio europeo (4,9%)”. Evidentemente, i nostri governanti non hanno compreso che per formare capitale umano significa credere nella capacità civilizzatrice e lavorativa dell’uomo, gettare le basi per la costruzione di una società equa e solidale e per il rilancio dell’economia.
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