Solo un decimo delle 100mila supplenze annuali sono considerate su posti vacanti e conferite con scadenza 31 agosto dell’anno successivo. Ciò avviene malgrado la stragrande maggioranza di quei posti siano in realtà privi di titolare e quindi da assegnare per l’intero anno scolastico: solo per il sostegno, a settembre, anche dopo le assunzioni, saranno 37.400 i posti d’insegnamento in deroga. Una quota analoga riguarda i posti d’insegnamento delle discipline curricolari. Ora però i docenti danneggiati cominciano a ribellarsi: a Catania il Tribunale del Lavoro ne ha risarciti tre con 50mila euro, assegnandogli pure le progressioni stipendiali dovute agli scatti automatici che lo Stato continua indebitamente a negare a chi non è di ruolo.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): l’operazione furbesca del Miur di mantenere l’80 per cento delle cattedre vacanti in organico di fatto è stata ormai smascherata. Inoltre, è già acclarato che un posto vacante e disponibile va assegnato con scadenza 31 agosto; le sentenze riconoscono anche il diritto del personale a termine a percepire gli scatti di anzianità che ancora il Miur si ostina a riconoscere solo ai lavoratori a tempo indeterminato. E il doppio diritto vale anche per il personale Ata, al quale il Miur si impunta a estendere le supplenze su posti liberi anche per i mesi di luglio e agosto solo in casi di estrema necessità, come confermato la scorsa settimana dall’Usr del Lazio. Per l’Anief questo modo di fare è inaccettabile, anche perché mantenere congelati quei posti significa vanificare stabilizzazioni e continuità didattica: siamo pronti a ribadirlo nei tribunali, anche quelli europei e alla Cedu, dove abbiamo già patrocinato tantissime cause.
Il giovane sindacato ricorda che è ancora possibile ricorrere per ottenere l'estensione dei contratti su posto vacante e uno stipendio commisurato agli anni di servizio effettivamente svolti, anche con contratti a tempo determinato. Inoltre, è possibile ricorrere per farsi riconoscere gli scatti di anzianità indebitamente sottratti per tutto il periodo di precariato.
Nella scuola ci sono circa 100mila cattedre che ogni anno vengono assegnate ai supplenti: di queste, solo un decimo sono considerate libere a conferite con scadenza 31 agosto dell’anno successivo. Ciò avviene malgrado la stragrande maggioranza di quei posti siano in realtà vacanti e disponibili: solo per il sostegno, a settembre, anche dopo le immissioni in ruolo, saranno 37.400 i posti d’insegnamento in deroga affidati ai precari, sebbene si tratti di cattedre prive senza ombra di dubbio di docenti titolari. Una quota analoga riguarda i posti d’insegnamento delle discipline curricolari: ne consegue che ogni anno lo Stato risparmia il pagamento dei mesi estivi, luglio e agosto, di almeno 80mila supplenti annuali. Perché i circa 16mila posti spostati dall’organico di fatto a quello di diritto non cambiano di molto la sostanza delle cose.
Questa ingiustizia è stata presa di petto dal sindacato, e ora cominciano ad arrivare i frutti. Come a Catania, dove tre sentenze d'identico tenore emesse dal Tribunale del Lavoro di Catania hanno imposto al Ministero dell'Istruzione il rispetto della normativa primaria in materia di conferimento degli incarichi di supplenza annuale, riconoscendo il pieno diritto di altrettanti docenti all'estensione al 31 agosto, ai fini giuridici ed economici, di ben cinque contratti - dal 2006/2007 al 2010/2011 - stipulati senza soluzione di continuità.
I giudici hanno anche rilevato la violazione del principio di non discriminazione, relativo al mancato riconoscimento degli scatti di anzianità riconosciuti ai colleghi di pari livello e assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato. Le sentenze accertano, di conseguenza, il “diritto di parte ricorrente alla progressione professionale economica prevista per il personale dipendente di ruolo e conseguentemente” condannano “il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca a corrispondere in favore della stessa le relative differenze retributive”.
Queste espressioni dei tribunali, di fatto, rimarcano quanto indicato dalla Suprema Corte di Cassazione che, con la recente sentenza del 7 novembre 2016, n. 22558, ha statuito che “la clausola 4 dell'Accordo quadro sul rapporto a tempo determinato recepito dalla direttiva 99/70/CE, di diretta applicazione, impone di riconoscere la anzianità di servizio maturata al personale del comparto scuola assunto con contratti a termine, ai fini della attribuzione della medesima progressione stipendiale prevista per i dipendenti a tempo indeterminato dai CCNL succedutisi nel tempo”. E che le amministrazioni devono, di conseguenza, disapplicare “le disposizioni dei richiamati CCNL che, prescindendo dalla anzianità maturata, commisurano in ogni caso la retribuzione degli assunti a tempo determinato al trattamento economico iniziale previsto per i dipendenti a tempo indeterminato”.
“Queste sentenze – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – ci dicono che l’operazione furbesca del Miur di mantenere l’80 per cento delle cattedre vacanti in organico di fatto è stata ormai smascherata. Inoltre, è ormai acclarato che un posto vacante e disponibile va assegnato con scadenza 31 agosto; le sentenze riconoscono anche il diritto del personale a termine a percepire gli scatti di anzianità che ancora il Miur si ostina a riconoscere solo ai lavoratori a tempo indeterminato. E il doppio diritto vale anche per il personale Ata, al quale il Miur si impunta a estendere le supplenze su posti liberi anche per i mesi di luglio e agosto solo in casi di estrema necessità, come confermato la scorsa settimana dall’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio. Per l’Anief, che tutela i diritti del personale scolastico, questo modo di fare è inaccettabile, anche perché mantenere congelati quei posti significa destinarli sempre al precariato, vanificando stabilizzazioni e continuità didattica: siamo pronti a ribadirlo nei tribunali, anche quelli europei e alla Cedu, dove abbiamo già patrocinato tantissime cause”.
Il giovane sindacato ricorda che è ancora possibile ricorrere per ottenere l'estensione dei contratti su posto vacante e uno stipendio commisurato agli anni di servizio effettivamente svolti, anche con contratti a tempo determinato. Inoltre, è possibile ricorrere per farsi riconoscere gli scatti di anzianità indebitamente sottratti per tutto il periodo di precariato.
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