Non lascia spazio a dubbi il comma 2 dell’articolo 23 del Decreto legislativo n. 64 sulla Disciplina della scuola italiana all'estero, relativo alla Legge 107/15, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.112 del 16 maggio scorso: ‘i docenti temporaneamente assenti nelle scuole statali all'estero sono prioritariamente sostituiti mediante ripartizione delle relative ore di insegnamento fra i docenti già in servizio nel medesimo Paese’. In pratica, invece di incrementare gli organici e nominare i docenti precari laddove necessario, le ore di insegnamento del titolare assente verranno divise tra i docenti che già svolgono il loro orario settimanale completo. E anche gli ‘spezzoni’ di cattedra verranno affidati al personale già di ruolo, in questo caso facendo ancora meglio intendere che non sarà necessaria l’abilitazione specifica all’insegnamento.
Lo stesso decreto prevede la riduzione dell’indennità fissa di sede per gli insegnanti (-38% dal 2014 alle superiori), la penalizzazione di chi rientra in Italia prima (no al super-punteggio e sì ad ambiti territoriali), di svilire la dirigenza (lontana dall’Ise dei diplomatici) negandogli anche le indennità tradizionali e di mortificare le reggenze, perché il docente che sostituisce il preside dovrebbe avere lo stesso trattamento economico. Viene infine introdotto un ridicolo tetto all’organico di sostegno: appena 10 unità, comprese nel 'limite complessivo di 674 unità’ al cui interno sono previste anche le cattedre del ‘potenziamento’.
Marcello Pacifico (Cisal-Anief): sono decisioni che penalizzano sia chi è disposto a fare supplenze, sia gli alunni iscritti nelle scuole all’estero, perché i docenti con ore extra possono pagare lo sforzo e produrre delle lezioni meno pregne di contenuti. È probabile che chi ha legiferato quella parte del decreto legislativo non sia a conoscenza del fatto che il 25 per cento del personale che opera all’estero è precario. Mentre in Italia è circa la metà. Ma quello che appare ancora più assurdo è che le ore da assegnare ai precari vogliono essere affidate a colleghi di ruolo senza abilitazione e magari in servizio a centinaia di chilometri sempre entro lo stesso Paese. Purtroppo pur di risparmiare, i nostri governanti sono ormai disposti ad approvare di tutto.
Da settembre, chi vorrà studiare in una delle 142 scuole o dei 242 lettorati e corsi di lingua e cultura italiana all’estero potrà contare su un’offerta formativa ridimensionata. Perché il Governo si è superato, andando anche a risparmiare sulle supplenze. Lo prevede il comma 2 dell’articolo 23 del Decreto legislativo n. 64 sulla Disciplina della scuola italiana all'estero, relativo alla Legge 107/15, pubblicato sullaGazzetta Ufficiale Serie Generale n.112 del 16 maggio scorso (suppl. Ordinario n. 23): “i docenti temporaneamente assenti nelle scuole statali all'estero sono prioritariamente sostituiti mediante ripartizione delle relative ore di insegnamento fra i docenti già in servizio nel medesimo Paese”, si legge nella legge delega.
Di fatto, invece di incrementare gli organici e nominare i docenti precari laddove necessario, le ore di insegnamento del titolare assente verranno divise tra i docenti che già svolgono il loro orario settimanale completo. La cattedra dell’insegnante verrà quindi spezzettata, creando non pochi problemi: se, a esempio, l’assenza riguarda un docente di italiano e storia, che in una classe svolge tra le 8 e le 10 ore settimanali, il suo posto potrebbe essere rilevato da due docenti di ruolo. Anche già in servizio nella stessa scuola, poiché nella maggior parte dei Paesi esteri l’istituto scolastico italiano presente non supera l’unità. Solo nel caso non vi fossero docenti disponibili a farsi carico delle ore aggiuntive si ricorrerebbe al supplente.
Quella di affidare ore extra a docenti già con la loro cattedra riguarderà anche altri casi comuni: al comma 2 dello stesso articolo del decreto n. 64, si prevede che “nelle scuole statali all'estero gli insegnamenti obbligatori che non costituiscono cattedra o posto di insegnamento sono ripartiti fra i docenti già in servizio con abilitazione specifica od affine o con titolo di studio valido per l'insegnamento della disciplina, anche in considerazione del percorso formativo e dell'acquisizione di competenze professionali coerenti con gli insegnamenti da impartire”. Pertanto, anche gli “spezzoni” di cattedra verranno affidati al personale già di ruolo, facendo intendere che non sarà necessaria nemmeno l’abilitazione specifica all’insegnamento.
“È una decisione che non ci può soddisfare – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal –, prima di tutto perché penalizza chi ha deciso di svolgere questa professione ed è disposto a subentrare in corsa in caso di necessità attraverso la sottoscrizione delle supplenze. Secondo poi, la novità andrebbe rivista perché siamo convinti che, oltre una certa soglia di ore settimanali, i docenti possono pagare lo sforzo e produrre delle lezioni meno pregne di contenuti”.
“È probabile che chi ha legiferato quella parte del decreto legislativo non sia a conoscenza del fatto che il 25 per cento del personale che opera all’estero è precario. Mentre in Italia è circa la metà. Ma quello che appare ancora più assurdo è che le ore da assegnare ai docenti precari vogliono essere affidate a colleghi di ruolo senza abilitazione e magari in servizio a centinaia di chilometri sempre entro lo stesso Paese. Purtroppo - conclude Pacifico – pur di risparmiare, i nostri governanti sono disposti ad approvare di tutto”.
Tuttavia, la “stretta” del Governo sulle scuole all’estero non finisce qui: sempre il decreto n. 64 prevede la riduzione dell’indennità fissa di sede per gli insegnanti (-38% dal 2014 per docenti superiori), la penalizzazione di chi rientra in Italia prima del periodo previsto (no al super-punteggio e sì ad ambiti territoriali), di svilire la dirigenza (lontana dall’Ise dei diplomatici) negandogli le indennità tradizionali e di mortificare le reggenze, perché il docente che sostituisce il dirigente scolastico dovrebbe avere lo stesso trattamento economico. Viene infine introdotto un ridicolo tetto all’organico del sostegno agli alunni disabili: appena 10 unità, comprese nel “limite complessivo di 674 unità” al cui interno sono previste anche le cattedre del “potenziamento”.
Anief ritiene che in questo modo la qualità delle scuole all’estero non potrà che ridursi. Inoltre, in questo modo supplentite e precariato non potranno che incrementarsi, a dispetto delle ultime sentenze della Cassazione che equiparano il servizio preruolo a quello di ruolo. Lo stesso vale per il mancato conferimento dell’indennità tabellare. Il sindacato contesta poi l’eliminazione dei contratti a termine (a vantaggio di ore aggiuntive obbligatorie per chi è in servizio) e l’obbligo della loro copertura da parte del personale di ruolo, che non tengono conto dei vincoli contrattuali e del possesso della specifica abilitazione.
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