Scorrendo la tabella sulle risorse aggiuntive del testo, chiuso e trasmesso ieri all'Aran, risulta che per un milione e 100 mila lavoratori della scuola, tra docenti e Ata, sono previsti appena 31,5 euro mensili per il triennio 2016/2018, onnicomprensivi dell’assegno di indennità di vacanza contrattuale rimasto invariato. Mentre per 7 mila dirigenti sono previsti solo 66,6 euro. Ne consegue che servono anche fondi per ottenere per tutti quegli 85 euro promessi alle altre organizzazioni sindacali dalla Funzione Pubblica nell’intesa del 30 novembre scorso: ecco perché è stato detto dal Governo che i più meritevoli avranno aumenti maggiori. Ma c’è anche un altro aspetto del rinnovo contrattuale su cui occorre ora soffermarsi: finora nessun accenno viene fatto alla giurisprudenza sul precariato, nonostante le sentenze delle Sezioni Unite della Cassazione.
Marcello Pacifico (Anief-Udir): L’agognato aumento è stato gonfiato da fonti istituzionali e sindacali maggioritarie solo a parole: in pratica, arriverà loro una cifra talmente bassa da non coprire nemmeno la metà della metà del costo della vita che nel frattempo è cresciuto di quasi il 15 per cento. Per questo chiediamo agli altri sindacati di non sottoscrivere alcun contratto di categoria a queste condizioni, anche perché c’è il fondato rischio che per avere poche decine di euro di aumento si venga ora costretti a cedere sul piano dei diritti: ci sono degli aspetti dell’organizzazione scolastica, ad iniziare dall’orario di lavoro dei docenti, su cui non si transige. A queste condizioni penalizzanti, diciamo no. E invitiamo gli altri sindacati a fare altrettanto, ricorrendo in tribunale, dove i giudici non sono sottoposti a condizionamenti, compromessi o ricatti.
I lavoratori interessati a ricorrere possono farlo sin d’ora utilizzando i modelli di diffida per ancorare almeno lo stipendio al 50% dell’aumento del costo della vita. Perché l’articolo 36 della Costituzione impone un adeguamento parziale degli stipendi all’aumento del costo della vita. È possibile anche pre-aderire direttamente al ricorso.
Purtroppo è tutto confermato: scorrendo le tabelle relative alle risorse aggiuntive dell’Atto di indirizzo per il rinnovo del contratto, chiuso e trasmesso ieri all'Aran, risultano davvero ridicoli gli aumenti in arrivo dopo il blocco decennale imposto al comparto pubblico. In media, per un milione e 100 mila lavoratori della scuola, tra docenti e Ata, sono previsti appena 31,5 euro mensili per il triennio 2016/2018, onnicomprensivi dell’assegno di indennità di vacanza contrattuale rimasto invariato. Mentre per 7 mila dirigenti sono previsti solo 66,6 euro.
“Considerando che si tratta di cifre lorde, quindi quasi da dimezzare, ai dipendenti della scuola possiamo dire di mettersi l’anima in pace – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e Udir - perché l’agognato aumento è stato gonfiato da fonti istituzionali e sindacali maggioritarie solo a parole: in pratica, arriverà loro una cifra talmente bassa da non coprire nemmeno la metà della metà del costo della vita che nel frattempo è cresciuto di quasi il 15 per cento”.
Nella tabella allegata all’Atto di indirizzo firmato il 19 ottobre dalla Ministra della Funzione Pubblica Marianna Madia, infatti, risulta che per il rinnovo dei contratti collettivi nazionali, delle parti comuni e delle sezioni speciali, viene confermato quanto denunciato da tempo da Anief e Udir: 1,373 miliardi di euro stanziati non bastano. Ne consegue che servono anche fondi per ottenere per tutti quegli 85 euro promessi alle altre organizzazioni sindacali dalla Funzione Pubblica nell’intesa del 30 novembre scorso: ecco perché è stato detto dal Governo che i più meritevoli avranno aumenti maggiori. La cifra su cui c’era stata l’intesa, peraltro, non avrebbe coperto neanche quanto previsto dalla Legge 203/2008 sull’adeguamento parziale delle buste paga al tasso programmato di inflazione.
Il risultato di questa politica è che se si considerano le singole “voci” di incremento stipendiale accordato risultano stanziati, rispettivamente per i dipendenti della Scuola, dell’Università e della Ricerca, appena 167,58 milioni per il 2016 (pari a 11,5 euro mensili medi a lavoratori), 507,40 milioni per il 2017 (che corrispondono a 35,5 euro a dipendente) e 679,98 milioni per il 2018 (che porteranno 47,5 euro medi). Per i dirigenti sono stati invece stanziati 2,32 milioni per il 2016 (che suddivisi per tutti equivalgono a 25 euro mensili a preside), 7,02 milioni per il 2017 (pari a 75 euro cadauno) e 9,34 milioni per il 2018 (100 euro in più a ds).
Per Anief e Udir tutto questo non è una novità, purtroppo, ma solo il frutto della politica del bilancino adottata dal Ministero dell’Economia e delle richieste di incrementi minimi condotte dalla Ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli. Ma c’è anche un altro aspetto del rinnovo contrattuale su cui occorre ora soffermarsi: finora nessun accenno viene fatto alla giurisprudenza sul precariato, nonostante le sentenze delle Sezioni Unite della Cassazione che hanno condannato la parte pubblica per palese discriminazione nei confronti dei colleghi di ruolo e mancata adozione della normativa europea vigente, tesa a contrastare sia il precariato portato all’estremo sia la lesione dei diritti di coloro che non hanno ancora sottoscritto un contratto a tempo indeterminato pur ottemperando ai medesimi doveri di chi già è di ruolo.
“Alla luce dell’approvazione dell’Atto di indirizzo, che predispone le parti per avviare la contrattazione, Anief e Udir chiedono formalmente agli altri sindacati di non sottoscrivere alcun contratto di categoria a queste condizioni – dice ancora Pacifico – anche perché c’è il fondato rischio che per avere poche decine di euro di aumento in busta paga si venga ora quasi costretti a cedere sul piano dei diritti: ci sono degli aspetti dell’organizzazione scolastica, ad iniziare dall’orario di lavoro degli insegnanti, su cui non si transige. A queste condizioni, ancora una volta penalizzanti, noi diciamo no. E invitiamo gli altri sindacati a fare altrettanto, ricorrendo in tribunale, dove i giudici non sono sottoposti a condizionamenti, compromessi o ricatti”.
L’obiettivo del sindacato, ricorrendo al giudice, è recuperare il 7% dello stipendio da settembre 2015, come giàconfermato dalla Corte Costituzionale. È l’unico modo, secondo l’Anief, per combattere la politica al risparmio sui lavoratori pubblici e della scuola che anche il Governo Gentiloni sta conducendo e dare una risposta netta agliannunci senza seguito della Ministra dell’Istruzione.
I lavoratori interessati a ricorrere con Anief, possono farlo sin d’ora utilizzando i modelli di diffida per ancorare almeno lo stipendio al 50% dell’aumento del costo della vita. Perché l’articolo 36 della Costituzione impone un adeguamento parziale degli stipendi all’aumento del costo della vita. È possibile anche pre-aderire direttamente al ricorso. Per i dirigenti scolastici è previsto un ricorso apposito.
Tabella incrementi attuabili presentando il ricorso con Anief:
Anno |
Tasso al 50% Programmato Dal MEF |
Aumenti annuali Stipendio medio 1.500 euro |
Ratei Mensili |
2015 | +4,25% | 274,12€ | 63,75€ |
2016 | +4,26% | 865,58€ | 66,58€ |
2017 | +4,66% | 987,45€ | 75,95€ |
2018 | +5,51% | 1.227,02€ | 94,38€ |
Aumenti complessivi IVC dal 2016 |
3.354,17€ | ||
Recupero contrattuale 2016-2018 | 3.080,05€ | ||
Totale | 6.434,17€ |
A cura dell’Ufficio Studi Anief.
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