Ha preso il via oggi l’ultimo atto di una legislatura che al comparto ha dato una riforma mai “digerita” e risorse col contagocce. Fino all’ultimo momento, visto che nella stessa legge di fine anno si stanno inserendo in itinere nuovi fondi per coprire il miserevole aumento di 85 euro medi da assegnare ai dipendenti pubblici, compresi i lavoratori della scuola che sono i meno pagati della PA. Stanziati 1,65 miliardi aggiuntivi per garantire agli statali gli aumenti medi di 85 euro al mese, in modo da garantire incrementi retributivi del 3,48%. Tali risorse aggiuntive permetteranno anche di alzare le soglie di reddito per ottenere il bonus Irpef da 80 euro in modo da salvaguardare gli 80 euro dei dipendenti pubblici, che con il rinnovo del contratto supererebbero le soglie ad oggi vigente. L’operazione conferma tutti i dubbi posti dall’Anief sull’incompleta copertura degli 85 euro per ogni dipendente pubblico e sulla mancata volontà di portare le buste paga degli statali almeno al livello dell’inflazione che è schizzata in avanti quasi del 15 per cento. I fatti, non gli slogan, stanno ancora una volta dando ragione al giovane sindacato. C’è amarezza poi per la mancata perequazione stipendiale “esterna” dei dirigenti scolastici, come non c’è traccia delle annunciate assunzioni del personale Ata, né del concorso per Dsga, né tantomeno delle immissioni in ruolo a favore dei maestri d’infanzia.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Si conferma l’inadeguatezza delle risorse sinora messe in campo dal Governo. Tra l’altro, considerando che la maggior parte degli ultimi fondi serviranno per evitare la beffa di vedersi togliere gli 80 euro di bonus fiscale del Governo Renzi, per gli effettivi aumenti di tutto il personale rimarrà ben poco. Quindi, il passo compiuto dal Governo rimane davvero piccolo: 1,1 milione di docenti e Ata hanno diritto non ad elemosine.
Anief ricorda che solo presentando ricorso è possibile recuperare il 7% dello stipendio da settembre 2015, come giàconfermato dalla Corte Costituzionale. Tutti i lavoratori interessati possono utilizzare i modelli di diffida per ancorare almeno lo stipendio al 50% della spinta inflattiva, come previsto dall’articolo 36 della Costituzione.
La Legge di Bilancio è approdata oggi a Palazzo Madama: inizia così l’ultimo atto di una legislatura che alla scuola ha dato una riforma mai “digerita” e risorse col contagocce. Fino all’ultimo momento, visto che nella stessa legge di fine anno si stanno inserendo in itinere nuovi fondi per coprire il miserevole aumento di 85 euro medi da assegnare ai dipendenti pubblici, compresi i lavoratori della scuola che sono i meno pagati della PA. Attraverso la relazione tecnica che accompagna il testo finale del provvedimento, veniamo a conoscenza di “1,65 miliardi aggiuntivi per garantire agli statali gli aumenti medi di 85 euro al mese”.
“Queste nuove risorse, sommate a quelle già previste – scrive Orizzonte Scuola -, garantiranno incrementi retributivi del 3,48%. Tali risorse aggiuntive permetteranno anche di alzare le soglie di reddito per ottenere il bonus Irpef da 80 euro in modo da salvaguardare gli 80 euro dei dipendenti pubblici, che con il rinnovo del contratto supererebbero le soglie ad oggi vigente. L’innalzamento a 24.600 e a 26.600 dei tetti del bonus Irpef, costa, come si legge nella relazione tecnica, 210,8 milioni l’anno”.
L’operazione conferma tutti i dubbi posti dall’Anief sull’incompleta copertura degli 85 euro per ogni dipendente pubblico, che aveva anche provocato la replica seccata del Miur, e sulla mancata volontà di portare le buste paga degli statali almeno al livello dell’inflazione che è schizzata in avanti quasi del 15 per cento. I fatti, non gli slogan, stanno ancora una volta dando ragione al giovane sindacato.
“La verità è che il Governo sta di continuo ritoccando, sempre però di cifre inadeguate, in avanti le somme previste per i rinnovi di contratto – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – confermando l’inadeguatezza delle risorse sinora messe in campo. Tra l’altro, considerando che la maggior parte degli ultimi fondi serviranno per evitare la beffa di vedersi togliere gli 80 euro di bonus fiscale del Governo Renzi, per gli effettivi aumenti di tutto il personale rimarrà ben poco. Quindi, il passo compiuto dal Governo rimane davvero piccolo: 1,1 milione di docenti e Ata hanno diritto non ad elemosine”.
Ma per chi opera per il bene della scuola, se si esamina il provvedimento di quadratura dei contri pubblici, ci sono anche altri motivi per recriminare. Perché, scorrendo i 120 articoli di cui si compone il testo della Legge di Bilancio giunto al Senato, ci si accorge della complessiva poca efficacia dei provvedimenti in via di approvazione. La perequazione stipendiale “esterna” dei dirigenti scolastici, ai colleghi della medesima area, non sembra corrispondere alle aspettative; come, ad oggi, non c’è traccia delle annunciate assunzioni del personale Ata, né del concorso per Dsga, né tantomeno ancora delle immissioni in ruolo a favore dei maestri della scuola dell’infanzia che continuano ad essere dimenticati da tutti.
Per quanto riguarda l’iter che attende la Legge in via di approvazione, i tempi sono già definiti: i senatori sono stati oggi informati sul testo dal presidente del Senato, Pietro Grasso: entro poco più di una settimana, l’8 novembre, le varie Commissioni dovranno redigere i propri pareri a quella di Bilancio, la quale sarà chiamata a riferire all’Assemblea il giorno 21. La data off limits per l’approvazione della Legge di Bilancio al Senato è sabato 25 novembre. Subito dopo, il testo approvato passerà all’esame di Montecitorio.
Anief ricorda che solo presentando ricorso è possibile recuperare il 7% dello stipendio da settembre 2015, come giàconfermato dalla Corte Costituzionale. Tutti i lavoratori interessati possono utilizzare i modelli di diffida per ancorare almeno lo stipendio al 50% della spinta inflattiva, come previsto dall’articolo 36 della Costituzione.
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