Dopo i concorsi riservati, le Ssis e i Tirocini formativi, cui potevano iscriversi anche i docenti di ruolo, la Legge 107/2015 ha in effetti previsto un percorso specifico: la possibilità è contenuta nel comma 3 dell’art. 4 del decreto legislativo 59/2017, del 13 aprile scorso; è previsto, in pratica, che vengano organizzate attività formative specifiche, basate su una collaborazione strutturata e paritetica fra scuola, università e istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica, con una chiara distinzione dei rispettivi ruoli e corrispondenti competenze. Peccato che di questo percorso non vi sia traccia nei progetti ministeriale e non se ne parli nemmeno a livello politico-sindacale.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Mentre si stanno per avviare i corsi per gli abilitati, con un alto numero di categorie escluse in modo illegittimo, nel 2018 il Governo uscente ha promesso l’attivazione anche per coloro che devono frequentare due anni di Fit (con un numero minimo di anni di servizio) e il triennio completo (in possesso solo della laurea), ma di questi percorsi abilitanti ad oggi non c’è traccia. Per gli insegnanti di ruolo non può essere utile nemmeno la sentenza-chiave della Corte Costituzionale, del 6 dicembre 2017, che ha dichiarato illegittima l’esclusione dei docenti di ruolo dai concorsi. Partecipare, infatti, alla selezione pubblica nazionale comporterebbe l’impossibilità di accedere al percorso formativo, in particolare al secondo anno di Fit, non compatibile con lo status di chi è di ruolo. Allo stesso modo, però, non si può negare loro il diritto a fornirsi di un’abilitazione ulteriore o della specializzazione su sostegno, il cui conseguimento è fondamentale per evitare anche spostamenti coatti, oltre che finire negli sconvenienti ambiti territoriali, dovuti alla soprannumerarietà per via del dimensionamento, del calo demografico e della formazione di quelle classi ‘pollaio’ che tutti i Governi stigmatizzano senza però muovere un dito.
Il nuovo reclutamento scolastico contiene un “pezzo” inattuato: quello che riguarda i docenti di ruolo. Tanti di loro, preoccupati, si stanno rivolgendo al sindacato per capire come faranno a conseguire altre abilitazioni o a specializzarsi sul sostegno agli alunni disabili. Dopo i concorsi riservati, le Ssis e i Tirocini formativi, cui potevano iscriversi anche i docenti di ruolo, la Legge 107/2015 ha in effetti previsto un percorso specifico: la possibilità è contenuta nel comma 3 dell’art. 4 del decreto legislativo 59/2017, del 13 aprile scorso, sul “Riordino, adeguamento e semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli di docente nella scuola secondaria”, in base al quale gli insegnanti già assunti a tempo indeterminato possono abilitarsi in altra classe di concorso o specializzarsi nel sostegno fruendo della collaborazione indicato nell’articolo 2, comma 3 dello stesso decreto e in coordinamento con il Piano nazionale di formazione di cui al comma 5 del medesimo articolo.
Per i docenti di ruolo, l’ultima riforma della scuola prevede l’attivazione di specifiche attività formative, finalizzate ad integrare il loro bagaglio di conoscenze e competenze, al fine di poter svolgere insegnamenti anche in classi disciplinari “affini” o di modificare la propria classe disciplinare di titolarità oppure la tipologia di posto. Ciò vale anche qualora si chieda il passaggio da posto comune a posto di sostegno (e viceversa), in ogni caso tenendo conto delle norme e nei limiti previsti per la mobilità professionale dal relativo contratto collettivo nazionale integrativo.
Uscendo dal “burocratese”, per chi oggi è già un insegnante di ruolo ed ha intenzione di abilitarsi all’insegnamento di altre discipline o sul sostegno, di fatto è previsto che vengano organizzate attività formative specifiche, basate su una collaborazione strutturata e paritetica fra scuola, università e istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica (Afam), con una chiara distinzione dei rispettivi ruoli e corrispondenti competenze. Peccato che di questo percorso non vi sia traccia nei progetti ministeriale e non se ne parli nemmeno a livello politico-sindacale.
“Il problema – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal - è che mentre si stanno per avviare i corsi per gli abilitati, con un alto numero di categorie escluse in modo illegittimo, nel 2018 il Governo uscente ha promesso l’attivazione anche per coloro che devono frequentare due anni di Fit (con un numero minimo di anni di servizio) e il triennio completo (in possesso solo della laurea), ma di questi percorsi abilitanti ad oggi non c’è traccia. Per gli insegnanti di ruolo non può essere utile nemmeno la sentenza-chiave della Corte Costituzionale, del 6 dicembre 2017, che ha dichiarato illegittima l’esclusione dei docenti di ruolo dai concorsi. Partecipare, infatti, alla selezione pubblica nazionale comporterebbe l’impossibilità di accedere al percorso formativo, in particolare al secondo anno di Fit, non compatibile con lo status di chi è di ruolo”.
“Allo stesso modo, però, non si può negare per loro il diritto a fornirsi di un’abilitazione ulteriore o della specializzazione su sostegno, il cui conseguimento può diventare fondamentale per evitare anche spostamenti coatti, oltre che finire negli sconvenienti ambiti territoriali, dovuti alla soprannumerarietà per via del dimensionamento, del calo demografico e della formazione di quelle classi ‘pollaio’ che tutti i Governi stigmatizzano senza però muovere un dito per ridurre il numero di alunni per gruppo-classe”, conclude il sindacalista autonomo.
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