Secondo l’Aran, in cinque anni docenti e Ata della scuola perdono addirittura duemila euro per uno stipendio che è già la metà di quello dei colleghi tedeschi. In Italia, in pratica, con il CCNL prossimo alla scadenza non si è recuperata nemmeno l'inflazione cresciuta di venti punti nell'ultimo decennio. E ora nella nuova legge di stabilità si coprirebbe soltanto l'Indennità di vacanza contrattuale, peraltro non aggiornata dal 2008. Servono più soldi decisamente, ma il Governo deve trovarli ora, altrimenti avrà prodotto solo la solita propaganda. Anief ribadisce l’esigenza di ricorrere almeno per il conferimento dell’indennità di vacanza contrattuale per il periodo 2015-2018, in modo da recuperare perlomeno il 50% del tasso IPCA non aggiornato nell’ultimo triennio.
Per il personale della scuola gli ultimi dati forniti dall’Aran sugli stipendi dei dipendenti pubblici sono a dir poco sconfortanti: da un confronto tra i vari comparti della PA, infatti, agli insegnanti e al personale Ata vengono assegnati non solo i compensi più bassi del comparto statale, ma addirittura mediamente più piccoli rispetto a qualche anno prima.
Lo studio Aran è andato ad analizzare il quindicennio che va dal 2001 al 2016: nella scuola, si è partiti da 22.185 euro di media all’anno (stipendio, retribuzione di anzianità, 13esima, indennità integrativa speciale), più 2.123 di trattamenti accessori (indennità fisse, i compensi per lavoro straordinario, i premi di produttività, le indennità di turno, disagio ed altre competenze accessorie), per un totale di 24.308 euro lordi annui: tre lustri dopo si è arrivati ad appena 28.403 complessivi, dopo che nel triennio 2009-2011 si erano superati i 30 mila euro.
Ma solo la scuola ha ricevuto questo trattamento a perdere: tutti gli altri settori del pubblico impiego hanno fatto registrare compensi annuali in crescita. Gli stessi Ministeri sono passati dai 23.580 del 2001 ai 30.695 euro del 2016, frutto di un progressivo crescere. Per non parlare delle forze di polizia (da 27.400 a 40.058 euro) oppure delle forze armate (passate da 29.396 a 41.050 euro). Con la magistratura che ha fatto registrare impennate record, visto che gli stipendi dei giudici sono schizzati dai già considerevoli 91.630 euro medi l’anno ai 138.268 euro del 2016.
Questo significa che il contratto collettivo nazionale di docenti e Ata, peraltro già prossimo alla scadenza, durante il decennio di blocco contrattuale non ha garantito nemmeno la copertura dell'inflazione, cresciuta nell'ultimo decennio di quasi venti punti percentuali. E ora nella nuova legge di stabilità si coprirebbe soltanto l'Indennità di vacanza contrattuale, peraltro non aggiornata dal 2008: ai dipendenti pubblici con un reddito di 30 mila euro arriveranno 136,5 euro di aumenti annui, a seguito della media dell’incremento degli stipendi dello 0.6%.
In pratica, verranno corrisposti circa dieci euro al mese, ovvero il doppio dei livelli dell'Iva bloccata negli ultimi dieci anni. A queste risorse si aggiungono i 20 euro della perequazione, che se non stanziati avrebbero portato la riduzione degli stipendi. Il resto rientra nelle promesse, l’ultima della quali arriva dal vicepremier Luigi Di Maio che nei prossimi due mesi vorrebbe tagliare gli sgravi fiscali ai petrolieri per incentivare i fondi della scuola e gli stipendi degli insegnanti.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, “occorrono più soldi decisamente, ma il Governo deve trovarli ora, altrimenti avrà prodotto solo la solita propaganda. Quanto previsto dalla manovra, infatti, non include i fondi per gli aggiornamenti da settembre 2015, data dello sblocco del contratto: ragione per cui permane la nostra vertenza giudiziaria per il recupero dei crediti. Chi non ricorre al giudice, infatti, rischia di subire quello che ha appena registrato l’Aran per il periodo 2001-2016, con i compensi annui addirittura in discesa”.
Il giovane sindacato, pertanto, ribadisce la volontà di presentare ricorso per il conferimento dell’indennità di vacanza contrattuale nel periodo 2015-2018, in modo da far recuperare a docenti e Ata almeno il 50% del tasso IPCA non aggiornato dal settembre 2015. Oltre che rivendicare migliaia di euro per i mancati arretrati, vista l’irrisorietà di quelli corrisposti la scorsa primavera. Tutti i lavoratori della PA interessati al ricorso contro gli aumenti stipendiali miserevoli possono ancora chiedere il modello di diffida al seguente indirizzo di posta elettronica: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Per visualizzare le tabelle nazionali Aran sull’andamento degli stipendi dei dipendenti pubblici nel periodo 2001–2016, cliccare qui.
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