Si rivela davvero poco produttivo lo stanziamento dei fondi previsti dal DEF, ai fini dell’incremento stipendiale degli statali, tra cui 1,2 milioni di docenti e Ata: 1.1 miliardi di euro per il 2019, 1.425 per il 2020 e 1.775 a partire dal 2021, porteranno nelle loro buste paga appena 500 euro annui. I compensi, in realtà, non sono veri e propri aumenti, ma coprono solo l’indennità di vacanza contrattuale, meno della metà del rinnovo approvato nel 2019 dopo quasi dieci anni di blocco. La quota, peraltro, non è nemmeno aggiornata. Secondo Marcello Pacifico (Anief-Cisal) con un impegno annuo che si aggira sul miliardo e mezzo di euro, in pratica, si vuole far passare il concetto che ci stiamo avvicinando agli stipendi degli insegnanti europei. Mentre per colmare davvero questo divario servirebbe uno stanziamento finanziario dieci volte tanto. Per questo, Anief ribadisce l’esigenza di avviare la vertenza giudiziaria per il recupero dei crediti, ricorrendo per il conferimento dell’indennità di vacanza contrattuale per il periodo 2015-2018, in modo da recuperare almeno il 50% del tasso IPCA non aggiornato nell’ultimo triennio. Chi non ricorre al giudice rischia di subire quello che ha appena registrato l’Aran per il periodo 2001-2016, con i compensi annui addirittura in discesa.
Sarà di appena 40 euro al mese, 500 euro lordi annui, l’aumento stipendiale medio in arrivo per i dipendenti pubblici, quindi anche dei docenti e Ata della scuola. Il calcolo, realizzato dalla rivista Orizzonte Scuola, deriva dall’impegno previsto dal testo della legge di bilancio ora all’esame delle Camere: “in termini di fondi reperiti nel DEF, si tratta di 1.1 miliardi di euro per il 2019, 1.425 per il 2020 e 1.775 a partire dal 2021”. Per “un aumento medio mensile di 40 euro lordi, meno della metà dello scorso rinnovo contrattuale, che è stato, ricordiamo, di 85 euro medi e lordi”. E “le cifra lasciano molti scontenti sebbene ci siano promesse di trovarne di nuove”.
“Lo stanziamento – continua la rivista - servirà anche per coprire l’elemento perequativo che da gennaio 2019 rischiava di rimanere scoperto” (15 euro mese lordi a dipendente), “introdotto con il CCNL 2016-18, al fine di garantire a tutti i dipendenti della pubblica amministrazione un aumento stipendiale pari a 85 euro. Il Contratto, infatti, ha previsto un incremento del 3,48%, valore che di per sé non assicurava l’aumento di 85 euro alle retribuzioni più basse, come quelle del personale della scuola. Pertanto è stato introdotto il succitato elemento perequativo, finanziato soltanto sino al 31 dicembre 2018”. Con questa copertura, l’attuale stipendio non subirà decrementi. Ma nemmeno aumenti.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, “quanto previsto dal Governo, ora all’esame del Parlamento, costituisce solo la parziale copertura dell’indennità di vacanza contrattuale. Con un impegno annuo che si aggira sul miliardo e mezzo di euro, in pratica, si vuole far passare il concetto che ci stiamo avvicinando agli stipendi degli insegnanti europei. Ma per colmare davvero questo divario servirebbe uno stanziamento finanziario dieci volte tanto. E chi ci governa lo sa bene, visti i continui riferimenti, a partire dal Ministro dell’Istruzione, alla necessità di incrementare i compensi dei docenti per valorizzare al massimo il loro prezioso impegno quotidiano a vantaggio della formazione delle nuove generazioni”, conclude il sindacalista autonomo.
Lo stesso vicepremier Luigi Di Maio ha di recente spiegato che “nei prossimi due mesi dovremo dare più soldi a scuola, università e ricerca”, anche per gli stipendi degli insegnanti, andando a ridurre “le detrazioni e gli sgravi fiscali ai petrolieri”. Secondo Pacifico, quindi, è bene che lo spostamento delle risorse a favore della scuola e di chi vi opera si realizzi con questa manovra economica, quindi da subito. In questo modo, da gennaio, quando avremo il contratto scaduto, i sindacati, Anief compreso, potranno sedersi al tavolo delle trattative con l’Aran”.
Il giovane sindacato ribadisce quindi la volontà di presentare ricorso per il conferimento dell’indennità di vacanza contrattuale nel periodo 2015-2018, in modo da far recuperare a docenti e Ata almeno il 50% del tasso IPCA non aggiornato dal settembre 2015. Oltre che rivendicare migliaia di euro per i mancati arretrati, vista l’irrisorietà di quelli corrisposti la scorsa primavera. Tutti i lavoratori della PA interessati al ricorso contro gli aumenti stipendiali miserevoli possono ancora chiedere il modello di diffida al seguente indirizzo di posta elettronica: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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